La farsa delle 10mila firme: quando la propaganda russa si firma “Vagina Quasinova”

La farsa delle 10mila firme: quando la propaganda russa si firma “Vagina Quasinova”

Ci risiamo: un’altra petizione online che doveva essere la “voce del popolo” si trasforma nell’ennesima farsa. Questa volta il protagonista dello spettacolo dell’assurdità digitale è la Russia, che con una raccolta firme apparentemente imponente ha tentato di dimostrare il dissenso degli italiani contro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Peccato che tra i nomi dei firmatari spuntino perle come Ciolanka Sbilenka, Vagina Quasinova e Galina Kocilova. Serve aggiungere altro?

La truffa delle firme: ecco come ci hanno provato

L’operazione parte dalla portavoce del Ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, che annuncia con orgoglio il raggiungimento di 10mila firme. Il messaggio è chiaro: il popolo italiano è stanco, si ribella, vuole che Mattarella vada via. Ma come spesso accade quando la propaganda cerca di manipolare la realtà, i dettagli sfuggono di mano. E questa volta, il colpo di scena è servito su un piatto d’argento.

L’involontario smascheramento arriva da Vincenzo Lorusso, giornalista dell’agenzia International Reporters, che pubblica l’elenco dei firmatari. È bastato un rapido sguardo per trasformare il trionfo della disinformazione in una barzelletta globale: una lista farcita di nomi inventati, generati da qualche bot o, peggio, da qualcuno con un senso dell’umorismo degno di un cinepanettone.

Quando i bot decidono il consenso popolare

Il problema non è solo il ridicolo della situazione, ma l’inganno sistematico che si nasconde dietro queste petizioni. Ormai è chiaro: basta un software e in pochi minuti si può creare un esercito di firmatari pronti a dare supporto a qualsiasi causa, persino alla più surreale. L’obiettivo? Influenzare l’opinione pubblica, gettare benzina sul fuoco della disinformazione e alimentare un clima di sfiducia verso le istituzioni.

Eppure, nonostante l’evidenza della truffa, la petizione ha continuato a circolare sui social, diventando un’arma perfetta per chi voleva dipingere un’Italia sull’orlo della rivolta. La realtà, invece, è che gli italiani erano troppo impegnati a ridere dei nomi assurdi per indignarsi davvero.

Petizioni online: strumenti di democrazia o barzellette digitali?

Questo episodio mette in luce per l’ennesima volta la totale inaffidabilità delle raccolte firme digitali. Con pochi clic, chiunque può creare una petizione e gonfiarne i numeri con profili fasulli, nomi di fantasia e persino account generati automaticamente. Il risultato? Iniziative che sembrano rappresentare la volontà popolare, ma che in realtà sono solo specchi per le allodole.

Il caso della finta protesta contro Mattarella è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi in cui la realtà viene distorta per fini propagandistici. E mentre la Russia si affanna a dimostrare che gli italiani non sopportano il loro Presidente, l’unico risultato ottenuto è stato trasformare la petizione in una barzelletta mondiale.

Possibili soluzioni? Solo se qualcuno si degnasse di pensarci

Se davvero si volesse dare un minimo di credibilità alle petizioni online, sarebbe necessario imporre verifiche rigorosesui firmatari, come l’obbligo di autenticazione con documenti validi. Ma chi avrebbe interesse a mettere fine a questo circo digitale? Certamente non chi usa questi strumenti per fabbricare consenso fasullo.

Nel frattempo, possiamo solo goderci lo spettacolo e prepararci al prossimo capolavoro della disinformazione, magari firmato da un certo Ivan Truffaldinov.

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