Il pedagogista Novara e il delirio del divieto d’ingresso ai bambini: che splendida accoglienza all’Osteria del Sole di Bologna!

Il pedagogista Novara e il delirio del divieto d’ingresso ai bambini: che splendida accoglienza all’Osteria del Sole di Bologna!

Da qualche giorno, all’ingresso della storica Osteria del Sole di vicolo dei Ranocchi, ha fatto capolino un avviso: «Sconsigliato ai minori di 18 anni». Una raccomandazione che più che altro suona come un divieto, visto che è accompagnata da un’immagine che rappresenta una madre con un passeggino, bloccata da un cartello stradale quasi autoritario.

Il titolare, Nicola Spolaore, si è giustificato dicendo che questa decisione scaturisce dalla presunta maleducazione delle famiglie, che non riuscirebbero a domare i propri pargoli. “Naturalmente non ho niente contro i bambini”, ha insistito, “le ragioni sono più logistiche che commerciali: lo spazio è quello che è, e i clienti sono tanti. La presenza dei piccoli può davvero creare problemi”. Ovvio, chi non ha pensato a un passeggino come a una catastrofe in miniatura?

Ma gli argomenti del signor Spolaore non trovano affatto consenso tra chi ha fatto dell’educazione una vocazione. Daniele Novara, uno dei pedagogisti più rispettati del paese, prende le parti dei genitori, esortando a ignorare i locali che discriminano i minori. Vuole che ci si ribelli a queste intolleranze culinarie? “Non ho mai dato peso a simili intemperanze,” ammette, “ma l’azione dell’Osteria del Sole di Bologna ha colpito nel segno, suscitando consensi da destra e sinistra. Se si smettessero di frequentare posti che lanciano messaggi di questo tipo, si farebbe un gesto concreto per far capire a chi opera in questo modo che non si tratta della pancia rancorosa dei clienti, ma della loro intelligenza.” I bambini, che ci si ostina a dimenticare, sono il nostro futuro e meriterebbero di essere accolti, non esclusi.

E come accoglierli? “Guardando al resto d’Europa,” risponde Novara, “ad esempio in Austria, dove ci sono aree dedicate ai più piccoli anche nei ben noti autogrill. Chissà, potrebbe essere un’idea!” Già, perché riconoscere l’umanità dei genitori e dei bambini sembra decisamente troppo per i puritani della ristorazione.

Basterebbe davvero poco: un angolo giochi, pastelli e fogli sui tavoli, qualche dispositivo ludico come il memory, il gioco dell’oca, la dama o un mazzo di carte e, ovviamente, libri. Non occorre certo un master in pedagogia per creare uno spazio in cui i bambini possano sentirsi accolti quando hanno finito di mangiare o non riescono più a stare fermi. I genitori hanno tutto il diritto di uscire con i propri figli e di aspettarsi che i locali dove si mangia siano attrezzati anche per la loro presenza. Fortunatamente, esistono ristoranti che, senza essere per forza rubricati nella categoria “family friendly”, portano avanti questo approccio.

Cosa risponde a chi dice che i genitori di oggi non sono in grado di controllare i propri figli? «Dico che mentre la retorica contro il calo demografico che dipinge madri e padri pigri ed egoisti riecheggia senza tanti scrupoli, ci dimentichiamo dell’isolamento che, anche in questo modo, subiscono i genitori. Sono visti più come un problema che come una risorsa. Va invece ribaltata la lettura, iniziando a comprendere che la società ha troppe le mancanze in fatto di accoglienza ed educazione.»

In pieno Covid ha scritto il libro «I bambini sono sempre gli ultimi». È davvero così? «Certo, non sono i primi. Oggi nelle città gli spazi per loro sono estremamente contratti. Che ne è stato di quel movimento che negli anni Novanta professava le città dei bambini? Siamo una società che non ha alcuna attenzione per l’educazione e che trascura e lascia soli i genitori, da cui i bambini dipendono, con le loro fragilità economiche ed emotive.» Non è un caso, dunque, se siamo il Paese europeo che fa meno figli… «Purtroppo, stiamo diventando un Paese sempre più vecchio, petulante, tedioso, scocciato e autoreferenziale. E casi come quello dell’Osteria del Sole ne sono la conferma.»

Cosa direbbe al titolare se lo incontrasse? «Gli ricorderei che tantissime ricerche dimostrano come la qualità della vita infantile in una città equivalga alla qualità della vita cittadina nel suo complesso: dove stanno bene i bambini stanno bene tutti. Se non vuole perdere clienti, sostituisca quel cartello con un bel: “Qui i bambini non riceveranno vino, ma sono i benvenuti.”»

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