Genitori avvertiti: niente ansia da rientro per i pargoli, sia mai li traumatizziamo

Genitori avvertiti: niente ansia da rientro per i pargoli, sia mai li traumatizziamo

Finalmente si riaccendono le luci sulla scuola italiana: da Nord a Sud, ciascuno dei venti milioni di italiani coinvolti si prepara a questo grande rituale nazionale chiamato “primo giorno di classe”. Che grande occasione per ansie, stress, corse all’ultimo minuto, e, perché no, quel contagioso entusiasmo pre-scolastico condito da un pizzico di disorganizzazione.

Secondo Italo Farnetani, il pediatra che fa il supereroe della divulgazione, il primo comandamento per i genitori è molto chiaro: vietatissimo caricare di ansia i figli. Perché, si sa, nulla dice “buona ricomincio” più di una dose massiccia di ansie genitoriali travestite da pacche rassicuranti.

Italo Farnetani ha spiegato:

“La ripresa delle scuole coinvolge un italiano su tre, ovvero circa venti milioni tra studenti e accompagnatori, tutti impegnati nel rituale quotidiano dell’esodo verso l’edificio scolastico. Ogni persona porta con sé un carico di problemi, tensioni e dilemmi organizzativi che vanno dal guardaroba all’indispensabile corredo di libri e cancelleria.”

D’altra parte, cosa c’è di più semplice? Presentarsi a scuola con i vestiti giusti, lo zaino completo e con la mente sgombra da ogni fastidiosa preoccupazione. Facile vero? E mentre i genitori illumineranno i loro figli sul “valore sacro” della scuola, assicurandosi che comprendano che la frequentazione è un regalo divino della società, magari dimenticheranno di mostrare un accenno di… entusiasmo.

Farnetani raccomanda vivamente:

“I genitori devono affrontare il ritorno tra i banchi con spirito positivo, evitando di far pesare ai bambini la spesa sostenuta per il materiale scolastico o di trasferire loro un senso di malcontento.”

Come se bastasse un mantra per annullare il classico panico da rientro, il pediatra suggerisce anche un altro capolavoro di strategia educativa: trattare il primo giorno di scuola come fosse uno qualunque nella vita del piccolo studente. Magari senza ricordargli che l’anno appena cominciato sarà popolato da milioni di compiti e interrogazioni… Ma no, che pessimismo sarebbe?

Per i più piccini, quelli alle prime armi con la scuola primaria, il consiglio è di rassicurarli con promesse di ritrovi puntualissimi al termine delle lezioni. O se no, chiarire chi raccoglierà la preziosa prole, così il dolore della separazione pomeridiana si può facilmente trasformare in un gioco di prestigio familiare.

Lo spuntino, epicentro dell’educazione alimentare e della diplomazia familiare

Non poteva mancare, in questa sinfonia di raccomandazioni, un mini capitolo dedicato al celeberrimo spuntino di metà mattina. Lì dove il mondo si divide tra chi impone di non portare nulla da casa e chi offre merende scolastiche da degustare in fila e in massa indistinta. Indovinate da che parte sta il nostro esperto? Ovviamente dalla parte della libertà!

Farnetani ha dichiarato senza mezzi termini:

“Sono fermamente contrario alle proibizioni imposte da alcune istituzioni che vietano il cibo portato da casa e alla merenda standardizzata offerta dalla scuola, perché le preferenze personali dei bambini vengono ignorate e si perde quel legame speciale con la famiglia.”

Insomma, mentre gli alunni cercano di barcamenarsi tra compiti, nuovi amici e, per i più fortunati, qualche emozione in più, i genitori sono invitati a sorridere, nonostante l’incombente bolletta scolastica: perché alla fine, come ricorda il pediatra, la scuola è la più preziosa eredità che lo Stato può donare ai propri cittadini, anche se a volte pare un investimento tutto in un solo versamento e nessun interesse.

Che la campanella finalmente suoni, dunque. E che l’orchestra di ansie, speranze e file interminabili per il materiale scolastico possa almeno mettere qualche sorriso sui volti stanchi degli studenti. O almeno provare a sembrare normale, che è già un ottimo inizio.

Immaginate la tragedia epocale: portare a scuola la merenda preparata a casa, quella sacra reliquia di affetti familiari e gusti personali, come se fosse una minaccia all’ordine mondiale. Eh sì, secondo alcuni luminari, quella fetta di torta o quel frutto selezionato con cura rappresentano nientemeno che un «pezzo di casa» da trasportare in classe, un baluardo della vita domestica quotidiana. Un vero e proprio portale affettivo per i marmocchi, specialmente nei primi drammatici giorni di scuola, quando il distacco dalla famiglia pesa come un macigno sui fragile spirito dei piccoli studenti.

Il nostro esperto di turno, il dottor Farnetani, non si lesina in consigli da applauso. Ovviamente, la scelta dello spuntino è un fatto sacrosanto e deve assolutamente riflettere i gusti dei piccoli alunni, non quelli, neanche a dirlo, dei genitori. Perché si sa, nella grande saga della merendina, è il bambino l’arbitro assoluto, non la mamma schiacciata tra mille impegni.

Ma aspetta, c’è di più. Per la prima settimana di scuole, quei cinque giorni di convulsa transizione verso la “nuova vita” scolastica, niente terrorismo da prima colazione, please. Sebbene due terzi degli studenti non sappiano neanche cosa sia una colazione vera o la facciano in modo tristemente insufficiente, la parola d’ordine è: lascia stare. Anzi, meglio non insistere, che la resistenza è tanta.

Chiude il dottore con un’illuminazione da manuale di psicologia pediatrica: il primo giorno di scuola deve scorrere tranquillo, normale, come se niente fosse. Addormentarsi alle solite ore, mantenere gli stessi ritmi, non mandare i bambini a letto prima solo perché si vuole evitare il classico piagnisteo da «ma ho sonno». Devono andare a dormire solo quando scoprono che gli occhi si chiudono da soli: niente veglia in obbligo in camera, che fa tanto insonnia da manuale.

Le meraviglie della “normalità” scolastica

In un mondo dove tutto è in perenne cambiamento, si canta l’elogio di mantenere le abitudini, come se fosse la ricetta magica contro l’ansia da primo giorno. Non una parola sulle famiglie che già combattono con mille problemi quotidiani, né un pensiero per quei bimbi che, proprio da casa, vorrebbero portarsi altro che una triste merenda e un protocollo di noia. Ma no, perché l’ideale, a quanto pare, è un “calma e gesso” sistemico e impassibile. Che tristezza questa rivoluzione stazionaria.

Certo, se fosse così semplice, vivremmo in un perfetto mondo fiabesco dove la scuola è un’oasi di pace, la merenda è un balsamo per l’Anima e il sonno arriva come un morbido abbraccio materno, senza notti insonni o drammi di bimbi insonnoliti. Peccato che la realtà sia un tantino più complicata, ma tanto, chi ha tempo di complicarsi la vita quando ci sono linee guida così chiaramente… illuminate?

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