Che dramma! Il premio Strega si trasforma in uno spettacolo degno della miglior soap opera. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, si lamenta perché, guarda un po’, non ha ricevuto i libri da leggere, requisito fondamentale per partecipare attivamente agli “Amici della domenica”, la famosa giuria che accompagna il premio nato nel dopoguerra tra le mura di casa Bellonci. Eh no, stavolta l’invito alla finale non basta più: lui si sente un reietto, un “nemico della domenica” come ironicamente accenna, tagliato fuori dal rituale letterario.
Bella questa: il ministro afferma di essere stato invitato alla serata finale del premio, ma mai contattato né omaggiato dei libri da leggere. Che spreco di potenziale cultura! In barba al suo ruolo, decide quindi di ripiegare su un viaggetto a Berlino, a caccia di fondi europei per la cultura. Insomma, niente Strega, ma cultura europea garantita. Per l’anno prossimo pensa addirittura di comprare i libri, perché il piacere di leggere, quello sì, non lo perde mai. La ciliegina sulla torta? La solita boutade finale che la serata sarà sì bella, ma “magari un po’ meno divertente senza Geppi Cucciari e Alessandro Giuli”. Ah, che atteggiamento magnanimo!
Naturalmente, non si è fatta attendere la risposta del direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi, che fa brillare di ipocrisia tutta la scena. Vogliono farci credere che i rapporti siano sempre “cordiali”, degni di un tè delle cinque londinese; che l’ultima volta addirittura si siano scambiati un bonario saluto al Salone del Libro di Torino. Ma attenzione al dettaglio che smonta tutto: i libri per il premio li inviano solo a chi è giurato ufficiale. E chi si è dimesso dalla giuria il giorno stesso della nomina a ministro? Indovinate un po’ chi.
Il ministro, con sconcertante puntualità, aveva scritto una lettera in cui dichiarava di dimettersi dall’incarico di membro degli Amici della domenica proprio a partire dall’insediamento al ministero. Quindi, era ovvio che nessuno si sarebbe sentito in dovere di procurargli i libri o invitarlo a leggere per votare, dal momento che semplicemente non ricopriva più quel ruolo. E già, anche le glorie devono fare qualche sacrificio.
Il piccolo scandalo mediatico sembra un caso di talento da drama queen: da un lato il ministro Giuli che si lamenta di essere escluso, dall’altro la Fondazione che risponde con un’eleganza da manuale dell’autoassoluzione. Sarà tutto “cordiale”, certo, ma la verità è che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. O sei nelle grazie della giuria o fai il ministro impegnato altrove.
Quando la coerenza si prende una vacanza
Questa storia mette in evidenza quanto sia divertente la politica culturale italiana. Il ministro si lascia andare a una metafora da cartone animato: “Sono un nemico della domenica”. Forse non ha capito che quella “domenica” è il cuore pulsante di un giro di lettori e critici che funziona a prescindere dal suo status di ministro. Poi si lamenta di non ricevere i libri, dimenticando che ha scelto di non fare più parte della giuria. Evidentemente, l’idea di fare lo spettatore appariscente senza dover leggere cosa vota, non gli bastava.
Insomma, se vuoi stare dentro, devi esserci davvero. Se no, anche l’invito più dorato suona come il biglietto per un banchetto a cui non porti nulla se non la tua faccia. Ma niente paura, il nostro eroe culturale è pronto a comprare i libri con i suoi soldi per godersi il piacere della lettura. Che gesto nobile e disinteressato!
Nel frattempo, la Fondazione Bellonci si gode una bella figuraccia mediatica e conferma, con classe, che non si fa più alcun regalo a chi non è più parte del gioco. Chissà se nel prossimo Strega vedremo un ministro che, stavolta, legge davvero i libri prima di lamentarsi. O forse è chiedere troppo.
Giuli era uno degli ospiti d’onore alla serata finale di domani a Villa Giulia, proprio come aveva fatto sfoggio di sé alla finale del Premio Strega Poesia lo scorso 9 ottobre. E come se non bastasse, sarà una gioia immensa riavervi tra i piedi anche l’anno prossimo, in occasione della nostra grandiosa ottantesima edizione. Se poi per caso dovesse decidere di riprendere il suo ruolo nella giuria del premio, da quelle parti lo accoglieremmo con un entusiasmo degno del miglior applauso di teatro.



