Mentre il mondo corre ai ripari contro le minacce informatiche, l’Italia continua a prendere schiaffi digitali senza battere ciglio. Questa volta è il gruppo di hacker filorussi NoName057(16) a divertirsi con i nostri sistemi informatici, prendendo di mira trasporti e banche, giusto per ricordarci quanto siamo vulnerabili.
Attacchi? Sì, ma niente panico! (Per ora)
Gli aeroporti di Linate e Malpensa, l’Autorità trasporti, i porti di Taranto e Trieste, e perfino Intesa Sanpaolo sono stati colpiti da attacchi DDoS (Distributed Denial of Service). Tradotto: i loro siti sono stati bersagliati fino a bloccarsi, un po’ come quando si cerca di prenotare un biglietto su un portale pubblico e il sistema decide di morire sul più bello.
Però, tranquilli! Ci dicono che “non ci sono impatti effettivi sui servizi“. Quindi non si capisce: o questi attacchi erano uno scherzo o ci stiamo raccontando balle per non ammettere che la nostra cybersicurezza è un colabrodo.
L’agenzia di cybersicurezza: pronti a reagire (dopo il danno)
L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale si è subito messa in moto per “supporto e mitigazione“. In parole povere? Hanno iniziato a raccogliere i cocci e a tentare di tappare i buchi. La domanda è: non sarebbe il caso di prevenire invece di inseguire i problemi?
Intanto, gli hacker hanno già lasciato il loro biglietto da visita, citando le dichiarazioni del Presidente Sergio Mattarella, che secondo loro sarebbe “russofobo” per aver paragonato Russia e Terzo Reich. Insomma, oltre a colpirci, ci prendono pure in giro.
Siamo bersagli facili? Spoiler: sì
Questa non è la prima volta che subiamo attacchi del genere. Sistemi antiquati, investimenti minimi in sicurezza informatica e risposte lente ci rendono il bersaglio perfetto. Mentre altri Paesi si blindano, noi ci limitiamo a “gestire la situazione” sperando che il prossimo attacco non sia più grave.
Possibili soluzioni (per chi ci crede ancora)
- Investire realmente in cybersicurezza, invece di affidarsi a task force d’emergenza dopo che il danno è fatto.
- Potenziamento delle infrastrutture digitali, così che non crollino al primo attacco.
- Risposte rapide e coordinate, invece di “vediamo come va”.
- Meno parole e più azioni, perché siamo stanchi di leggere “tutto sotto controllo” mentre veniamo hackerati per l’ennesima volta.