In Onda ghiacciata: Albanese scappa via, Telese ci illumina di quanto è tutto normale

In Onda ghiacciata: Albanese scappa via, Telese ci illumina di quanto è tutto normale

Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi occupati, decide di trasformare un tranquillo dibattito televisivo in un vero e proprio spettacolo degno di una soap opera, alzandosi e abbandonando lo studio di La7. L’occasione è la puntata del 5 ottobre di In Onda, condotta da Luca Telese e Marianna Aprile, durante la quale si discute di una questione delicatissima: l’uso del termine “genocidio” per descrivere quanto accade a Gaza.

Nel centro di questa scampagnata improvvisa c’è nessun altro se non la senatrice a vita Liliana Segre, citata da un altro ospite, Francesco Giubilei, mentre dagli altri angoli dello studio la discussione cerca di prendere una piega seria. Un riferimento che evidentemente Albanese non ha gradito molto, al punto da considerare più importante un “altro appuntamento” (praticamente un’uscita di scena hollywoodiana) rispetto a portare avanti una conversazione che si prefiggeva di essere informativa e rispettosa.

Francesco Giubilei non si trattiene e non riesce a nascondere il sarcasmo quando commenta l’episodio: si parla di mancanza totale di rispetto nei confronti della storia e della persona di Liliana Segre. Un bel tuffo nella democrazia di cartapesta, quella dove citare una sopravvissuta all’Olocausto diventa motivo per lasciare lo studio come se fosse la peggior chicca del dibattito. Ironie della politica e della morale mediatica, tutto a portata di telecomando.

Giubilei apre il fuoco con una frase calibrata: “Io vorrei citare una personalità a cui, ultimamente, si presta forse poca attenzione: la senatrice Liliana Segre. Sono molto d’accordo con ciò che ha detto riguardo al tema del genocidio…”. Ed ecco la magia: mentre le parole si propongono di portare il confronto ad un livello più alto, Albanese sparisce come d’incanto. Giustificazione? “Devo andare, ho un altro appuntamento” annuncia con grazia, lasciando dietro di sé un’atmosfera surreale e l’imbarazzo palpabile dei presenti.

Luca Telese tenta di smorzare la tensione, spiegando che l’uscita prematura di Albanese era prevista perché alle 21 avrebbe dovuto terminare la sua partecipazione. Come se questo dettaglio temporale giustificasse un gesto che suona più come l’ennesima trovata teatrale che come una mossa dialogica degna di interlocutori che si rispettano.

Invece di confrontarsi con i temi, si sceglie di abbandonare la scena e lasciare che la polemica faccia il suo corso. In fondo, che importa se si sta parlando di genocidio o di diritti umani, l’importante è che tutto finisca in un tempo stabilito e senza macchie di disagio ideologico.

Il paradosso è servito: quando si tirano in ballo figure come Liliana Segre, simboli forti di memoria e di riflessione storica, la risposta è quella di abbandonare l’arena, o forse semplicemente dimostrare quanto il dibattito pubblico su temi cruciali sia ormai una messinscena in cui risuonano più le assenze che le parole. Uno spettacolo deprimente, ma si sa, la coerenza è diventata un lusso raro in certe trasmissioni.

In conclusione, alla faccia del dialogo e dell’approfondimento, assistiamo all’ennesima performance nello show dell’ipocrisia mediatica. Citare una sopravvissuta a una tragedia epocale sarebbe così scandaloso da far scappare perfino una relatrice speciale dell’Onu? Evidentemente sì. Meglio abbandonare tutto e correre all’appuntamento segreto, facendo finta che il tema non esista.

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