Indennità, approvata la normativa contro i privilegi: cancellati gli aumenti automatici

Indennità, approvata la normativa contro i privilegi: cancellati gli aumenti automatici

Un vero e proprio attrito politico si sta consumando intorno ai 20mila euro di arretrati nella busta paga dei consiglieri regionali. Questo ha riacceso la polemica, richiamando l’attenzione su un argomento che, a quanto pare, si tenta di affrontare «per la quinta volta» dal 2014. Certo, chi non ama un ritornello che suona sempre lo stesso? Il consigliere Filippo Degasperi di Onda ha ritenuto opportuno proporre un nuovo disegno di legge per fermare gli incrementi automatici delle indennità, riprendendo una posizione che ha già espresso più volte.

I “privilegi” dei consiglieri

È davvero sorprendente come i rappresentanti regionali possano incassare cifre così elevate per effetti di una riforma legislativa che alcuni considerano “maliziosa”. Nel 2023, un provvedimento firmato dal leghista Mirko Bisesti ha legato le indennità dei consiglieri alle retribuzioni dei dipendenti regionali, creando un automatismo che non ha certo fatto piacere alla popolazione, già in subbuglio. Ecco che le proteste di Acli, sindacati e Caritas si sono diffuse, dimostrando una spiccata indignazione verso questi adeguamenti considerati anacronistici.

Un cambiamento poco convinto

Degasperi è pronto a tornare in Aula con un disegno di legge che cerca di riaffermare una linea già esplorata in passato. Colleghi ascoltate, perché chi non conosce il concetto di automatismo negli aumenti delle retribuzioni? La maggior parte dei lavoratori non ha privilegi così evidenti. E per di più, il meccanismo introdotto nel 2023 si è mostrato carico di storture eccessive, mai davvero chiarite nemmeno dai promittenti.

La parola al popolo

Questa situazione ci invita a chiederci: i privilegi goduti dai politici sono davvero giustificabili in un contesto dove la crisi economica colpisce molti? I cittadini si ritrovano spesso a fronteggiare aumenti e costi della vita che rendono la giustificazione di tali indennità ridicola. Offrire uno stipendio d’oro a chi siede in un aula legislativa sembra un semplice atto di retorica indifferente ai bisogni reali della gente.

Possibili soluzioni

Se il dibattito su queste indennità non fosse solo un insieme di chiacchiere a vuoto, si potrebbe pensare: perché non un taglio delle indennità, perlomeno fino a che la situazione economica non migliori? O magari un referendum, così il popolo può esprimersi su questioni di così alta rilevanza? Certo, tutto ciò richiederebbe non solo coraggio, ma anche la volontà di affrontare un tema che, ancora oggi, Nesunissimi hanno il coraggio di sollevare.

In un clima di incertezze e promesse ricorrenti, emerge il disegno di legge di Onda, che si propone di eliminare ogni automatismo per gli stipendi dei consiglieri. Ironico, non credete? Si parla di una reale giustizia sociale mentre i contratti si rinnovano senza certezze e gli stipendi degli altri lavoratori restano in stallo.

Il paradosso dell’automatismo

Il consigliere di Onda avverte: «Se non si agisce subito, il prossimo rinnovo saremo da capo» — con clamore e proteste inevitabili. Ma, come fa notare Degasperi, è curioso come il clamore si faccia sentire solo quando il denaro entra in gioco. E l’amara verità è che, nei contratti collettivi, l’unico automatismo previsto è per giudici, militari e universitari. Per tutti gli altri, le trattative ricominciano da zero. Un bel volo pindarico, no?

Il gioco delle indennità

Ma ci si chiede: quale sia il vero problema. De Bertolini, capogruppo regionale del PD, denota come l’iniquità risieda nello squilibrio tra le indennità dei consiglieri e il misero livello di retribuzione degli altri lavoratori. È un’analisi illuminante, certo, ma l’interrogativo resta: se si fermano le indennità, che fine fanno gli stipendi già bassi degli altri? Una situazione senza via d’uscita, se non per le promesse di aumenti che nessuno ha mai visto realizzarsi.

Un gran bel gioco politico

In Alto Adige, Köllensperger sostiene con fervore il disegno di legge di Onda, rivendicando i diritti di una proposta già bocciata dalla Lega e dalla Svp. “Vorrei che gli elettori iniziassero a comportarsi”, è il suo grido d’allerta. E mentre sorride amaramente per il sua rinuncia a oltre 150mila euro, ci ricorda che i politici sono tutti uguali, anche se per alcuni il rischio reale è ridicolizzato. Il solito refrain: si promette e non si mantiene.

Verso una soluzione? O solo illusioni?

Cosa rimane da fare? La politica continua a girare attorno al problema senza affondare il colpo decisivo. Sì, la soluzione sarebbe adeguare gli stipendi per tutti; ma chi ha davvero voglia di intraprendere questo cammino? Tra il dire e il fare c’è di mezzo quel mare di burocrazia che spesso si traduce in un’occasione persa. Come mai, nonostante l’urgenza riconosciuta di una soluzione, si discute ancora su come intervenire? Le chiacchiere sono facili, ma le azioni… beh, quelle sono un’altra storia.

In sintesi, ci vorrebbe meno retorica e più concretezza. O forse, ci si deve rassegnare al fatto che per alcuni il ritornello è sempre «promettere, non mantenere». Con l’ironia di chi, nell’attesa di un miracolo, osserva i cicli della politica che si ripetono inesorabilmente.

Siamo SEMPRE qui ad ascoltarvi.

Vuoi segnalarci qualcosa? CONTATTACI.

Aspettiamo i vostri commenti sul GRUPPO DI TELEGRAM!