Il weekend di Roma che nessuno ha chiesto ma tutti si ritrovano a vivere

Il weekend di Roma che nessuno ha chiesto ma tutti si ritrovano a vivere

Chi avrebbe mai pensato che l’assenza totale di contenuto potesse essere così eloquente? Un articolo che si limita a uno spazio vuoto, una tela bianca digitale pronta a essere riempita con idee, parole, scandaletti o almeno qualche sparata che giustifichi la sua esistenza. E invece no: nemmeno una singola riga degna di nota, nessun accenno a fatti, eventi o personaggi. Solo il mistero dell’articolo fantasma.

In un mondo dove ogni insulto, frase fatta e opinione non richiesta trova immediatamente spazio, qui regna un silenzio che urla. Potremmo pensare si tratti di un esperimento sociologico: vedere quanto tempo impiega il lettore prima di arrendersi o abbandonare la pagina. Oppure è il grido disperato di un giornalismo che ha perso le parole, rinunciando a raccontare per affidarsi al nulla cosmico.

L’assenza di contenuto, però, non è sempre un gesto innocente. A volte, dietro a un vuoto apparente si cela un’arroganza più sottile, un messaggio criptico destinato solamente ai più acuti. Ecco quindi che questo “non-articolo” diventa specchio perfetto della nostra era: vuoto pieno di sé, un contenuto che non tratta alcun tema ma pretende attenzione, senza offrire nulla in cambio.

Che dire? Forse è il momento di dedicarsi a qualcosa di più concreto. Come, per esempio, leggere un libro, improvvisarsi poeti, o, perché no, semplicemente staccare lo sguardo dallo schermo e guardare fuori dalla finestra. Lì, almeno, la realtà è tangibile, anche se non sempre piacevole. Questo “articolo” invece è la quintessenza della modernità: vuoto, inefficace, inutile. Ma quantomeno, davvero unico nel suo genere.

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