Che fortuna per London! Un’altra brillante startup americana, quella sostenuta da Nvidia, ha appena deciso di stabilire il suo quartier generale europeo proprio lì, nella capitale più glamour d’Europa. Perché accontentarsi di meno, no? La promettente Luma AI, specializzata in generazione video tramite intelligenza artificiale, ha annunciato con orgoglio i suoi piani per aprire porte e cuori a circa 200 nuovi impiegati entro il 2027, giusto in tempo per partecipare al favoloso mercato europeo. Il 40% della sua forza lavoro globale sarà insomma incastrato tra le nebbie londinesi, mentre trama strategie di ricerca, ingegneria, partnership e sviluppo. Davvero un regalo per il mercato del lavoro britannico, soprattutto dopo un finanziamento da ben 900 milioni di dollari che ha fatto lievitare la sua valutazione oltre i quattro miliardi.
Non si parla di un piccolo hobby da garage, sia chiaro. Luma AI ha avuto il sollievo e la benedizione di Nvidia, che non si limita certo a giocare con le schede grafiche. Il loro fiore all’occhiello? Costruire i cosiddetti “world models”, modelli di intelligenza artificiale che accumulano conoscenze da video, audio, immagini e – sorpresa – anche dal testo. Sarebbero la base degli LLM – quei giganteschi mostri di calcolo linguistico come i modelli che muovono ChatGPT di OpenAI o il futuristico Gemini di Google. Per ora si limitano a sedurci con app per il marketing, la pubblicità e l’intrattenimento, vendendo i loro gioielli digitali via API e suites per la creazione di contenuti. Insomma: più business che arte.
Amit Jain, il fondatore e CEO che evidentemente non si è accontentato dell’ambiente californiano, ha dichiarato:
“Con questo round di Serie C e la costruzione imminente di infrastrutture globali di calcolo, abbiamo finalmente il capitale e le capacità per portare l’IA su scala mondiale a creativi ovunque.”
Ah, la solita logica argomentazione: perché l’Europa e il Medio Oriente? «È il passo naturale», dice l’illustre Jain. Certo, perché mica si sceglie un posto a caso: il Regno Unito è tanto carino quanto strategico, pieno di cervelli freschi usciti dalle università e, ciliegina sulla torta, ci si può sempre avvalere della prestigiosa istituzione che risponde al nome di DeepMind. Insomma, cosa si potrebbe desiderare di più per un approdo vincente?
La scelta di Londra come porta d’ingresso al mercato europeo è più che ovvia, figuriamoci. Non a caso la startup si piazza in fila con un nugolo nutritissimo di società tecnologiche d’oltreoceano che sembrano aver finalmente realizzato che, per fare affari a cinque stelle, conviene mettere almeno un piede sul vecchio continente. Un’irresistibile ondata di investimenti e sedi si sta infatti riversando tra Parigi, Monaco, Dublino e Londra. Che sia la nuova Silicon Valley europea? Chissà.
Nel novembre scorso, per esempio, gli americani di Anthropic hanno fatto il loro ingresso trionfale a Parigi e Monaco, subito dopo aver lanciato una massiccia campagna di assunzioni nella capitale inglese e a Dublino. Anche i canadesi di Cohere hanno scelto Parigi per stabilire la loro base europea, mentre nel febbraio scorso OpenAI ha inaugurato un ufficio a Monaco. Insomma, sembra proprio che la vecchia Europa dal sapore antico abbia improvvisamente risvegliato l’interesse delle big tech nordamericane.
I “World Models”: l’interfaccia del futuro … forse
Ora, potremmo pensare che questi “world models” non siano ancora quel che si dice la crème de la crème nell’universo dell’IA, soprattutto se confrontati con gli LLM che sono i veri re incontrastati della scena. Ma a quanto pare alcuni ricercatori – sempre pronti a mettere il carro davanti ai buoi – li ritengono più importanti, anzi imprescindibili sulla via dell’intelligenza artificiale generale (AGI), quel santo Graal che promette di rivoluzionare (o spaventarci) tutti prima o poi.
Amit Jain è altrettanto convinto, anche se ammette con candore che questi modelli sono «più o meno un anno, un anno e mezzo» indietro rispetto ai modelli linguistici nel loro sviluppo. Curioso però che sia lui stesso a prevedere che, col tempo, saranno loro a diventare l’“interfaccia naturale” per l’IA nelle nostre giornate. La sua argomentazione? La quantità mostruosa di tempo che le persone passano a divorare video ogni santissimo giorno. Un bel modo di spiegarci che alla fine la TV di sempre tornerà a comandare al centro del nostro immaginario digitale.
Non è un caso quindi che i giganti della tecnologia come Google, Meta e, tanto per non fare torto a nessuno, proprio Nvidia, si stiano cimentando a loro volta nello sviluppo dei world models per una molteplicità di usi. Nel settembre scorso è arrivato il modello più recente di Luma, chiamato Ray3, che si dice superi addirittura il benchmark del Sora di OpenAI e si piazzi appena sotto il Veo 3 di Google. Che trionfo. Ovviamente nessuno osa ancora parlare di monopolio, meglio tenere i piedi per terra e gli occhi puntati allo schermo, sperando che questa nuova ondata digitale non ci travolga come un torrente impetuoso.

