Il sindaco di Bari Leccese piace a tutti tranne a chi non conta, la sorpresa Episcopo strappa applausi a Foggia e Emiliano finisce ultimo ma non troppo tra i governatori

Il sindaco di Bari Leccese piace a tutti tranne a chi non conta, la sorpresa Episcopo strappa applausi a Foggia e Emiliano finisce ultimo ma non troppo tra i governatori
Istituto Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore, mette fianco a fianco l’amore dei cittadini verso i loro sindaci e governatori con i voti che gli stessi hanno ricevuto alle elezioni. E, ovviamente, nulla è come sembra.

Al terzo posto nel gradimento c’è il sindaco di Bari, Vito Leccese, fresco fresco al suo primo anno da primo cittadino. Lo segue, poco più in basso, il governatore pugliese Michele Emiliano, che però si attesta addirittura terzultimo. Uno scenario che fa pensare piuttosto a un episodio comico che a un’indagine seria, ma no, è tutto vero.

Il «Governance Poll» conferma il buon feeling tra i baresi e Leccese, con un applaudito 61% di gradimento. Peccato solo che, poco più di un anno fa, il loro amore fosse dell’irraggiungibile 70,3%, quando lo hanno spinto a guidare la città con il centrosinistra dopo il ballottaggio. Evidentemente, il calo ci sta, ma nemmeno troppo, non sia mai che la realtà rovini un quadro troppo roseo.

Solo per dovere di cronaca, una frecciatina al passato: quello stesso podio era stato già conquistato dal predecessore di Leccese, Antonio Decaro. Lui però, al primo anno da sindaco, era secondo, dietro naturalmente al sindaco di Firenze, Dario Nardella. Il picco massimo di gradimento? Lo raggiunse poco dopo, quando diventò il numero uno nelle classifiche di popolarità cittadina. Si vede che a Bari gradiscono conferme progressive, lente ma ben salde.

Nel resto della Puglia, le vicende sono altrettanto intriganti. Le prime cittadine che guidano i capoluoghi sono un esempio chiarissimo di «centrosinistra alla riscossa», o almeno così piace raccontare. A Foggia, Maria Aida Episcopo raggiunge un brillante 19° posto con un gradimento del 57%, mentre a Andria Giovanna Bruno si accontenta di un modesto, diciamo così, 34° posto con il 55%.

Dal lato opposto, la storia è un po’ più… fotocopia. Adriana Poli Bortone, che governa Lecce con il centrodestra, si piazza al 65° posto – quasi un traguardo da maratoneta! – con un gradimento del 52%, in crescita rispetto alla prima performance elettorale di qualche anno fa. Le cronache urbane di Brindisi vedono il sindaco Giuseppe Marchionna arrancare mestamente al 93° posto, con un modesto 46% di approvazione.

Piccolo appunto: sorprendentemente, Taranto non figura in classifica. Ma del resto, dato che si sono votati a maggio, e visto il solito mistero che avvolge certe dinamiche politiche, forse era meglio non inserirli in questa galleria degli orrori… o degli onori, dipende dai punti di vista.

Ah, la splendida danza delle classifiche di gradimento, quel gioco spietato dove il migliore può ancora essere terribilmente brutto e il peggiore si gonfia d’aria come un palloncino pronto a scoppiare. Parliamo del dirigeants illustri, o almeno così si definiscono, con in testa il mirabile Piero Bitetti, fiore all’occhiello del centrosinistra a Bari, la città dove tutto questo teatro prende vita.

Ma non illudetevi: mentre Bitetti si pettina per la passerella locale, il vero spettacolo è nei piani alti delle Regioni, dove i presidenti eletti direttamente si cimentano in una gara di popolarità quanto mai impietosa. Qui, il nostro campione di applausi — anzi, la sua personale tragedia greca — è Michele Emiliano, orgoglio della Puglia e detentore di un insuperabile ma tutto sommato imbarazzante 16° posto su 18. Ce la fa, infatti, con un indice di gradimento del solo 44,5%, praticamente un voto di condanna mascherata da flebile consenso.

Per non farsi mancare nulla, dietro Emiliano con un distacco da brividi di appena mezzo punto troviamo i suoi colleghi governatori di altri luoghi così poco amati: Francesco Rocca del Lazio e Francesco Roberti del Molise. Se la popolarità fosse una gara di velocità, questi tre sarebbero fermi al semaforo rosso, cercando di capire se è il pubblico a non amarli o se invece sono loro che non sanno fare altro che raccogliere applausi tiepidi come nebbia mattutina.

Del resto, è affascinante vedere come la politica, specie quella regionale, riesca a trasformare gli eroi della domenica in figure da baraccone: più si sale e più l’affetto scema, quasi come se il popolo diventasse improvvisamente esperto e critico — cosa che, ovviamente, nessuno si aspettava. Ma forse il segreto è proprio questo, raccontare storie di successi con numeri che gridano al disastro, e farlo con volti sorridenti e messaggi optimisti, perché la triste verità è spesso troppo grossa per essere vista in una campagna elettorale.

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