A Ghedi, il 25 aprile ha creato un mix di incomprensioni politiche e musicali che neanche un DJ in preda ai fumi dell’alcol sarebbe riuscito a concepire. Mentre gli antifascisti intonavano “Bella ciao”, il sindaco Federico Casali pensava bene di reinterpretare il brano dei Clash “Should I Stay or Should I Go”, se mai fosse stato nel mood giusto. E che dire della sua apparizione sul palco? È riuscito a farlo ben due volte: la prima, durante l’intervento di Francesca Parmigiani, durante il quale ha avuto la brillante idea di chiedere agli organizzatori perché un discorso fosse così lungo: “È durata il quintuplo rispetto alla predica del parroco durante la messa.” E mentre il palco stava diventando un teatro di esibizionismo, il nostro amato sindaco ha ripreso la parola per il suo grandioso discorso di chiusura, solo per fuggire nuovamente quando i militanti antifascisti si sono messi a cantare “Bella ciao”. Così, l’uscita finale di Casali è avvenuta proprio mentre il coro partigiano iniziava. E lui, senza neanche sapere chi fosse, ha avvisato di non avere pregiudizi nei confronti della relatrice: “Io questa Parmigiani non so neppure chi sia, ma ha trasformato il suo intervento in un comizio contro il governo.”
In risposta, la nostra eroina della parola, Francesca Parmigiani, esponente del comitato nazionale Anpi, ha chiarito che non ha “mai menzionato né il Governo, né la Presidente del Consiglio”, mentre si è “dilettata” a citare nomi come Calamandrei, Gramsci, Pertini, Spinelli, Bobbio, Mattarella e addirittura Papa Francesco. Ma chi mai potrebbe trovare incongruenza in tutto ciò?
Ah, la Parmigiani, vera stella del palcoscenico! Ha deciso di fare un’analisi di coscienza sul proprio discorso, come se fosse la somma di tutte le intuizioni giuridico-costituzionali essenziali. “Ho ritenuto che il modo migliore per rendere omaggio al sacrificio dei partigiani fosse prendere in esame alcuni principi fondamentali della Carta,” ha detto con un’opera di prosa dignitosa, “quelli che sanciscono i valori che hanno animato la loro lotta.” Certo, la sua analisi ha voluto anche rivelare il grado di attuazione di queste nobili disposizioni nel nostro presente. Ma non preoccupatevi, niente di politico sui pigri banchi del governo.
Non ci stupisce che alcune parti del suo discorso abbiano sfiorato l’azione di governo. L’ex consigliera in Loggia ha fatto notizia… o almeno così spera. Ma aspettate, non vi preoccupate, di certo non ci sarà alcun scossone nella tranquilla vita politica di Ghedi, un luogo dove le polemiche sembrano fuggire più velocemente di un sindaco confuso.
Che gioia vedere che qualcuno si preoccupa della progressività fiscale, mentre i governi sembrano più interessati a dare una bella spruzzata di preferenze a chi già ha tutto! D’altronde, il concetto di giustizia sociale è chiaramente un’idea retrograda. Ma non finisce qui, perché si è anche ricordato che «la **Corte Costituzionale** nella recente sentenza ha dichiarato parzialmente illegittima la legge di attuazione dell’autonomia differenziata». Davvero sorprendente, considerando che l’autonomia è sempre stata in cima alla lista dei desideri di chi ama il caos. È quasi come dichiarare illegittimo di voler un gelato in estate!
Senza dimenticare il tema scottante del diritto d’asilo, che, a quanto pare, è diventato solo un optional. «Ho stigmatizzato come esso sia calpestato da politiche in tema di immigrazione che confliggono con l’esigenza di tutelare i diritti inviolabili dell’uomo», ha dichiarato qualcuno che evidentemente ha esagerato con l’ottimismo. Come se i diritti umani potessero ancora reggere in un’epoca in cui la xenofobia sembra avere il sopravvento e il buon senso è diventato un’utopia.
Ma non finisce qui! «A partire dalla Liberazione governare non vuole più dire comandare», conclude Parmigiani. Ecco l’illuminazione: governare è ora un’arte sottile, una questione di stile! Certamente, se non si sta semplicemente a guardare mentre le politiche continuano a ritagliarsi una maglia su misura per tutti tranne che per i cittadini. Se avessero fatto questo anche durante la **Liberazione**, chissà come sarebbe andata a finire!
Insomma, mentre alcuni parlano di progresso, altri continuano a camminare all’indietro, come se il concetto di Stato sociale fosse solo un ricordo sbiadito. Ma non temete, basta un po’ di retorica per far sembrare che tutto vada bene. E per quelli che si preoccupano, non preoccupatevi: ci sono sempre più affermazioni vuote per riempire il vuoto di sostanza!