La Camera americana dà il via libera alle stablecoin di Trump: finalmente la “legge dell’era spaziale” che aspettavamo tutti

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Milano, 18 luglio – Dimenticate la pausa mentale estiva: il cervello, quel piccolo tiranno silenzioso, non conosce ferie. E se pensate che rilassarsi basti a mantenerlo in forma, preparatevi a cambiare idea. La Società Italiana di Neurologia ricorda che anche sotto l’ombrellone il nostro cervello deve essere coccolato con un rigore che rasenta la paranoia. Del resto, non è mica solo un organo qualsiasi: proteggerlo tutto l’anno, vacanze comprese, fa parte del grande diktat neuro-salutista che va sotto il nome altisonante di “Strategia italiana per la salute del cervello 2024-2031”.

Secondo il presidente della Sin, Alessandro Padovani, non c’è distinzione tra malattie neurologiche e psichiatriche, acute o croniche, bambini o anziani. Insomma, cervello=salute universale, che include anche persone, animali, ambiente e chi più ne ha più ne metta. Il risultato? Anche in ferie dovremmo proteggerci da nemici invisibili come lo stress, la disidratazione, l’isolamento sociale e persino le abbuffate estive da buffet all-inclusive. Fascicolo aperto, inchiesta rigorosa.

Idratazione e cibo da sballo (ma inteso nel senso salutista)

Avete capito bene: prima regola aurea è bere e mangiare come se la vostra vita dipendesse da una dieta mediterranea firmata guru della nutrizione. Niente alcol a gogo, addio cibi ultra-processati, e soprattutto evitare la gigantesca cena serale che ci catapulta infreddoliti e gonfi a letto. L’idratazione, ci spiegano con dovizia di particolari, aiuta il metabolismo e la termoregolazione cerebrale. Inoltre, tagliare zuccheri e grassi animali è il vero elisir contro la neuroinfiammazione – uno dei tanti nemici segreti del buon funzionamento mentale. Allora sì che si può brindare… con l’acqua.

La nanna è sacra, anche in vacanza

La seconda regola è roba da non sottovalutare: dormire bene e regolarmente perché il sonno non è solo un momento di evasione dal mondo, ma un processo attivo di rinnovamento neuronale. Dimenticatevi orari flessibili da spiaggia e sveglie da brunch, servono 7-8 ore per notte per mantenere la memoria lucida, la plasticità sinaptica pimpante e un’emotività non da orso brontolone. E ciliegina sulla torta, uno studio del 2024 ha smascherato il potere magico del sonno profondo a onde lente: già dal giorno dopo, memoria episodica e velocità psicomotoria ringraziano. Quindi, niente “solo cinque minuti in più”.

Muoviti o perdi la testa (letteralmente)

Veniamo al terzo comandamento, da scandire come un mantra: attività fisica ogni santo giorno. Sì, anche in vacanza, perché camminare, nuotare o fare escursioni non sono solo belle attività estetiche da Instagram, ma stimolano la neurogenesi e migliorano il flusso sanguigno nel cervello, facendovi meno propensi a dementia e depressione. Bastano 30 minuti di bici, nuoto o camminata per ridurre il rischio di declino cognitivo fino al 30%. Chi l’avrebbe mai detto che pedalare in salita valesse come un investimento previdenziale?

Davvero, chi avrebbe mai detto che una singola sessione di esercizio fisico potesse migliorare le funzioni cognitive e l’umore per oltre 24 ore? Una rivelazione che sembra uscita da un manuale del buon senso, ma che vale la pena sottolineare per chi ancora si ostina a rimanere incollato al divano.

Passiamo alla cosiddetta “Regola 4 salva-cervello d’estate”: la stimolazione cognitiva e le relazioni sociali. Stupore! Leggere, giocare, chiacchierare, scoprirsi in nuovi posti o imparare qualcosa di totalmente nuovo – parola della Società Italiana di Neurologia – sono miracoli quotidiani che rafforzano la riserva cognitiva e la plasticità neuronale. Come se non bastasse, le interazioni sociali sono l’elisir di lunga vita per la salute mentale, proteggevano da depressione e declino cognitivo. Sì, se vi siete isolati per tutta l’estate, potete tranquillamente aspettarvi un premio… ma dal lato negativo. La regolarità di questi stimoli e relazioni sociali attive è il Santo Graal per ridurre il rischio di Alzheimer e altre demenze. Poco da aggiungere, se non che il cervello grava da solo se messo in totale pausa.

Ed eccoci all’invito numero 5, quello da manuale zen: gestione dello stress e tutela da (indovinate?) traumi. Relax energetico con tecniche di respirazione profonda e mindfulness – altro che cocktail alcolici sotto l’ombrellone, è il momento delle pratiche da monaci tibetani per regolare il temibile cortisolo, l’ormone dello stress. In vacanza, poi, occhio alla sicurezza: un casco per le attività sportive è essenziale, non solo per avere l’aria “figa” nelle foto su Instagram, ma per evitare cadute che subito fanno male al cervello e alle tasche. Perché nel 2024, per chi vivesse su un altro pianeta, oltre 16 milioni di italiani hanno rinunciato al sorriso per disturbi psicologici di media o grave entità, con un aumento del 6% rispetto al 2022. La neurologia è così gentile da ricordarci in modo diplomatico che evitare stress è una priorità, anche quando si dovrebbe “staccare la spina”. Magari evitate pure i luoghi iper affollati, e per carità, non metteteci il vostro zampino nei giorni del picco traffico, perché non solo la pazienza ha un limite, ma anche il cervello.

Un recentissimo studio pubblicato su The Lancet Neurology con la benedizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ci informa che circa 3,4 miliardi di persone nel mondo, pari al 43% della popolazione globale, convivono con qualche condizione neurologica. Un simpatico cocktail fatto di ictus, demenza, epilessia, emicrania cronica e neuropatie. In Italia, per non essere da meno, oltre il 10% delle famiglie ospita almeno un componente affetto da malattie mentali o neurologiche, generando un costoso sipario sociale da 87 miliardi di euro all’anno. Numeri che chiaramente suggeriscono che “non si può solo andare in spiaggia a farsi il selfie”, ma che la prevenzione e la salute cerebrale meritano attenzione anche quando si è “apparentemente” in vacanza.

Questi consigli protettivi per il cervello da spiaggia, quindi, fanno parte di un progetto più ambizioso della Società Italiana di Neurologia per promuovere una cultura della prevenzione neurologica, tanto in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile quanto con le nuove mode del momento. In occasione della Giornata Nazionale della Neurologia, Padovani ha colto l’occasione per lanciare una rivoluzione (o almeno provarci): evolvere i sistemi sanitari locali per rispondere meglio ai bisogni dei pazienti neurologici. E come? Semplice: dire addio al vecchio e caro modello ospedalocentrico (che ha funzionato così bene fino ad ora, non è vero?) e buttarsi su un approccio integrato territoriale che, udite udite, garantirà cure appropriate “nel posto giusto e al momento giusto” anche durante le vacanze, quando per magia gli specialisti fanno le valigie e spariscono. Ovviamente il tutto con il bonus di alleggerire la corsa alle costose strutture specialistiche e sostenere quella vecchia volpe chiamata medicina generale.

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