Nel 2018, Papa Francesco pensò bene di scrivere una lettera a Giancarlo Mazzuca e a Stefano Girotti Zirotti, autori di quel capolavoro di provocazione chiamato «Noi fratelli». Nella missiva, li ringraziava per il loro coraggio: “Siete stati audaci e realisti” — perché chi non lo è al giorno d’oggi, tra una guerra e l’altra?
Si lasciava andare a sentimenti di gratitudine per aver toccato l’argomento della fratellanza tra cristiani e musulmani, un tema che — come ci ricorda — gli sta “molto a cuore”. Quale sorpresa! Un Papa così interessato alla fratellanza in un mondo dove regnano l’intolleranza e il sospetto sembra proprio un bel paradosso.
Il 2 febbraio 2018, Francesco si rivolgeva agli autori con una lettera, elogiando il loro libro «Noi Fratelli», edito da Mondadori. Questo libro è stato pensato mesi prima dell’epocale evento ad Abu Dhabi, dove tra un selfie e l’altro è stato firmato il famoso Documento sulla Fratellanza Universale. Iniziamo a chiederci: è più un tentativo sincero di dialogo o un’operazione di marketing da grande distribuzione?
Nel libro, i due autori si avventurano attraverso la storia dell’Islam e dei suoi affascinanti tentativi di dialogo con il cristianesimo. Dall’epoca dei primi califfi, passando per guerre e rivoluzioni — quelli che hanno contribuito a scolpire la nostra storia – si giunge al “ponte ideale” che il Papa ha costruito con il Grande Imam Almhad Al Tajeb. Un ponte, è vero, ma chi è mai riuscito a passare sopra un ponte di questo tipo senza imbattersi in qualche vista mozzafiato… di conflitti?
Francesco ha avuto parole di elogio per il contenuto del libro, affermando che gli autori sono “audaci e al tempo stesso realisti”. In effetti, chi non si rimbocca le maniche facendo luce e ombre del passato? Un lavoro di quelli che richiedono uno spirito avventuriero, anche se l’unico viaggio possibile è spesso verso il circolo delle chiacchiere. Francesco continuava affermando che nessuno di noi ha “la sfera di cristallo” per prevedere come andranno le cose. Per fortuna, ci sono sempre i politici pronti a garantire… beh, il contrario.
Completava la sua lettera con un augurio affettuoso: “Benedico il vostro lavoro”, ringraziando infine sperando che riuscisse a “portare frutto per una migliore comprensione”. E nel tentativo di rendere tutto ciò appetibile, auspicava che il dialogo non coinvolgesse solo le élites, ma tutti, persino quelli che escono ogni giorno per il proprio caffè senza nemmeno sapere cosa stia accadendo nel mondo. Che bello! Grazie per ogni regalo di serietà che ci fate vivere quotidianamente.
Infine, ci viene proposta la letale combo della nostra epoca: frustrazione e desiderio di comprensione. Perfetta come un menu per i peggiori ristoranti delle crisi politiche.