Le parole di un uomo che, purtroppo, conosciamo bene grazie a un testamento che riecheggia in modo quasi inquietante. Sì, proprio quelle pronunciate il giorno di Pasqua. Quel “nessuna pace è possibile senza un vero disarmo… Sono queste le “armi” della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte”. E quel famoso “quadrilatero” delle sue città che, con un certo entusiasmo, ha deciso di raccogliere il messaggio del papa Francesco, sul tema “per la pace pregate e lavorate”.
Sì, perché chi meglio dei sindaci e dei presuli può farsi portavoce di un appello “tangibile” (quante volte abbiamo sentito questa parola?!), giusto? Immaginate: Damiano Tommasi per Verona, Sara Funaro per Firenze, Valter Stoppini in funzione di facente funzione per Assisi e Filippo Mannino per Lampedusa, assieme ai vescovi come Domenico Pompili di Verona e Gherardo Gambelli di Firenze. Sì, perché non c’è nulla di più “concreto” di un appello di questo tipo, vero?
Verona, con la sua Arena di Pace, teatro di un incontro che ha visto spiccare l’abbraccio emblematico di un israeliano e un palestinese, Firenze, culla di visionari come Giorgio La Pira e il compianto don Milani, Assisi, il simbolo della pace, nonché meta di chiaro interesse “spirituale”, e infine Lampedusa, dove è iniziata la grande “missione” di Francesco, con la ciliegina sulla torta di quell’immagine straziante della corona di fiori gettata nel Mediterraneo, “il più grande cimitero del mondo”. Già, perché tutto questo ha un senso profondo, non è vero?
Eh sì, perché ora questo appello lo si fa a chi? A “capo di Stato e di governo e alle delegazioni diplomatiche”, ma vi lascio immaginare quale sia la reazione di loro di fronte a un giorno di “silenzio e pace”. L’idea che il giorno delle esequie del vescovo di Roma possa diventare “un giorno di silenzio e pace” è quasi esilarante. Ma andiamo avanti: “tacciano le armi, cessi il fuoco, si fermi l’industria della guerra”.
Sì, bene! Perché per una volta che qualcuno chiede il silenzio delle armi e il riposo dell’industria che genera conflitto, ci aspettiamo che davvero qualcuno ascolti, giusto? Ma chi lo sa? Magari in un mondo ideale le cose funzionerebbero anche in questo modo. Resta il fatto che un giorno di silenzio, dal vivo, davanti all’horror vacui che circonda le azioni di governo, è solo un altro sogno nell’oceano di contraddizioni in cui ci troviamo a galleggiare.
Che meraviglia vedere come le parole siano più forti dei fatti, vero? Allora, appelli al “non odio” e alla pace da parte del vescovo Pompili da un bel video in pellegrinaggio a Lourdes. Ma dai, chi non ama un bel “facciamo memoria” mentre si continua a ignorare, con una distrazione non troppo velata, tutto ciò che non funziona nel mondo? A chi importa, se non a qualche associazione che, per partecipare, deve scrivere a un bel gmail.com? Sì, perché la vera pacificazione si fa con una mail.
Il presidente della Fondazione Toniolo, Renzo Beghini, ha definito il cordoglio per Francesco come “il più illuminato”. Come se potessimo misurare la luce del cordoglio. Sì, certo, tutto molto serio e addirittura “corretto”. Ma tra questo “cordoglio” e l’impegno reale per la pace sembra correre un abisso. Ricordiamo il parere di fratel Antonio Soffientini, che ha tirato in ballo la “convivialità delle differenze”. Essa non è mai stata nel menù, ma proclamarla su un palcoscenico è l’ultimo grido del trendy.
Ecco l’appello: un giorno di tregua per i funerali di Francesco. Un “atto dovuto”, un’idea che involontariamente fa sorridere, proprio come l’ipocrisia insita in ogni annuncio. Ma aspettate, perché c’è di più: Soffientini si chiede come possano i governanti “stare a fianco di quella bara”. E chi lo sa? Magari fanno una selfie per il loro profilo Twitter. Francesco, quel Papa che ha sempre messo in discussione l’ipocrisia, ora è un’immagine di raccoglimento. Sì, perché tutte queste belle parole servono per occultare le azioni che mancano.
Il sindaco di Verona, Damiano Tommasi, ha rimarcato che “dimenticare significa distaccarsi dalla realtà e dall’umanità”. Mamma mia, chi l’avrebbe mai detto? Ma non ci allontaniamo, per favore; ricordiamo per amore della pace! Ma, attenzione, ricordare non deve mai significare fare seriamente i conti con la nostra realtà. La responsabilità è sempre tua, ma la pace, ah, quella è solo un bel concetto da tirare fuori nei momenti di crisi. Come se le parole potessero davvero sostituire i fatti.