George e Amal Clooney trascinano l’ennesima parata di VIP a Londra per gli Albie Awards 2025: la noia in passerella è servita

George e Amal Clooney trascinano l’ennesima parata di VIP a Londra per gli Albie Awards 2025: la noia in passerella è servita

Una pioggia di stelle ha invaso Londra, ma stavolta non si parlava solo di glamour e tappeti rossi infiniti. George e Amal Clooney hanno dato il benvenuto a più di 400 ospiti di prestigio nel maestoso Museo di Storia Naturale per la quarta edizione degli Albie Awards, l’ormai celebre premio che glorifica chi si dimena per la giustizia, i diritti umani e la libertà di parola. E questa volta, attenzione, niente red carpet a New York: gli Albie hanno varcato l’Atlantico, perché si sa, la giustizia internazionale non ha frontiere—ma mica poteva mancare un po’ di stiff-upper-lip britannico.

George Clooney non si è fatto certo pregare nel giustificare la novità: “Era il momento giusto”. Eh già, quando uno ha il calibro di Clooney, ogni spostamento diventa un evento globale. La coppia più impegnata del jet set era già in Regno Unito per il lancio della collaborazione di Amal Clooney con l’Università di Oxford, dedicata a sfruttare l’intelligenza artificiale per facilitare l’accesso universale alla giustizia. Ovvero: quando la tecnologia incontra la beneficenza con una spruzzata di intellettualismo.

Il tappeto rosso londinese ha fatto sfilare una parata di stelle da far invidia a Hollywood: Meryl Streep, Emma Thompson, Meg Ryan, Jacinda Ardern, Felicity Jones, Isla Fisher, Michaela Jaé Rodriguez e persino la temutissima Donatella Versace. E, come se non bastasse, le performance live di John Legend e Brandi Carlile hanno fatto da colonna sonora a una serata dove lusso e giustizia sociale sembravano andare a braccetto, anche se sappiamo tutti che il vero lusso è sapere cantare bene dal vivo. Il cuore pulsante, però, erano i premiati: attivisti e difensori dei diritti umani che, nella vita reale, rischiano molto più del loro outfit da red carpet.

Tra i protagonisti, spiccava José Rubén Zamora, giornalista guatemalteco passato dalle redazioni alle celle di prigione per aver osato denunciare. Poi c’era Fatou Baldeh, coraggiosa attivista gambiana per i diritti delle donne, e Martin Baron, l’ex direttore del Washington Post premiato per il suo contributo alla libertà di stampa, ovviamente senza contare che è l’unico a sembrare rilassato mentre intorno il mondo va a rotoli.

Melinda French Gates è stata anch’essa celebrata per le sue imprese filantropiche, come se non bastassero già le fortune accumulate. Nel mentre, Darren Walker, presidente della Ford Foundation, si è beccato un premio alla carriera, ulteriore riprova che a volte l’onnipotenza filantropica premia la continuità, oltre alla serietà.

Darren Walker ha riassunto così il senso della serata: “Questa è una serata di speranza e possibilità”. E meno male, altrimenti che festa sarebbe? Dall’altra parte, Amal Clooney ha voluto sottolineare che “riconoscere chi lavora per la giustizia, spesso nell’ombra e a rischio della propria vita, è oggi più necessario che mai”. Parole sante, soprattutto se pronunciate da chi l’ombra la calca dal pulpito del jet set internazionale.

Il premio prende il nome da Albie Sachs, 90 anni ben portati, giurista sudafricano e icona contro l’apartheid, che ha avuto l’onore di perdere un braccio e un occhio a causa di un attentato, e pure di essere celebrato mentre è ancora bello pimpante. Insieme a sua moglie Vanessa, ha confessato con ironia: “Ho passato la vita a combattere il potere, ora mi trovo a essere celebrato: è una contraddizione, ma ci convivo volentieri”. Complimenti per l’adattamento alla vita da vip!

Tra le celebrità, qualcuno ha ammesso candidamente che c’era molto più di semplice mondanità. Brandi Carlile ha confessato: “È raro partecipare a un evento che celebra chi rischia tutto per un ideale”, per poi aggiungere con un sorriso da fangirl: “Sono qui anche per incontrare Emma Thompson, la mia cotta segreta”. Chissà cosa penserà Meryl Streep…

Jacinda Ardern, ex primo ministro della Nuova Zelanda e veterana degli Albie, ha rammentato come “l’impegno per i diritti non sempre fa notizia, ma rimane essenziale”. E qui un applauso: il diritto non sventola spesso sui giornali, ma senza non saremmo neanche qui a parlarne con tanto entusiasmo.

Il giornalista Martin Baron, figura meno glamour ma tutto sommato concreta, ha insistito sull’importanza simbolica del riconoscimento: “Questo premio è un messaggio forte in difesa della libertà di stampa”. Un monito non così superfluo in tempi segnati da crisi globali, repressione e attacchi continui ai diritti fondamentali.

Gli Albie Awards si confermano così un insolito cocktail di celebrità, glamour e impegno civile, un equilibrio duro da trovare ma immensamente necessario. E a chiudere la serata, c’è stato il sorriso complice di Clooney che ha commentato: “Rispetto a New York, qui a Londra la stampa è più educata. Ma lo spirito resta lo stesso: celebrare chi cambia il mondo, spesso senza riflettori”. Sembra che il movimento per la giustizia – almeno in questa circostanza – abbia trovato perfetto il suo red carpet.

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