I pazienti chiedono applausi, non rivoluzioni inutili

I pazienti chiedono applausi, non rivoluzioni inutili

La medicina estetica ha finalmente abbandonato il suo ruolo di privilegio elitario per diventare un fenomeno di massa mondiale. Secondo i dati pubblicati dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery, nel 2024 si sono toccati oltre 38 milioni di trattamenti estetici, con un’impennata del 42,5% rispetto a quattro anni fa. Come se prendersi cura di sé fosse diventata una cosa normale, un’abitudine quotidiana al pari di fare sport o… mangiare. Ma attenzione: addio ai filler esagerati e agli interventi che gridano “guardami!”, oggi si punta disperatamente alla parola magica “naturalezza”. Ecco che s’impongono i cosiddetti “trattamenti soft”: biostimolazioni, botulino preventivo, peeling e cocktail vari che ti ringiovaniscono senza farti sembrare un ritratto del passato rimesso a nuovo.

Il dottor Roberto Valeriani, esperto di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica e docente alla UniCamillus di Roma, offre la solita perla di saggezza: ormai la gente vuole soltanto “interventi discreti”, niente rivoluzioni facciali, bensì un miglioramento che valorizzi i propri tratti originali. Non si trasforma più, si “cura” come se fosse normale avere un appuntamento programmato con la propria bellezza, da mantenere nel tempo come si fa con i trattamenti di routine. Fantastico, abbiamo insomma una medicina estetica diventata parte della nostra quotidianità.

La “nuova frontiera” della bellezza, secondo Valeriani, non è più il mostrarsi come bambole di plastica gonfiate, bensì il sentirsi a proprio agio con se stessi. Ecco il mantra moderno: un perfetto equilibrio che unisca scienza, prevenzione e, udite udite, rispetto dell’identità individuale. Perché se non lo rispetti, ma soprattutto se effettui un ritocco vistoso, non sei più trendy e rischi di essere la barzelletta della prossima cena tra amici.

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