Lisa Brembati, l’italiana della Svp a Ortisei: casa dolce casa o prigione delle etichette?

Lisa Brembati, l’italiana della Svp a Ortisei: casa dolce casa o prigione delle etichette?

L’avvocata da Bergamo, sì, quella che ha avuto il coraggio di trasferirsi nella paradisiaca Val Gardena, adesso ci racconta le sue incredibili avventure politiche. Perché, si sa, non c’è niente di più divertente della politica locale tra minoranze linguistiche e aspirazioni di inclusione, giusto?

Nata a Pontirolo Nuovo, un paesino che sicuramente non avrete mai sentito nominare, la nostra eroina, Lisa Brembati, ha svolto gli studi di giurisprudenza nella super famosa Bergamo. Ed è così che decide di vivere in Val Gardena, dove ha messo radici con la sua famiglia, sperando che le sue origini culturali non le costino il posto in giunta comunale. Ma chi avrebbe mai pensato che il suo amore per la Val Gardena sarebbe stato messo alla prova dalla sua nazionalità?

La scelta di candidarsi con l’Svp? Sorprendentemente, ha fatto questa scelta piena di saggezza. «Vivo e lavoro in Val Gardena da una decina d’anni», spiega Brembati, con una visione quasi filosofica della sua esperienza. «In un contesto culturale e sociale privilegiato, grazie alla diversità linguistica» — una vera poesia, se solo ci pensate. Essendo di madrelingua italiana e avendo una famiglia ladina, il suo apporto potrebbe essere considerato… scontato? Non certo un ostacolo, no!

Ma attenzione, la storia si fa interessante! La sua appartenenza non è mai stata un problema all’interno dell’Svp. Anzi, Brembati è certa che la sua versatilità linguistica aggiunga un tocco di unicità. Perché, chi avrebbe mai pensato che un’italiana potesse portare benefiche influenze in un partito che rappresenta le minoranze tedesche e ladine? Nulla di più ovvio, naturalmente.

Ma purtroppo, la realtà dei fatti è ben diversa. L’innocente aspirazione di Brembati a unirsi alla giunta comunale si scontra brutalmente con la verità: il suo essere italiana, in una regione dove l’identità linguistica la fa da padrona, diventa il suo tallone d’Achille. La sua appartenenza linguistica, che pensava essere una risorsa, diventa il cartello “non entrare” al suo sogno politico. Quindi, per quanto i suoi toccanti discorsi sull’inclusività risuonino, l’ironia della vita è che l’italianità può sempre fungere da ostacolo.

Ma non finisce qui. La sua posizione all’interno del partito è stata e rimane accettata, ma quando si parla di giunta… beh, quello è un altro paio di maniche. Perché, diciamolo ad alta voce: le politiche locali non sono mai state tanto sane e lungimiranti. E così, mentre Brembati si sente “inclusa” nel suo partito, in fondo sa che la giunta è un club esclusivo, e non c’è modo di ottenere un invito — almeno non con un nome italiano.

Mi permetto di esprimere il mio sconforto di fronte a una normativa che sembra provenire dritta da un secolo fa. Una dei paragrafi più assurdi dello Statuto di autonomia stabilisce che il diritto a essere eletti assessori esista solo se un gruppo linguistico minoritario riesce a eleggere almeno due consiglieri. E indovinate un po’? In Ortisei, io sono l’unica consigliera di madrelingua italiana, il che vuol dire che ho una chance di rappresentanza simile a quella di un pesce in un deserto – completamente assente.

Questa regola antiquata è una chiara manifestazione di quanto fragili siano gli equilibri linguistici in un contesto che, a parole, si vanta di una convivenza armoniosa. Sorprendentemente, il consenso per il Svp tra gli elettori italiani sembra lievitare. Sarà che gli italiani in Alto Adige si sono finalmente risvegliati e hanno deciso che non sono cittadini di serie B? Adesso, pare che ci tengano al loro territorio e alla loro autonomia tanto quanto i ladini e i tedeschi. Affermazione che, lo ammetto, suona piuttosto comica.

Brembati, laureata in legge e avvocato che si occupa quotidianamente di diritti civili, esprime la sua aspirazione verso un mandato proattivo. Crede fermamente nell’importanza di promuovere e tutelare i diritti dei cittadini, perché, diciamocelo, chi non desidera trovare un pezzo di carta che garantisca la propria dignità? Insomma, tutti devono essere in grado di rivendicare i propri diritti. Certo, sarebbe auspicabile che la Pubblica amministrazione riuscisse a rispondere alle esigenze dei cittadini come se non fosse un labirinto da cui si esce raramente. Lei sostiene che sia fondamentale accorciare le distanze tra amministrazione e cittadini, ma forse non ha chiaro che certe distanze sembrano più ampie del ponte di Brooklyn.

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