La Russa partecipa alla commemorazione del Rogo di Primavalle: il valore della memoria per la riconciliazione

La Russa partecipa alla commemorazione del Rogo di Primavalle: il valore della memoria per la riconciliazione

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, durante una commemorazione per i fratelli Stefano e Virgilio Mattei, tragicamente scomparsi il 16 aprile 1973 in un incendio doloso a Primavalle, innescato da alcuni estremisti di Potere Operaio, ha rilasciato dichiarazioni che meritano una riflessione approfondita. Si è infatti soffermato su una memoria condivisa, che sembra destinata a sfuggire dalle mani della società in questo frangente, affermando: «Quel giorno c’ero e so come l’abbiamo vissuta. Questa in qualche modo è la testimonianza che non solo noi, adesso, ma tutti possono avere questa memoria.»

Memoria selettiva e pacificazione apparente

Ma che cosa significa realmente «pacificazione» in un contesto in cui il ricordo è fortemente influenzato da un’interpretazione di parte? La memoria storica si propone come un elemento unificante, ma la realtà è ben più complessa. Qual è il prezzo di questa pacificazione? Si tratta di un riconoscimento autentico delle vittime o solo di un’opportunità per deviare la discussione da eventi meno celebrati ma potenzialmente più scomodi?

Le vite spezzate di molti

Si parla di «ragazzi» che hanno perso la vita, definendoli quasi come se fossero pedine di un grandissimo gioco di scacchi ideologico. Ma basta l’accenno a una tragedia passata per assolverci dalle responsabilità del presente? Ricordare è fondamentale, ma è altrettanto cruciale che questo ricordo non si limiti a una serie di frasi retoriche, prive di reale significato.

Contraddizioni in chiave politica

La frase di La Russa suggerisce una sorta di oblio per la verità, che anziché unire, sembra distorcere la storia a vantaggio di una narrazione più favorevole. Certo, riconoscere il dolore di ogni famiglia è necessario, ma non riduciamo il tutto a un «sentimento comune» che ignora le variegate sfumature del contesto. Esistono contraddizioni tra le parole e le azioni: in che modo si possono onorare le vittime se le stesse dinamiche di violenza continuano a ripetersi?

Possibili soluzioni, ma quali davvero?

Nell’arduo tentativo di giungere a una verità, ci si potrebbe chiedere: quali politiche concrete potrebbero fomentare una vera pace? Potremmo avviare una serie di iniziative educative che non solo raccontino la storia, ma analizzino criticamente le sue sfaccettature, promuovendo un’inclusione autentica. Ma chi ha il coraggio di affrontare l’impatto reale che le ideologie polarizzate hanno sulle nuove generazioni? È più semplice commemorare che risolvere, eppure la sola commemorazione, senza azioni concrete, potrebbe rivelarsi vanitosa e priva di sostanza.

In conclusione, il richiamo alla memoria deve passare dall’invocazione retorica alla responsabilità umana. Solo così potremmo realmente onorare le vite spezzate, evitando la scomoda verità: nel nostro perpetuo tentativo di pacificazione, c’è il rischio di ripetere la storia.

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