L’ecotruffa di GLS: 8 milioni di multa per un greenwashing spudorato

L’ecotruffa di GLS: 8 milioni di multa per un greenwashing spudorato

Quando pensi di averle viste tutte, arriva l’ennesima presa in giro travestita da iniziativa ecologica. GLS, colosso delle spedizioni, ha costruito la sua immagine green con il programma “Climate Protect”, peccato che secondo l’Antitrust fosse una gigantesca operazione di facciata, un caso da manuale di greenwashing. Il conto? 8 milioni di euro di multa per pratiche commerciali scorrette. Ma chi paga davvero?

L’ennesima fregatura travestita da sostenibilità

Sappiamo che il settore delle spedizioni è tra i più inquinanti, e chi opera in questo campo dovrebbe adottare misure di sostenibilità con trasparenza e rigore. Ma GLS ha fatto esattamente l’opposto: ha pompato dichiarazioni vaghe e ambigue, senza fornire dati chiari e verificabili, e ha venduto un’immagine di azienda attenta all’ambiente che, alla prova dei fatti, era solo una illusione ben confezionata.

Il trucco del contributo obbligatorio

Non solo GLS si è costruita un profilo ecologista di cartapesta, ma ha avuto anche il coraggio di far pagare il conto ai suoi clienti. Le aziende abbonate ai suoi servizi si sono viste imporre un contributo economico obbligatorio per finanziare il programma “Climate Protect”, ricevendo in cambio un certificato inutile sulla compensazione delle emissioni di CO2. Peccato che il costo di questo programma fosse tutto scaricato sui clienti, mentre le grandi aziendevenivano esentate e GLS incassava più soldi di quanti ne spendesse realmente per la presunta compensazione. Un capolavoro di ipocrisia.

Certificazioni false e promesse da circo

Le comunicazioni inviate ai clienti parlavano di un impegno serio per l’ambiente. Peccato che fossero ingannevoli, ambigue e in alcuni casi semplicemente false. Le certificazioni di compensazione delle emissioni? Una barzelletta. Il programma “Climate Protect” si è rivelato una trovata per raccogliere soldi senza reale beneficio ambientale, mentre GLS faceva la morale ai suoi competitor.

Greenwashing e presa per i fondelli: chi paga davvero?

Ora l’Antitrust ha messo le cose in chiaro: questa è una pratica commerciale scorretta che viola il Codice del Consumo. Ma la multa di 8 milioni è solo una goccia nel mare, un colpo leggero a un colosso che ha lucrato sulla finta sostenibilità. E chi rimane fregato? I clienti, che hanno pagato per un progetto fantasma, e l’ambiente, che continua a subire l’inquinamento senza nemmeno il contentino di una vera compensazione.

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