La Cassazione: sì a genitori, niente più padre e madre sulla carta d’identità

La Cassazione: sì a genitori, niente più padre e madre sulla carta d’identità

La Cassazione ha deciso di mantenere la dicitura “padre” e “madre” sui documenti dei minori, respingendo il ricorso del ministero dell’Interno che chiedeva di tornare all’omonimo termine “genitori”. Questa decisione, frutto della sentenza delle sezioni unite civili, è stata motivata dalla consapevolezza che il linguaggio discriminatorio non riflette le moderne strutture familiari. Infatti, come riportato dal Sole 24 Ore, l’indicazione di “padre” e “madre” non tiene conto delle coppie dello stesso sesso che adottano bambini, mostrando una evidente incongruenza tra desideri politici e realtà sociale.

Una retorica da comizio

La proposta iniziale venne dal governo gialloverde di Conte I, durante il periodo in cui il ministro Matteo Salvini sosteneva che ogni bambino dovesse avere un papà e una mamma. Una visione forse rassicurante per alcuni, ma che ignora il fatto che oggi le famiglie sono diverse e possono essere formate anche da coppie omosessuali o da singoli. Il tribunale di Roma aveva già riconosciuto la norma come inadeguata e discriminatoria, il che porta a riflettere: quanto ancora durerà questa retorica antiquata?

Il peso delle parole

L’idea che esista un modello unico di famiglia è non solo superata, ma anche tossica per il benessere dei bambini. Le parole hanno un peso, e quando i documenti ufficiali non rispecchiano la realtà, si perpetua una discriminazione di fatto. Non possiamo ignorare il messaggio che si invia a questi piccoli: la loro storia e il loro contesto non sono validi. Come mai si continua a insistere su un linguaggio che esclude anziché includere?

Possibili soluzioni (con un pizzico di scetticismo)

Cosa si potrebbe fare per porre rimedio a questa situazione? Potremmo immaginare una nuova formulazione della dicitura che abbracci tutte le forme di famiglia. Potremmo persino discutere l’opportunità di una più ampia educazione inclusiva per tutti i funzionari pubblici. Ma, come noto, le buone intenzioni spesso rimangono arroccate nella sfera del “si farà”, mentre nella pratica si continua a mantenere lo status quo. Chissà se il coraggio di affrontare queste problematiche si manifesterà mai realmente?

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