Giganti del farmaco europei avvertono Bruxelles: la migrazione negli Stati Uniti se le norme non cambiano

Giganti del farmaco europei avvertono Bruxelles: la migrazione negli Stati Uniti se le norme non cambiano

Un paradosso degno di nota: i farmaci, a oggi, sono tra i pochi prodotti esentati dai dazi statunitensi. Tuttavia, le case farmaceutiche europee, temendo che le barriere commerciali possano presto investire anche il loro settore, si rivolgono a Bruxelles per evitare quello che titolano un potenziale esodo verso gli USA. “Gli Stati Uniti sono avanti rispetto all’Europa in ogni parametro valutato dagli investitori, dalla disponibilità di capitale alla proprietà intellettuale”, scrivono i rappresentanti della Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche nella loro missiva a Ursula von der Leyen.

Un invito all’azione persistente

“Con l’aggiunta delle tariffe, l’incentivo a investire nell’UE diminuisce e i motivi per trasferirsi negli USA aumentano”. Tra i giganti europei che hanno sollevato la questione ci sono nomi noti come Bayer, Merck, Sanofi, Astrazeneca e Novartis. Questi produttori di farmaci esigono un “cambiamento radicale delle politiche” nell’Unione Europea, con richieste per disposizioni più rigorose sulla proprietà intellettuale e una legislazione ambientale e chimica coerente. Senza tali cambiamenti, avvertono, gli investimenti potrebbero subire un colpo da oltre 100 miliardi di euro. È interessante notare quanto queste aziende, pur minacciando il trasferimento in un altro continente, attualmente beneficino di un sistema che sembra loro così insufficiente.

Il mercato dei medicinali: un paradosso globale

L’interscambio di medicinali tra Europa e Stati Uniti è considerevole, con un export dall’UE verso gli USA che vale 90 miliardi di euro. È curioso come gli USA ricoprano il ruolo di mercato farmaceutico principale sia per le aziende locali che per quelle europee, poiché la metà delle vendite globali di farmaci avviene negli USA. Ma la questione su quanto sia concreto il rischio di un esodo è nebulosa; questa situazione, tuttavia, offre un’ottima leva negoziale alle case farmaceutiche per ottenere dalle istituzioni europee regole più vantaggiose e agevolazioni senza troppa fatica.

In un mondo dove i migliori contratti e opportunità sembrano gravitare sempre più verso il Nord America, cosa rimane per un continente come l’Europa? La risposta appare sfumata, eppure, rimangono in gioco false promesse, linguaggi burocratici e un apparente disinteresse verso le vere necessità delle aziende europee che cercano di competere su un campo di battaglia globalizzato.

Possibili “soluzioni”… con un sorriso amaro

Forse una revisione delle politiche sulle tariffe, un’alleanza più forte in termini di proprietà intellettuale, e un’attenzione seria nei confronti dell’innovazione potrebbero essere le strade per fermare il cosiddetto esodo. Ma chi può garantire che tali misure verranno attuate, soprattutto proprio da coloro che ora si trovano a guardare l’America con un misto di ammirazione e invidia? Forse la risposta è che dovremmo semplicemente continuare a sognare piani ambiziosi e guardarci intorno mentre il mondo dei farmaci si muove verso altre sponde.

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