Giorgetti annuncia il 2% di spesa per la difesa: ecco i nuovi contratti da firmare per Irpef e pensioni che non si vuole davvero cambiare!

Giorgetti annuncia il 2% di spesa per la difesa: ecco i nuovi contratti da firmare per Irpef e pensioni che non si vuole davvero cambiare!

“Riguardo alle spese per la difesa e, in generale, la sicurezza nazionale, il lavoro di analisi svolto con il rigore richiesto dalla NATO suggerisce che già da quest’anno potremmo davvero raggiungere l’ambizioso obiettivo del 2% del Pil stabilito nel 2014.” Queste sagge parole sono state pronunciate dal nostro amato ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante la sua audizione sul Documento di finanza pubblica. Portare la spesa al livello proposto da Giorgetti implica per il Bel Paese sborsare circa 10 miliardi di euro in più all’anno. Del resto, attualmente la spesa per la difesa si attesta intorno all’1,5% del Pil. “Siamo ben consapevoli, a fronte delle attuali tensioni, dell’assoluta necessità di incrementare tali spese nei prossimi anni”, ha aggiunto il nostro illuminato ministro.

Ma dove trovare i soldi senza mutilare le altre voci di bilancio (come sanità, assistenza, istruzione, e compagnia bella)? “Mi è stato chiesto se intendiamo sfruttare la deroga al patto di Stabilità per finanziare le spese militari (praticamente accumulando debito, ndr), ma la mia personale opinione è che attualmente il governo italiano non lo farà. Riteniamo sia corretto e opportuno aspettare il vertice NATO di giugno 2025 per valutare quale direzione prendere. E poi, calibrare la spesa militare significa prendere decisioni,” ha dichiarato Giorgetti, che, nonostante il chiaro aumento del budget militare, rimane piuttosto fumoso su come intende finanziarlo. Davvero un maestro della diplomazia economica!

Anche la Banca d’Italia ha voluto dire la sua, con il vice capo dipartimento di Economia e statistica, Andrea Brandolini, che si è trovato ad esprimere le proprie perle di saggezza in Parlamento. “Uno sforzo di riarmo demandato ai singoli Stati senza alcun tipo di coordinamento potrebbe condurre a spese inefficaci (non potendo sfruttare possibili economie di scala) e sostanzialmente inadeguate (rischiando sia di creare duplicazioni sia di non affrontare le attuali carenze). Da un punto di vista economico, gli investimenti e le spese per la difesa hanno la natura di beni pubblici europei; un programma coordinato e finanziato con risorse comuni faciliterebbe il raggiungimento di un livello appropriato di spesa”, ha affermato con l’aria di chi sa esattamente di cosa parla.

Ma Giorgetti non si è fermato qui; ha poi continuato a discutere del Dfp, quel documento che quest’anno, per sua sfortuna, è uscito “monco”, ovvero privo degli obiettivi programmatici su cui mira il governo, ma che ha ridotto a metà le previsioni di crescita per il 2025. “Il documento arriva in un contesto internazionale caratterizzato da cambiamenti rapidissimi, rendendo terribilmente difficile fare previsioni a lungo termine, figuriamoci a breve”, ha esordito il tuttologo Giorgetti. “In questa situazione, non dovremmo stupirci per le revisioni al ribasso, che non sono altro che un segno della serietà del governo nei confronti di fattori esogeni.” Certo, perché avere aspettative alte non è mai stato il forte di questo governo.

Tutte le simulazioni incluse nel Dfp, ha aggiunto il nostro eroe, “si basano su ipotesi decisamente più sfavorevoli e forniscono indicazioni pessime sulla crescita e sulla finanza pubblica. Tuttavia, lo scenario potrebbe rivelarsi meno negativo di quanto previsto, grazie a fattori esterni come l’andamento dei prezzi energetici e dei tassi d’interesse.” Quindi, malgrado tutto, ci sono speranze? Il quadro macroeconomico è dunque avvolto da rischi positivi, chi l’avrebbe mai detto!

“In una situazione decisamente più complessa rispetto a pochi mesi fa, l’Italia si distingue per la sua gestione della finanza pubblica, che permette di confermare in questo Documento gli obiettivi di spesa netta e riduzione del deficit e del debito stabiliti nel Piano dello scorso…” Bene, bene, abbiamo tutti bisogno di un po’ di ottimismo disilluso nei tempi che corrono!

Ah, Giorgetti e i suoi proclami straordinari! Finalmente un ministero che può vantarsi di aver “migliorato” i dati del 2014. Che trionfo! E non dimentichiamo l’acclamato “effetto positivo” sul conto di controllo. Perché quando si tratta di economia, basta un pizzico di ottimismo e voilà, i mercati finanziari applaudono. Chi l’avrebbe mai detto?

Il nostro cari ministro ha poi avuto l’audacia di fare un confronto con i Treasury statunitensi, che, poverini, faticano a vendere i loro titoli. Ma noi? Oh beh, abbiamo una domanda che supera l’offerta di dieci undicesimi. Bravo, Giorgetti, fantasticare è sempre più facile che mettere in pratica. Ma era solo una battuta! Non si sa mai, i tragici stenografi potrebbero davvero scambiarla per una verità gloriosa.

Passiamo poi alle brillanti strategie del suo ministero, il quale sta affrontando questioni di vitale importanza come l’aumento automatico dell’età pensionabile. Perché, per carità, non possiamo certamente lasciarci sfuggire l’opportunità di intensificare la vita lavorativa dei cittadini, soprattutto quando si tratta di “sterilizzare” un incremento di tre mesi. Una mossa decisamente piena di cuore: “Consideriamo il sistema in Europa uno dei più performanti”, ha detto con orgoglio. Che umiltà!

Ma non temete, cari lettori! Fino a che non ci sarà un decreto, non c’è fretta. L’importante è mantenere la calma e lasciare che il tempo faccia il suo corso. Sappiamo tutti quanto sia rassicurante sentire un politico dire “sta tranquillo” a un senatore preoccupato. Se poi questo “stare tranquillo” significa combattere per un sistema previdenziale in crisi, beh, chi se ne frega, giusto?

E infine, non possiamo trascurare l’annosa questione degli acconti Irpef. Ah, Giorgetti ha risposto prontamente alla domanda sul suo tanto atteso decreto correttivo. Ma chiaramente, senza un pizzico di suspense e conduzione erratica, la vita politica non sarebbe la stessa. L’intervento che dovrebbe semplicemente applicare le nuove aliquote del 2025 è, ovviamente, pieno di misteri e complessità. Chissà quando arriverà il grande annuncio, magari nel prossimo millennio?

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