Il sindaco di Trento lancia il suo appello: scegliere il futuro o restare nel limbo?

Il sindaco di Trento lancia il suo appello: scegliere il futuro o restare nel limbo?

Se scavi a fondo nel ruolo istituzionale, scopri che c’è ancora, oh sorpresa, della politica. Tentare di trovare l’uomo dietro al personaggio è un gioco da tavolo di quelli che finiscono sempre male, e chissà perché non potrebbe essere altrimenti in questo periodo. Tuttavia, Franco Ianeselli ci tiene a smentire questa teoria: “Oltre la campagna elettorale, gli impegni amministrativi sono addirittura di più. Il lavoro del sindaco è totalizzante”. Ah, ma la passione c’è, eccome: “Il nuoto è il mio grande piacere. Peccato che, infliggendomi del male, abbiamo chiuso per un po’ le Fogazzaro. Quindi ripiego sulla palestra. Cerco di andarci la mattina presto, quando riesco, prima di colazione”. Beh, cosa volete che dica, a volte bisogna sacrificare il nuoto per la palestra, giusto?

Incontriamo Ianeselli poco dopo le 11, nell’atrio di palazzo Geremia. L’agenda è una marcia trionfale di mezzora in mezzora. “La organizzano in tre”, spiega lui, come se la cosa fosse incredibile. Ha già incontrato il comandante della polizia locale, come ogni venerdì, poi due cittadini che si sposeranno in Comune — ottima iniziativa per ammazzare il tempo — un dirigente scolastico e una coppia disperata che chiede soluzioni per il traffico in via Grazioli. Aggiungiamo un pizzico di drammaticità: ha appena finito di parlare con il presidente di una Apt e ora il destino lo chiama a confrontarsi con Gilmozzi, l’assessore che gli porta un reclamo di un esercente di via Cavour, impantanato in un cantiere che gli rovina la festa. Il prossimo appuntamento è al gazebo di Insieme per Trento, una delle sei liste che sostengono Ianeselli. Sì, perché chi ha detto che una sola lista fosse sufficiente?

A questo punto, purtroppo, dobbiamo procedere a singhiozzi. Prima le soste dagli esercenti dell’incriminata via Cavour, poi gli aggiornamenti per questioni arretrate che si discutono per strada. E tra un impegno e l’altro, ci sono i saluti, praticamente continui. C’è chi gli augura una “buona vittoria”, e lui si destreggia con un sorriso che sembra un po’ forzato. Solo più tardi, in un momento di debolezza, si concede uno scivolone alle formalità: “Franco, ne vediamo il 5 maggio per festeggiare”. E lui: “Dai va là, non sta portar sfiga!”. In effetti, per le vie del centro sembra proprio che Ianeselli abbia tutto sotto controllo, a parte ovviamente il traffico, i lavori e la questione del nuoto. Ma chi è perfetto, alla fine?

Un faro acceso su di lui e un’ironica nota di sarcasmo che aleggia nell’aria. «Se un sindaco passeggia per la città e nessuno si ferma a farci due chiacchiere, vuol dire che qualcosa è andato terribilmente storto» puntualizza il nostro eroe, Ianeselli. Quando un cittadino si manifesta per contestare l’illuminato piano di trasferire le merci dalla gomma alla rotaia, Ianeselli si lancia in un’eloquente descrizione della sua «visione di città», rispolverando qualche numero qua e là. C’è un certo pizzico di severità, ma la sua predisposizione al confronto sembra reggere. Insomma, è inevitabile essere messi su un piedistallo, ma Ianeselli non ha intenzione di abbracciare il divismo di una rockstar, o per lo meno bagna il suo ego con quel tipo di fama che si può ottenere grazie a un’intervista. «Ascolto tutti, perché il mio compito è essere proattivo. Se ti senti soddisfatto, puoi riconoscerti in me, anche se i meriti non sono sempre miei; se sei scontento, sfogati pur con il sindaco, anche se le colpe non ricadono sempre sulle mie spalle. E in questo, devo dire che sono maturato. Dopo cinque anni di critiche, ho imparato a non prendere le cose sul personale.

Quanto ai brutti episodi e ai riconoscimenti, si sente un’eccezione che spicca. «È stata un’occasione memorabile un evento al Dipartimento di Sociologia, in cui alcuni militanti No Tav mi hanno sputato in faccia. Lo prendo sul personale? Macché! Ma quando qualcuno mi etichetta come un affarista, allora la situazione scotta. Posso capire se si critica un progetto; è legittimo. Ma insinuare che il sindaco promuova il bypass per guadagnarne è pura follia… Su questo punto, non riesco ad andare d’accordo». D’altra parte, Ianeselli ricorda il riconoscimento più significativo della sua amministrazione: «Resterò sempre grato per l’incontro con i volontari e con il presidente Mattarella. È commovente vedere quanto la nostra città sia intrisa di spirito di comunità e volontariato. È il nostro marchio di fabbrica».

Parlando del curriculum, Franco Ianeselli, classe ’78, originario di Povo, esordisce: «Da ragazzo, tornavo in piazza Cesare Battisti con gli amici e osservavamo i “cittadini” con quell’innocente sguardo di chi viene dalla provincia. Poi, naturalmente, tornavamo in collina, sia che camminassimo che facendo autostop». E il fatidico commento: «Per fortuna c’è On-Off ora». La politica? Ha sempre mostrato una certa predisposizione, che ha notato fin da giovane: «Andavo bene a scuola e così, alle medie, mi dissero che dovevo mirare al Prati. Ma scelsi il Da Vinci per via delle autogestioni. Ho anche partecipato alla fondazione di un’associazione studentesca, sempre con il supporto della Cgil. Come un déjà vu, sembra che dopo la laurea in Sociologia, approdi proprio a quel sindacato come segretario generale provinciale dal 2015 al 2020. Che innovazione!

Nel frattempo, l’agenda è stracolma. Direzione Trento Nord, per un pranzo «da sindaco», non da candidato, presso il Banco Alimentare. Al volante? L’assessore Pedrotti. I toni cambiano, ma il tema rimane. Tra presentazione della civica Siamo Argentario, lo sgombero a Ravina (che in realtà non è stato affatto uno sgombero) e le elezioni tedesche, in cui l’Afd sfonda il 20%, Ianeselli lancia il suo allerta: «Ci sono interpretazioni preoccupanti in giro», alcune delle quali potrebbero avere dirette ripercussioni su Trento. «Prendiamo ad esempio il tema della sicurezza. Ovunque migliorano i dati sui crimini, c’è sempre qualcuno pronto a sfruttare l’insicurezza percepita». E chi si immagina già il volto di Ianeselli come candidato del centrosinistra alle prossime provinciali? «Penso solo a svolgere il mio ruolo di sindaco, davvero. Sarebbe vergognoso che qualcuno si candidasse alle comunali pensando già a progetti futuri». Il pranzo scivola via, e nella sede elettorale di largo Carducci, lo staff comunicativo attende Ianeselli. «Quanto lungo facciamo il reel? — domanda ai suoi — Dieci secondi possono essere più che sufficienti per esprimere le proprie intenzioni». Dopotutto, la sua vicinanza ai social gli è sempre stata riconosciuta, e talvolta, anche criticata. Nel 2023, quando accolse il tiktoker El Maroki nel suo ufficio personale, le malelingue lo definirono addirittura «amico dei maranza». Ma Ianeselli non si lascia intimidire: «Passiamo le giornate a dire di non interagire coi giovani, quindi perché non tentare di farlo davvero?»

Il gazebo di Avs, secondo il programma, vede il sindaco uscente concedersi una pausa per andare a prendere suo figlio Andrea, di soli 5 anni. «È splendido entrare in una scuola dell’infanzia,» spiega, come se ciò fosse una rarità. «Penso sia il simbolo di una città plurale, che rappresenta l’evoluzione in atto. La Trento di oggi non è più solo quella dei Tomasi e dei Giovannini.» E chissà poi cosa ne penserebbero i protagonisti di quei gloriosi anni, ora relegati a un triste passato.

Durante il percorso tra le ciclabili della discordia, il sindaco ribadisce: «Se desideriamo una città più sostenibile, dobbiamo fare delle scelte. Le ciclabili, del resto, sono una questione generazionale: il consenzio diminuisce con l’aumentare dell’età. Serve coraggio per decidere quale futuro vogliamo.» Come se il coraggio fosse qualcosa di così comune, mentre la scelta è un privilegio di pochi.

Tuttavia, ora Ianeselli sembra avere problemi ben più grandi. Per cercare di convincere suo figlio a tornare a casa, si trasforma in telecronista di una frenetica gara di bici. In effetti, le sue direttive cadono nel vuoto, come se qualcuno avesse dimenticato di accendere la luce. «Evitare il parco giochi — scherza Ianeselli — è l’unica sfida che non mi sento in grado di portare a termine.» Che genitore! Chi avrebbe mai pensato che una battaglia contro il parco giochi potesse risultare così ardua?

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