Il pallottoliere resiste appena due ore, giusto il tempo di sbrigare qualche formalità e approvare l’unica legge degna di nota: quella che, per la prima volta, tenta di mettere insieme in un minestrone normativo le politiche giovanili. Poi, come per magia, tra distrazioni assortite, assenze strategiche e storici mal di pancia mai sopiti, i numeri si riducono drasticamente. Specialmente per un centrosinistra, già in ginocchio, che può vantare un’esile maggioranza di soli 26 deputati su 51 totali.
Altro capolavoro del Consiglio regionale della Puglia, che ieri è riuscito a non trovare il numero legale. Non proprio una sorpresa, se non fosse per l’aria di smarrimento della presidente Loredana Capone, che al monitor vede svanire in un attimo il sogno di una votazione regolare. Lo spunto? Il primo articolo della legge sugli enti del terzo settore. «Ma che caspita. Sono sinceramente arrabbiata e delusa», ammette lei, dopo aver inutilmente richiamato i colleghi di maggioranza a tornare in aula. Solo 24 presenti, e si chiude lì la seduta per più di un’ora. Al ritorno, stessa musica: del numero legale zero traccia.
Come prassi consolidata, questa debacle permette alle opposizioni di mettere il piede sul tavolo. Con un entusiasmo che quasi commuove, Renato Perrini di Fratelli d’Italia sbotta: «Basta con questa sceneggiata. Presenteremo una mozione di sfiducia al presidente Emiliano perché non possiamo essere noi della minoranza a reggere il numero». Come se fosse una responsabile scelta strategica, e non la palese incapacità di tenere insieme la maggioranza più fragile dell’universo politico. Antonio Scalera, ultimo arrivato nel gruppo “La Puglia Domani” e neo-leghista, ribadisce: «È ormai un’agonia che non possiamo portare avanti fino a fine legislatura». Che poesia.
Il video della Capone perso tra sconforto e rabbia, non poteva non finire sui social, dove tutti lo hanno ammirato con il rispetto che si riserva a un’opera contemporanea indecifrabile. Mauro D’Attis, deputato e segretario pugliese di Forza Italia, non si trattiene e sferra il suo attacco: «Il risultato di una cosa che si tiene con la colla della clientela sta tutto in questo mortificante video della presidente del Consiglio regionale che richiama alla presenza in aula solo i consiglieri di maggioranza. Che puntualmente non ci sono». Ironico che a ‘colla e clientela’ pensi proprio chi fa della politica accrocchio il suo pane quotidiano.
Il teatro tragicomico della politica pugliese
Ormai il Consiglio regionale della Puglia sembra più un palcoscenico per drammi assortiti che una sede istituzionale. Fra assenze strategiche, malumori interni e una maggioranza che sembra essere stata cucita insieme con lo scotch, ogni tentativo di lavorare seriamente finisce per trasformarsi in uno spettacolo tragicomico. E non c’è nemmeno bisogno di inventarsi nulla: basta guardare la cronaca quotidiana di sedute convocate e abbandonate, di leggi importanti che restano nei cassetti, di presidenti che si lamentano e opposizioni che gongolano.
Peccato che a pagare siano sempre i cittadini, pronti a sorridere amaramente guardando quei numeri sparire come illusionisti incapaci. Il centrosinistra cerca di mantenere il salvabile mentre l’opposizione, armata di mozioni di sfiducia a ripetizione, si prepara a gabbare un cast destinato a sfaldarsi da sé. Nel frattempo, l’unica certezza rimane una: in Puglia, la politica va forte… almeno nel teatro del paradosso.
Ah, la politica locale: un teatro sempre ricco di colpi di scena e cambi di casacca. Stavolta tocca ad Antonio Raone subentrare al posto di Alessandro Delli Noci, che ha preferito farsi da parte dopo che la Procura di Lecce ha deciso di fargli una visita poco gradita. Ovviamente, Raone ha scelto la comoda poltrona di Forza Italia, lasciando a bocca asciutta la civica di sinistra Con, mostrando quanto le ideologie nel gioco del potere siano solo un optional da aggiornare all’occorrenza.
Ma passiamo alla vera star del momento: la legge sulle politiche giovanili, approvata con un sorridente unanimità di 42 sì da parte dell’Aula. Che sorpresa! Tra le correzioni da applausi, spicca la ridicola ma necessaria aggiunta di termini come «merito» e «trasparenza», riuscita grazie all’intervento illuminato di Fabio Romito della Lega. E non è finita: via le fastidiose parole in inglese, perché diciamocelo, chi ha bisogno del cosmopolitismo quando si può reinventare la ruota tutta in italiano?
Questa legge, frutto di un percorso di partecipazione degno di un corso serale di filosofia politica, promette di valorizzare i talenti, impedire la tanto temuta fuga dei cervelli (che sembra più una fuga dal buon senso) e persino incentivare rientri – come se questo bastasse a risolvere decenni di gestione zoppa. Inoltre, nasceranno due creature mirabolanti: un Osservatorio e l’Agenda Giovani, che faranno da entità magiche per concepire politiche di welfare, lavoro e mobilità per i nostri ragazzi, che apparentemente si muovono ancora grazie ai piani astrali.
Michele Emiliano, il grande burattinaio dietro le quinte, non si è trattenuto: in maniera commovente, ha dedicato l’intera legge ad Alessandro Delli Noci, il quale pare abbia messo il suo nome dorato su ogni pagina, mentre lui, Emiliano, ci tiene a sottolineare i “meriti” dell’ex assessore nello sviluppo del PIL locale e nella miracolosa ripartenza post-Covid. Come non commuoversi?
Anche Alessandro Leoci, consigliere dalle più alte sfere delegato alle Politiche giovanili, si dice fiero di questa “prima pietra importante”. Speriamo che non si tratti dell’inizio di un castello di carta, altrimenti almeno il sarcasmo avrà una buona base per costruire.
Il plauso a geometria variabile delle opposizioni
E le opposizioni? Beh, hanno detto sì, ma con quel tono di “sarà meglio così” che tradisce più una rassegnazione che un entusiasmo genuino. Fratelli d’Italia ha commentato con la solita saggezza da campagna elettorale: “abbiamo votato perché il futuro dei nostri ragazzi non ha un colore politico”. Peccato che in un mondo dove tutto ha un colore, questa frase lasci un po’ il tempo che trova.
Nel frattempo, i delusi del Movimento 5 Stelle hanno espresso il loro sdegno per il mancato ok alla legge sul terzo settore. Evidentemente, per loro certi temi sono troppo seri per essere contaminati da biechi “giochi politici”. Chi lo avrebbe mai detto che la politica, quella cosa che noi tutti amiamo odiare, potesse avere un lato così serio?