La rivelazione di Rocco Casalino: mio padre maltrattava e io non ero in grado di proteggere mia madre

La rivelazione di Rocco Casalino: mio padre maltrattava e io non ero in grado di proteggere mia madre

Ospite della trasmissione ‘A Casa di Maria Latella’, Rocco Casalino ha offerto uno spaccato della sua vita, spaziando tra esperienze personali e aneddoti politici. Il suo racconto di un difficile rapporto con il padre violento porta con sé un’eco di vulnerabilità e paura. Casalino ha confessato: «Ho timore di non essere in grado di essere un buon padre, perché il fatto di aver avuto un padre così pesa tantissimo». È curioso come si parli molto di violenza di genere, senza però affrontare con la stessa determinazione la violenza che subiscono i figli in contesti simili.

L’eredità della violenza

Tra i ricordi più inquietanti, Latella riporta una confessione da Casalino: «Al capezzale di tuo padre, che sei andato a trovare quando stava morendo, hai pensato: ‘muori’». Un pensiero che mette in luce non solo la sofferenza, ma anche una sorta di rabbia inespresso da parte di chi ha vissuto l’ombra della violenza. L’ex portavoce del premier Giuseppe Conte lascia intendere che il ciclo di violenza sia a suo modo “educativo” per gli uomini, avvertendoli: «un giorno pagherete un prezzo». Ma quanto è concreta questa responsabilizzazione per chi, come lui, ha dovuto affrontare le conseguenze di tali esperienze fin dalla giovane età?

Le reazioni della società

L’analisi di Casalino invita a riflettere su come la società spesso assegni ruoli incongrui e superficiali, dimenticando l’impatto della violenza domestica sui giovani. «Sicuramente avevo la frustrazione di non riuscire a difendere mia madre, però se quella violenza io l’avessi vissuta a vent’anni, sicuramente una reazione l’avrei avuta». Ma il cambiamento non può scaturire solo da una presa di coscienza individuale; serve un impegno reale da parte delle istituzioni per affrontare le problematiche legate alla violenza domestica in modo completo e integrato.

Promesse disattese?

È interessante notare come il dibattito pubblico si concentri sui grandi eventi e sulle retoriche che promettono una riforma, mentre i **fatti** spesso rimangono in secondo piano. Ciò che si presenta come una priorità può rapidamente trasformarsi in retorica vuota. Quanto tempo passerà ancora prima che >la società inizi a costruire vere reti di supporto per le vittime, invece di limitarsi a parole di circostanza?

Possibili soluzioni con un pizzico di ironia

Quindi, cosa possiamo fare? Forse passare da parole a fatti per fronteggiare questo dramma sociale, magari con programmi di sostegno che non si fermino alla superficie. Oggi, più che mai, risulta essenziale ascoltare e dare voce anche a chi è invisibile. Un’idea provocatoria? Potremmo iniziare a trattare la violenza domestica come un caso di emergenza pubblica, non come un dramma privato da risolvere tra le mura di casa. D’altronde, la società ci insegna che le vere trasformazioni partono da un cambio di mentalità… e da un po’ meno di retorica.

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