Giovanni Manildo, l’ex sindaco che il centrosinistra vorrebbe piazzare in Veneto: un Pd a metà?

Giovanni Manildo, l’ex sindaco che il centrosinistra vorrebbe piazzare in Veneto: un Pd a metà?

Volto aperto, pacato, avvocato che sembra aver trovato la sua vocazione tra le collaborazioni green e il diritto dell’Energia, Giovanni Manildo è un trevigiano nato nel 1969 che ha già dimostrato il suo talento nell’arte di sorprendere. Ricordiamoci tutti il 2013, anno in cui ha affrontato l’impegnativa missione di espugnare una Treviso fortificata dalla Lega per vent’anni, sotto il comando di due illustri nomi: Giancarlo Gentilini e Gianpaolo Gobbo. Esatto, proprio lui, quel Manildo che ora riemerge come un fantasma dal cilindro di un PD affannato nel cercare un autore per il suo prossimo dramma politico. Risultato? Potrebbe trovarsi a fare da collante tra una giungla di ideologie, da Sinistra Italiana agli ambientalisti di Avs, con un pizzico di fortuna che potrebbe persino portare ai centristi di Italia Viva e Azione.

Moderato e contemporaneo, si dice che a Roma ci sia stata una discussione sull’assetto elettorale per le varie elezioni, compresa quella del Veneto. Certo, se il centrosinistra spera di elevare il suo onore dopo il misero 15% ottenuto da Arturo Lorenzoni cinque anni fa, ha bisogno di un candidato condiviso. E non solo, urgerebbe un candidato “presto”. Dato che diversi civici si sono bruciati nel tentativo, da Antonella Viola ad Aldo Serena, e visto che il parere negativo del “padre nobile” del PD, Achille Variati, ha lasciato un vuoto incolmabile, pare che restino pochi nomi tra civici ed ex sindaci. Tra questi, spicca proprio Manildo, un profilo che potrebbe strizzare l’occhio a chiunque. D’altronde, è un uomo “non troppo PD”, moderato e “quasi contemporaneo” – se possiamo usare una formula così fantasiosa.

Parlare di Giovanni Manildo significa tuffarsi nel suo lustro da sindaco, un periodo che ha visto una Treviso del tutto inedita, governata da un PD ma con un sindaco proveniente dalla sinistra cattolica. Ricordiamo come il renziano di prima ora attirò l’attenzione di Matteo Renzi, il quale, in un lampo di genialità, scelse proprio Treviso per il suo primo bagno di folla dopo l’investitura. Un passato nello scoutismo, come il suo illustre amico Renzi, e un padre, Antonio, che era un pezzo grosso della DC nei giorni d’oro. Insomma, Manildo è uno di quelli che sa di cosa si parla, è dialogante e ha un’allergia acuta per le polemiche inutili. Dopo la sua stagione da sindaco, si è ritirato dalla politica attiva senza drammi, mentre Mario Conte, suo successore, è riuscito a rilanciare una Lega di ben altre ambizioni. E chi lo dice che la lezione del “dialogo” sia stata archiviata? Sembrerebbe proprio di no.

Lui, coinvolto dalle consuete maldicenze, sembra che stavolta il suo destino sia in mano alla coraggiosa capogruppo Vanessa Camani, scelta dai venerabili del Partito Democratico, cioè Flavio Zanonato e Paolo Giaretta. Ma lui tace. Per ora. Laureato in giurisprudenza a Padova, avvocato con i suoi fratelli, sposato e padre di tre figli, chi l’ha mai sentito pensare di improvvisarsi sindaco? No, lui è uno che arriva vincendo le primarie. Entra nel consiglio comunale di Treviso nel 2008 con il PD e diventa segretario cittadino l’anno successivo, prima di mirare a Ca’ Sugana. E guardate un po’, durante il suo mandato, la città ha ospitato la novantesima Adunata nazionale degli alpini. Un vero colpo di genio, visto che lui è un alpino (tenente a Belluno), e così anche Gentilini. In quella giornata, piazza dei Signori era un trionfo di penne nere, e i due si sono fatti immortalare abbracciati, coperti dai loro cappelli, pronti per accogliere un’affettuosa invasione. Che romanticismo!

Una fotografia che fa scalpore, che segna una sorta di pacificazione temporanea, definita da tanti un momento costruttivo (che generosità!). La città, in quegli anni, subisce una metamorfosi; si pedonalizzano piazza Rinaldi e Santa Maria dei Battuti in centro, la pista ciclabile fa capolino in viale Montegrappa, e, cosa non da poco, tornano le grandi mostre. Nel 2018, per esempio, Treviso ospita una retina retrospettiva di sculture e opere su carta di Rodin. E chi potrebbe dimenticare l’arrivo di Conte? L’avvocato, ovviamente, riprende a occuparsi di questioni più importanti. Ora, sorpresa, la proposta sul tavolo è quella di mettere in piedi un’operazione ben più complessa: mirare alla Regione. Tutto semplice, no?

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