Un monumento galleggiante allo spreco
Benvenuti nell’assurdo mondo della burocrazia inefficiente, dove sequestrare un bene non significa punire un oligarca, ma svuotare le casse pubbliche. Il protagonista di questa farsa? Il Sailing Yacht A, la gigantesca imbarcazione da 143 metri appartenente al miliardario russo Andrey Melnichenko, bloccata a Trieste dal 2022. L’Italia, invece di trarne profitto o darle una destinazione utile, ha speso la bellezza di 27 milioni di euro per tenerla ferma.
Mantenere un lusso da nababbi… a spese dei cittadini
Ecco la lista della vergogna: sorveglianza, manutenzione dello scafo, servizi portuali, stipendi per il personale. Ogni giorno che passa, l’Italia butta al vento centinaia di migliaia di euro per assicurarsi che lo yacht di un oligarca resti in perfette condizioni, come se da un momento all’altro Melnichenko potesse tornare a riprenderselo. E chi paga? Ovviamente il Fondo Unico di Giustizia, cioè i contribuenti italiani.
Nessuna strategia, solo soldi buttati
Mentre in altri paesi i beni sequestrati vengono messi all’asta o riconvertiti per usi sociali, qui regna il caos. Le autorità italiane non sanno cosa fare, e nel frattempo l’enorme imbarcazione rimane un buco nero finanziario. Intanto, Melnichenko ha impugnato il provvedimento, e chissà per quanto tempo ancora l’Italia dovrà sborsare milioni per il suo yacht di lusso.
Soluzioni? Ma figurati
Vendere? Troppo complicato. Affittarlo? Non se ne parla. Utilizzarlo per scopi sociali? Sarebbe un’eresia. L’unica certezza è che questo gioiello dei mari continuerà a galleggiare nel porto di Trieste, simbolo perfetto dell’inefficienza e dell’incapacità cronica di prendere decisioni sensate.