Il segretario cittadino della Lega a Brescia, Michele Maggi, ha scoperto il progetto più inutile e farsesco dell’anno: spendere quasi 93.000 euro per convincere i dipendenti comunali a pedalare. Eh sì, perché, a quanto pare, l’amministrazione comunale ha deciso che il modo migliore per “salvare il pianeta” sia mettere in piedi un sistema di fatto degno di uno stato di sorveglianza, tracciando sistematicamente ogni spostamento dei poveri impiegati.
Una mossa che Maggi definisce con il giusto zelo come una «scelta ideologica inaccettabile» e soprattutto un magnifico spreco di denaro pubblico, tutto in nome di una cosiddetta transizione ecologica che, secondo lui, è più una bugia che realtà.
La straordinaria ironia sta nel fatto che mentre la Lega urla da anni contro la spesa pubblica inutile e chiede di mettere quei fondi direttamente nelle tasche delle famiglie — con abbonamenti gratis o super scontati per gli studenti sui mezzi pubblici — la giunta PD si crogiola nel regalare milioni in incentivi “eco-friendly” per far sì che i dipendenti comunali si spostino in bicicletta. E con uno sguardo da falco, Maggi commenta la cosa così: «È tutta una questione di priorità sbagliate e di farsesca distanza dai bisogni veri dei cittadini».
Ora, per metterci un po’ di chiarezza per chi si fa abbindolare dalla narrativa del controllo sistematico, non si tratta proprio di “spiari” i poveri dipendenti, ma si parla di incentivi distribuiti con la speranza che qualcuno, da qualche parte, decida di salire in sella anziché in macchina. I numeri — che non lasciano spazio a discussioni — danno il polso della situazione: 45.000 euro sono destinati ai cosiddetti incentivi chilometrici. Tanta roba, certo.
Ma aspettate, c’è di più. Altri 27.816 euro finiscono nelle tasche di una società di Corato, in Puglia, per gestire questa “magnifica” rete di tracciamento. E non è tutto: ben 20.000 euro se ne vanno per far sapere ai dipendenti comunali che il progetto esiste. Sì, avete capito bene, ventimila euro solo per pubblicizzare una cosa che poi si traduce nel famigerato monitoraggio. Nel totale, si arriva a 92.816 euro spesi per inseguire un’illusione verde a spese dei contribuenti bresciani.
Michele Maggi si dimostra implacabile, definendo quella somma non solo un’occasione mancata ma «uno schiaffo in faccia a famiglie e giovani». Dice che con quei soldi si sarebbe potuto finalmente realizzare un fondo per abbattere i costi degli abbonamenti al trasporto pubblico per centinaia di studenti bresciani. Una proposta che, da sempre, il suo partito porta in Consiglio Comunale, ma che, ahimè, è stata ignorata con superbia. Secondo Maggi, quello sì sarebbe stato davvero un incentivo alla mobilità sostenibile: aiutare le famiglie, ridurre il traffico e insegnare qualcosa di utile alle nuove generazioni.
Invece no, meglio un progetto elitario, caro, invadente e — ovviamente — con quel tocco di finto ambientalismo che piace tanto a chi preferisce l’apparenza alla sostanza. Che dire? Complimenti vivissimi a chi pensa che controllare dove vanno i dipendenti in bicicletta sia la priorità della città, mentre a decine di migliaia di famiglie serve ben altro.
Ah, la politica locale: uno spettacolo sempre più tragicomico. La Lega, impegnata a infilarsi come una spina nel fianco persino nelle diatribe interne alla maggioranza, ci regala l’ennesima perla di incoerenza amministrativa.
La sindaca, con tutto l’entusiasmo di chi prova a fare qualcosa, ha chiesto al suo fidato vice e assessore alla Mobilità, Federico Manzoni, di valutare l’idea rivoluzionaria di rendere gratuiti o almeno fortemente scontati i biglietti del trasporto pubblico per gli studenti. Ma attenzione, non si tratta di una prodezza innovativa: attualmente gli universitari già godono di uno sconto del 50%. Però, vuoi mettere, un po’ di “gratuità” per tutti gli studenti sarebbe un gesto di rara generosità politica.
Peccato che, dopo due anni di amministrazione, nessun provvedimento sia mai stato adottato. Niente di niente. Il caro assessore Manzoni, forse troppo impegnato a difendere lo status quo o semplicemente convinto che la gratuità sia una follia finanziaria, sembra non avere alcuna intenzione di cambiare rotta. Un vero esempio di coerenza amministrativa, che si traduce in un nulla di fatto mascherato da promesse più vuote di un autobus che passa ogni ora.
Quindi, cari studenti, tenetevi lo sconto cinico del 50% finché dura, perché l’idea di una vera agevolazione è rimasta intrappolata nel vademecum dei desideri da campagna elettorale. E meno male che c’è la maggioranza a far da contraltare, così almeno ci si può perdere nello spettacolo delle schermaglie interne, mentre i problemi veri restano intonsi.