Ah, la meravigliosa scena politica di Bologna, dove le tensioni interne del Pd sono ormai così palpabili da sembrare un dramma greco. La segretaria Federica Mazzoni, evidentemente stanca di fare da punching bag, ha deciso di farsi da parte, un gesto lodevole da grande dirigente, o almeno così dicono. Il sindaco Matteo Lepore, con il suo fare da bravo genitore, ha colto l’occasione per ringraziare Mazzoni, ma ahimè, non può ancora rivelare chi sarà il prossimo segretario. E sembra che nessuno lì dentro si senta autorizzato a farlo.
In effetti, la situazione è così drammatica che addirittura si parla di un possibile accordo unitario, con la sindaca di San Lazzaro, Marilena Pillati, che emergerebbe come la salvatrice della patria. Chissà se sarà in grado di ‘tradire’ le aspettative delle donne democratiche dopo il ritiro della prima segretaria del Pd. Un compito non da poco, direi! Ma magari il segreto è nel caffè mattutino.
Arrivano poi i ringraziamenti da entrambi i fronti, che in questo caso sembrano più paragonabili a una festa di addio che a un vero riconoscimento. Andrea De Maria, che si è trasformato nel tuttofare della situazione, trova la scelta di Mazzoni “importante e significativa”, il che è un bel modo di dire che tutti sapevano già che doveva andarsene. Non dimentichiamoci del gentile Igor Taruffi, che si è preso la briga di esprimere la sua gratitudine dal Nazareno, come se questo potesse cambiare qualcosa. Per lui, la generosità di Mazzoni è da premiare, ma chissà se l’elettorato lo percepirà così. Tutti sono pronti a ribadire quanto sia stata una risorsa preziosa. E non posso fare a meno di chiedermi: preziosa per chi, esattamente?
Infine, l’area Schlein lancia un’ancora di salvezza alla segretaria uscente. Un gesto nobile? O una mossa tattica per salvare le apparenze in un mare di confusione? Chi può dirlo. La politica è davvero un gioco affascinante, pieno di contraddizioni e inconsistenze, dove i ringraziamenti si sprecano mentre i problemi restano. A questo punto, potremmo quasi pensare che l’unità sia l’ultima cosa che desiderano davvero.
Un saluto alla classe politica che si affanna a trovare una nuova segretaria per il PD, come se fosse una caccia al tesoro in cui il tesoro è, sorprendentemente, una donna che possa incassare consensi e lodi. Le parole di Antonio Mumolo sono eloquenti: “Sono certo che sarai chiamata a svolgere importanti incarichi politici.” Magari in una versione di “Abbiamo bisogno di te, ma solo se sei opportunamente qualificata e ben connessa.” La vera domanda è: chi starà mai per essere ritenuta abbastanza qualificata senza mettere in discussione l’egemonia dei maschi in giacca e cravatta?
Allo stesso modo, il Daniele Ara non si tira indietro nel sottolineare che Federica Mazzoni è davvero “una risorsa preziosa per il PD“. Inutile dire che è più facile se le risorse si limitano a piccole cariche di secondo piano, mentre i veri poteri restano saldamente in mano agli stessi di sempre. Ma non preoccupatevi, cari lettori, perché ora l’attenzione è rivolta al boss, al danzatore principale del ballo progressista: Matteo Lepore.
Questo “kingmaker” sotto le Torri non perde tempo. Affermando che Federica Mazzoni “pensa alla propria comunità politica più che al proprio destino personale”, riduce il tutto a una questione di reputazione politica. Ma restiamo sintonizzati: chi avrà il coraggio di dire che il profilo ideale è qualcuno in grado di portare a casa le preferenze, pur dando l’apparenza di essere un unificatore? Sì, perché in fondo è così che funziona.
Ma vi rendete conto? Potremmo avere un nome prima della Direzione convocata per il 12 maggio. Una riunione in cui si discuterà della data per il congresso, mentre ancora non si è trovato un profilo che possa soddisfare tutti gli interessi in campo. Non è bello avere un bel po’ di tempo in più per trovare un candidato che possa andare bene anche in Roma? Perché, si sa, una segretaria nazionale deve sempre essere ben “tesserata” con i centri di potere.
Ora, l’arduo compito di presentare nomi spetta all’area progressista, che, non scandalizzatevi, potrebbe anche “concentrarsi su un solo profilo”, come se selezionare un solo candidato potesse sembrare una novità. I due nomi chiave sono Enrico di Stasi e Marilena Pillati. Va bene, sono entrambi accettabili, ma non è curioso come il fatto che Pillati sia una donna la renda automaticamente la favorita? Che meraviglia, che grande progresso! Evidentemente, il pensiero di cooptare una donna per una carica regala sempre un’aria di modernità, anche se il potere resta saldo in mani maschili.
In attesa di scoprire chi avrà l’onore di “unire” il PD, ci si può solo chiedere quanto sarà genuina questa “unità”. Ma forse il vero obiettivo è inseguire un consenso che, ahimè, sembra sfuggire sempre di più tra le pieghe di un sistema politico che sa sempre come rimanere confusamente appiccicoso.