Il nostro caro Alessandro Perini, astuto consigliere comunale di Fratelli d’Italia e implacabile critico della giunta Pd, ha ricevuto l’inattesa notizia proprio mentre era in viaggio di nozze nello scintillante Giappone. Un amico, evidentemente con un tempismo da urlo, gli ha lanciato un “Ti hanno messo in prima pagina”. La ragione? Un debito da ventimila euro con l’Agenzia delle Entrate. Una vera e propria tragedia greca, versione moderna.
Ovviamente, la notizia non è passata inosservata e Il Tirreno non si è fatto pregare: dopo una rapida verifica e qualche telefonata al protagonista, ha sparato a caratteri cubitali “Pignorati i gettoni al consigliere comunale” in prima pagina. Fantastico! Il pignoramento fa sempre un buon effetto e soprattutto crea quel pizzico di dramma che piace tanto al pubblico. Ma qui si apre il sipario sul vero capolavoro: la questione privacy, o se preferite, la totale assenza di rispetto per essa.
Perini stesso, con la sua proverbiale diplomazia, dice: “Non ho mai ricevuto alcuna cartella esattoriale dall’Agenzia delle Entrate, nemmeno una telefonata o una lettera dal Comune. È quasi comico che si aspettasse che volassi in Giappone per la luna di miele prima di sbattermi sui giornali.” Peccato per lui, perché così non ha avuto la possibilità di verificare o, chissà, pagare la fantomatica somma. I giornalisti, nel frattempo, erano già in possesso del documento firmato dal Comune di Livorno. Magnifico tempismo! E mentre il consigliere annuncia il suo ritorno con intenzione di presentare denuncia alla procura per quello che definisce “un evidente dossieraggio”, il mondo continua a girare impassibile.
Inutile dire che Perini si ritrova di nuovo al centro della scena, spesso finendo sulle cronache nazionali – questa volta però con un copione che sembra scritto da un autore di commedie surreali. Lo ricordiamo per le sue mozioni degne di nota, dalla proposta di intitolare una via a Oriana Fallaci alle puntigliose indagini su presunte distrazioni dell’amministrazione comunale. Ora, però, è convinto di essere vittima di una sceneggiata tutta politica.
Tra dichiarazioni cariche di sarcasmo, lui chiarisce: “Non ho nulla contro l’Agenzia delle Entrate. Il presunto debito riguarda un negozio che gestivo con altri due soci e che, sorpresa delle sorprese, abbiamo chiuso già nel 2020. Se ci fosse davvero qualche problema, sono prontissimo a saldare. Il vero dramma? Che il Comune ha deciso di avvisare i giornalisti anziché me. E temo, con un pizzico di giusta paranoia, che lo abbiano fatto apposta.”
Perché, ovviamente, sono un personaggio tremendamente scomodo. Ora, vista la situazione, spunta un quesito che farebbe impallidire qualsiasi thriller: i dati personali dei cittadini livornesi, che il Comune dovrebbe proteggere come oro colato, sono davvero al sicuro? O forse viaggiano liberamente nella rete, come souvenir di una gita scolastica dimenticata?
E come se non bastasse, nel grottesco teatro della politica locale, si palesa un nuovo attore: alcuni campioni della sinistra, fedeli ai cliché più classici, si lanciano nel melodramma social parlando di un sanguinoso “killeraggio” nei confronti del consigliere di destra. Una narrazione che farebbe invidia a qualsiasi serie tv, dove il sospetto e la vittima si mescolano in una danza tragicomica.


