Sulla solita barca disperata arrivata a Lampedusa, stavolta con ben 44 passeggeri, c’erano anche due cadaveri. Che sorpresa, vero? Persone provenienti da Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia e Algeria hanno tentato il solito viaggio verso l’ignoto, tragitto in cui purtroppo qualcuno ha perso la vita.
La motovedetta V1302 della Guardia di finanza è intervenuta in soccorso e ha portato la barca al molo durante la notte. Non è tutto: tra quei 44 c’erano anche tre persone intossicate da idrocarburi, la cui presenza arriva quasi a confermare il déjà vu del drammatico trattamento riservato a chi tenta queste traversate improvvisate.
Subito trasferiti al poliambulatorio dell’isola, questi intossicati non sembrano destinatari di alcuna attenzione speciale, se non quella necessaria a tamponare l’emergenza. Quanto ai due giovani trovati senza vita, sono stati portati alla camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana per l’ispezione cadaverica, con le prime indicazioni che parlano di intossicazione da idrocarburi come causa della tragedia.
Un copione ormai scontato: i migranti caricano le valigie, le speranze e le paure su imbarcazioni spesso fatiscenti, solo per trovarsi a dover fronteggiare avventure da film horror sul Mediterraneo.
Un bilancio apparentemente senza fine, in cui le tragedie umane si avvicendano a intervalli regolari, e il ciclo delle emergenze si rinnova con sconcertante prevedibilità. Il quadro, purtroppo, è meno sorprendente di quanto la cronaca vorrebbe farci credere.