Il governo ha deciso: impugnerà la legge sul fine vita della Toscana. Pare che, secondo il comunicato del Consiglio dei ministri, essa «lede le competenze esclusive dello Stato in materia di ordinamento civile e penale». Naturalmente, ciò ha scatenato polemiche che fanno impallidire quelle dei reality show. Giusto per ricordarlo, la legge della Toscana è l’unica in Italia a stabilire regole per il suicidio assistito, quindi si può dire che è un piccolo colosso nel panorama legislativo.
L’Associazione Coscioni ha, addirittura, raccolto firme per presentare leggi in tutte le Regioni d’Italia. Ma è divertente notare che, fino ad ora, la Toscana è l’unica che ha avuto il coraggio di attuare la sentenza della Corte costituzionale del 2019, la quale, a quanto pare, non è rimasta a braccia conserte e ha voluto far sapere che le cose non vanno così bene in Parlamento. Secondo la Corte, i legislatori sono già in ritardo. Ma chi lo avrebbe mai pensato?
In effetti, nonostante siano passati sei anni, il Parlamento ha fatto esattamente… nulla di concreto. Diverse proposte di legge sono state presentate per regolamentare questa pratica di fine vita, ma nessuna ha superato il culto della commissione. La sentenza della Corte ha, quindi, saputo supplire alla mancanza di azione legislativa, permettendo all’Associazione Coscioni di portare avanti battaglie sempre più audaci.
Cosa dirà mai la sentenza della Corte? Ah, sono ben quattro i requisiti. Per accedere al trattamento, il paziente deve avere «una diagnosi infausta», il che significa che la morte è più certa della sua prossima cena. Deve poi «essere sottoposto a un trattamento vitale», tipo respiratore, e non dimentichiamo che deve «avere sofferenze fisiche». Infine, deve essere una persona capace di decidere liberamente, senza che il postino gli lasci il contrassegno.
La polemica ha preso il via, come era prevedibile, dal presidente della regione Toscana, Eugenio Giani. Ha affermato che è «paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare la sentenza della Corte costituzionale». Ma certo, chi non vorrebbe passare il tempo a ostacolare i progressi legislativi?
Arrivano voci inaspettate dal fronte del governo, con Giovanni Donzelli di FdI che si scaglia contro l’idea di leggi regionali divergenti. “È impensabile,” proclama con un entusiasmo che sarebbe quasi commovente se non fosse così patetico, “che ogni Regione decida per conto proprio. Immaginate cosa succederebbe se in Toscana ci fosse una legge sul fine vita, in Umbria un’altra e nel Lazio un’altra ancora! Chi vive al confine, come si regola? Quale legge deve seguire?”
Dalla parte opposta, Maurizio Gasparri di Forza Italia fa pezzi la legge toscana definendola “indiscutibilmente incostituzionale”, come se non ci fosse già abbastanza da fare per salvare la dignità della discussione pubblica. Secondo lui, questa legge dimostra i “temerari” intenti della sinistra, sempre pronti a strumentalizzare temi così “delicatissimi” per scopi che restano misteriosi come il Conte di Montecristo.
Ma la vera sorpresa arriva dall’opposizione, con proteste che si alzano come coriandoli. Marco Furfaro del PD strepita: “L’impugnazione del governo è violenza sulle persone che soffrono,” quasi paragonando il governo a un gigante greco che schiaccia gli oppressi. E Angelo Bonelli di Avs non si fa meno poeticamente drammatico, definendo l’atto governativo “ferocia ideologica contro le famiglie e i malati terminali,” come se il governo avesse riscritto la Divina Commedia, ma con meno poesia.
Carlo Calenda, leader di Azione, riffa sul tema con classico aplomb, sostenendo che “abbiamo bisogno di una legge sul fine vita, è una questione di umanità e di decenza.” Riccardo Magi di +Europa non è da meno, attaccando il governo: “Sono falsi in tutto: hanno impugnato la legge toscana sul fine vita, alla faccia dell’autonomia di Salvini.” A questo punto, ci si potrebbe chiedere se “autonomia” non sia solo un eufemismo per “scommessa tragica sull’umanità.”
I parlamentari del M5S concludono questa sinfonia di protesta sottolineando come dal governo arrivi “uno schiaffo medioevale a chi soffre.” Forse avrebbero dovuto scrivere meno commedie e più proposte concrete, a meno che la loro arte non consista nel dipingere quadri di lutto e disperazione.
Ma, naturalmente, per il governo è solo l’inizio di una saga che promette di essere più lunga di una serie TV su Netflix, e chissà, magari alla fine ci sarà anche il lieto fine. A patto che non si venga per sbaglio in contatto con la realtà, che come sappiamo è sempre un po’ in ritardo.