Il Viminale tiene duro: basta mamme arcobaleno, si chiede di annullare le iscrizioni

Il Viminale tiene duro: basta mamme arcobaleno, si chiede di annullare le iscrizioni

Il Ministero dell’Interno continua a non arrendersi, neanche di fronte a una sentenza della Corte Costituzionale che, oh sorpresa, ha dichiarato incostituzionale il divieto, imposto dalla legge 40 del 2004, per le mamme intenzionali di riconoscere i figli avuti con la propria compagna, biologica madre, tramite procreazione assistita «legittimamente praticata all’estero». Insomma, la Consulta ha finalmente riconosciuto il diritto dei bambini ad avere due madri registrate all’anagrafe. Ma il Viminale, evidentemente dotato di una tenacia degna di un maratoneta, non sembra farsi intimorire e continua a chiedere che la madre non biologica venga cancellata dal certificato di nascita dei figli.

La situazione è stata rivelata dall’avvocato Alexander Schuster di Trento, che rappresenta una di quelle fortunate coppie «al sicuro», incluse nelle 39 a cui il Comune di Padova ha concesso l’iscrizione all’anagrafe di entrambe le genitrici. E guarda un po’, questa pratica va avanti dal 2017 con un totale di 53 bambini già registrati, l’ultima delle quali è stata iscritta dieci giorni fa. Certo, non è un gioco da ragazzi, ma a chi importa delle leggi, quando si tratta di negare il diritto di una madre intenzionale?

Il 10 luglio 2024, la Corte d’Appello aveva annunciato che si sarebbe pronunciata sui ricorsi del Viminale e della Procura generale solo dopo la sentenza della Consulta. E così, per le mamme arcobaleno, sembra quasi che la storia sia giunta a una conclusione felice. Il che è strano, considerando quanto ci tiene il Ministero dell’Interno a riaprire questioni già risolte. Tanto è vero che i legali delle altre 36 coppie non si sono nemmeno disturbati a presentarsi a Venezia, ma hanno semplicemente inviato le loro memorie difensive già pronte, contenti di vedere il progresso legale avanzato.

«Un’intensa udienza in Corte d’Appello a Venezia per chiedere di mettere la parola fine alle impugnazioni di Padova e finalmente permettere a due mamme di prendersi cura dei loro figli senza pensieri», scrive Schuster. Quando si deve lottare per ottenere giustizia che il Parlamento si rifiuta di dare, è praticamente un rito di passaggio entrare in quel palazzo e mendicare il riconoscimento dei diritti. Ma con la sentenza della Corte Costituzionale, ha potuto finalmente presentarsi a testa alta. Incredibile, vero?

Ma che bel quadretto ci offre il nostro amato sistema giuridico! Qui abbiamo il ministro Piantedosi che, con tutta la sua cerimonia, decide di ignorare un chiaro pronunciamento della Corte Costituzionale come se fosse l’ultimo pezzo di carta in un cestino. No comment!

Ora, qualcuno potrebbe chiedersi: come diavolo si fa a «scavalcare» un simile pronunciamento? Potremmo dirlo in mille modi, ma Schuster, l’avvocato in questione, lo spiega abbastanza bene. Si trovava da solo in Corte d’Appello, con una coppia che ha registrato le due figlie – magia della burocrazia a Padova – e, udite udite, il giudice rispettava la sentenza della Consulta. Ma, ahimè, non è tutto oro ciò che luccica: la Procura generale ha ritirato i ricorsi, ma l’Avvocatura dello Stato? Rientrano in scena come una cattiva sitcom, chiedendo la cancellazione del cognome della madre non biologica. OTTIMISMO AL LIMITE!

La battaglia, che si preannuncia più politica e ideologica che legale, è un’opera di teatro dell’assurdo. Sì, i bambini già registrati sono al sicuro, ma per i nuovi arrivati? Tutto a piangere: chi non ha ancora ottenuto la registrazione della madre intenzionale, si prepari a un’odissea. E non dimentichiamoci dei sindaci che, come se avessero visto un fantasma, annunciano che procederanno solo dopo istruzioni chiare dal ministero dell’Interno. Ma quando mai arriveranno?!

E qui, di nuovo, l’aspettativa: un bel boicottaggio in arrivo? E noi sappiamo come il Viminale a volte sia più lento di una lumaca in gita. A questo punto, non possiamo resistere e chiedere che il Viminale venga condannato a pagare le spese legali come un amante infedele che deve rifarsi la verginità.

La medesima richiesta, udite udite, è stata avanzata anche dagli avvocati del Comune di Padova e dagli altri legali delle coppie coinvolte. Michele Giarratano, legale dell’associazione Famiglie Arcobaleno, ha confermato questa strategia per le 15 coppie che rappresenta, dimostrando che il ministro Matteo Piantedosi sta tirando dritto come un treno merci, ma non può certamente avere un esito legale. Chiaro, no? La Corte d’Appello non può irrompere contro il giudizio della Consulta, quindi, a meno di un colpo di scena dell’ultimo minuto – cosa che ci lascerebbe tutti a bocca aperta – l’unica condanna che possiamo aspettarci è quella delle spese processuali.

Ah, e nel caso di Comuni disobbedienti? Che bel circo! Pochi dubbi su un ricorso, e così il nostro sistema continuerà a funzionare come un orologio rotto – segna sempre l’ora sbagliata, ma almeno si fa notare!

Siamo SEMPRE qui ad ascoltarvi.

Vuoi segnalarci qualcosa? CONTATTACI.

Aspettiamo i vostri commenti sul GRUPPO DI TELEGRAM!