La Bce si prende una pausa dal tagliare i tassi, otto sconti di fila e adesso basta

La Bce si prende una pausa dal tagliare i tassi, otto sconti di fila e adesso basta
La Bce blocca i tassi di interesse ma avverte: l’incertezza globale è ancora il vero incubo

Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di mantenere fermi i tassi di interesse di riferimento, mostrando una precisione tutta europea nel tirar fischiare il arbitro e fermare il gioco. I tassi sui depositi presso la banca centrale restano al 2,00%, quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15%, mentre sui rifinanziamenti marginali si conferma il 2,40%. Nulla di nuovo sotto il sole, come recita la nota ufficiale diffusa dall’istituto.

La ciliegina sulla torta? L’inflazione sarebbe proprio quella “miracolosa” del 2%, il famoso obiettivo di medio termine che ogni banchiere sogna di raggiungere, un po’ come la tranquillità universale nel bel mezzo di una tempesta finanziaria. Ma attenzione, si precisa subito che ci troviamo in un terreno minato: “il panorama resta eccezionalmente incerto, soprattutto per colpa delle amicizie deviate nella geopolitica commerciale”. Un concetto espresso con la grazia di un diplomatico che vuole far capire che il gioco è sporco e qualcuno sta ancora facendo l’antipatico.

Secondo la Bce, l’“economia ha mostrato nel complesso una buona capacità di tenuta”, nonostante tutto questo caos e i venti contraddittori provenienti dalle dispute commerciali globali, grazie – chiaramente – alle strategie di tagli dei tassi praticate precedentemente. Insomma, una sorta di “regalo” che ha permesso di navigare a vista senza affondare, almeno per ora.

Le ultime analisi, poi, confermerebbero ciò che si sapeva già: le prospettive di inflazione non hanno cambiato di una virgola. Qualcuno potrà quasi applaudire alla “diminuzione delle pressioni interne sui prezzi” e, soprattutto, “al rallentamento dei salari”, che in soldoni significa meno soldi per lavoratori e meno rischio per la stabilità delle tasche della finanza europea.

Il Consiglio direttivo assicura di voler mantenere il polso fermo per garantire che l’inflazione torni precisamente a quel magico 2% medio termine. Come? Con un “approccio guidato dai dati”, tradotto in soldoni vuol dire: decideremo di volta in volta in base a quello che ci conviene, senza promettere nulla di definitivo. Questo approccio flessibile permette di adeguare ogni decisione alle nuove bizze dell’economia globale, tenendo d’occhio la “dinamica dell’inflazione di fondo” – ovvero quella che si vede solo con una lente speciale – e un concetto da manuale sulle “dinamiche della trasmissione della politica monetaria”. Insomma, una bella danza da casinò dove i passi variano a piacimento senza troppi legacci.

Non può mancare l’immutabile disponibilità a “modificare tutti gli strumenti a disposizione” per raggiungere l’obiettivo e, naturalmente, per “preservare il normale funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria”. Qui entra in gioco uno degli assi nella manica: uno strumento protettivo da stendere come una coperta sul mercatino delle dinamiche di mercato, nel caso qualcuno osi distruggere quella fragile armonia che permette alla Bce di restare padrone del gioco del denaro in tutta l’area euro. Tradotto: un potere quasi illimitato per mettere a tacere mercati troppo smaniosi o “disordinati”.

Christine Lagarde, la signora con il sorriso di chi ha visto di tutto ma deve ancora spiegare bene tutto, ha condiviso una frase riciclata, forse sperando ci sia qualcuno a crederci. Ha detto che “l’inflazione è in linea con il nostro obiettivo del 2%” e che “l’economia ha dimostrato una resilienza impressionante”. Una vera poesia della calma prima della prossima tempesta, considerando le tensioni globali e i segnali contrastanti che arrivano sul tavolo della Bce.

Naturalmente, perché mai cambiare qualcosa di così perfetto come i tassi d’interesse propri mentre la magia dell’economia procede indisturbata? Questa è la posizione solida, quasi scolpita nel marmo, della presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, che ha appena annunciato, con la solennità di chi ci fa un favore, che i tassi rimarranno invariati. Un applauso per questa decisione rivoluzionaria, l’ennesima conferma che il mondo va avanti a colpi di… nulla.

Con un tono che definire ottimista è quasi un eufemismo, ha raccontato che nel primo trimestre la crescita è stata “maggiore delle stime”, facendo finta di ignorare che l’espansione di servizi e manifatturiero sarà “modesta”. Ovviamente, per non rovinare la festa, ha attribuito la reticenza delle imprese a investire all’incertezza sui dazi: come se questo delicato teatrino tra USA e Europa fosse una sorpresa per qualcuno.

Sulla sacra missione della BCE, Lagarde ci rassicura: “Siamo determinati a garantire che l’inflazione si stabilizzi al 2%”. Un traguardo epico, un obiettivo quasi mitologico da inseguire con la sapienza di un mago. Il tutto, ovviamente, mantenendo “un approccio basato sui dati, di riunione in riunione”. Tradotto in realtà? Una strategia affascinante: non abbiamo un piano preciso, decidiamo tutto al momento, giusto per tenerci occupati. Nessun vincolo, nessun percorso definito, solo una danza al suono dei dati, che cambiano continuamente e confondono ogni previsione.

Quanto alla questione dei dazi transatlantici, ecco la brillante nota di speranza di Lagarde: “Speriamo in una rapida soluzione, serve meno incertezza.” Perché, si sa, l’Europa è sempre così efficiente e pronta a risolvere in fretta i problemi. E meno questa incertezza dura, “meglio sarà per tutti, noi inclusi”. Ah, che cuore generoso!

E per concludere con una nota da manuale, la presidente sottolinea che “siamo in una buona posizione” perché l’inflazione è al 2%, giusto quel tanto da sembrare tutto sotto controllo. Naturalmente, non si fida di un singolo dato, perché la BCE ha il superpotere di analizzare ogni tipo di dato. Le previsioni? L’inflazione si stabilizzerà al livello desiderato, mentre i salari finalmente “vanno nella giusta direzione”. Insomma, un quadro idilliaco, condito da un pizzico di fiducia cieca, perfetto per chi non vuole ammettere che sotto il tappeto si nascondono decenni di scelte fallimentari e illusioni monetarie.

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