Non è meraviglioso come il tempo possa sembrare fermo in certe situazioni? A Palermo, un anno è volato via e, indovinate un po’? Nulla è cambiato. Ogni giorno, la tristezza di morti sul lavoro ci ricorda che la vita va avanti, ma non nel modo che ci si aspetterebbe. Immaginate la scena: un figlio, Gaspare Giordano, racconta come ha appreso della tragica morte di suo padre. La madre, in cerca di informazioni, riceve la notizia come se le avessero comunicato che il suo cane era scappato. Nullità di tatto, eh? E lui, quel giorno, è tornato da Siracusa solo per vedere il corpo del padre nell’ambulanza. Bellissimo, vero?
Gaspare Giordano continua a dire che dopo il clamore iniziale, tutti si sono scordati di loro. Ma certo! I politici fanno una bella figura a piangere, poi nessuno si preoccupa di risolvere il problema. Parole vuote in cambio di vita persa. E vogliamo parlare dei progetti di legge? ‘Sì, ci sono state tante promesse’, dice. Ma chiaramente, il Ponte di Messina ha la priorità rispetto alla vita umana. Ma chi se ne frega, giusto?
Riportiamo alla mente quel giorno tragico: tre operai nel profondo di una fogna, con una società chiamata Quadrifoglio Srl a prendersi cura degli affari. Ma ecco il colpo di scena: muoiono per negligenza e piuttosto che preoccuparsi della loro vita, ci sono solo interrogativi sul rispetto delle misure di sicurezza. Perché rendere un cantiere sicuro, quando si può semplicemente ignorare la questione e sperare per il meglio?
Ma naturalmente le indagini procedono in un messaggio di silenzio assordante. Probabilmente sono tutti occupati a chiacchierare del tempo o a prenderti in giro sulle dotazioni di sicurezza. La verità è che, secondo esperti, nessuno era attrezzato per affrontare i pericoli sul posto di lavoro. Sorpresa! Ma non preoccupatevi, le cose andranno sicuramente meglio… un giorno.
Il dolore di Gaspare e della sua famiglia continua a riecheggiare, ma tanto vale. Suo padre, Ignazio Giordano, era un uomo che portava speranza e risate. Ma chi si ricorda di questi piccoli dettagli mentre si naviga tra le rotte della burocrazia? Ricorderemo la sua storia perché il suo ritratto è dipinto con toni di ironia cruda: un padre che morì tentando di salvare i suoi colleghi, e ora nessuno lo ricorda. Che beffa della vita!
Innovativo, vero? Un anno dopo, e non è cambiato nulla. Tutto come prima. Ma prima di chiudere, ecco il fantastico messaggio finale di Gaspare: ‘Lavorare è un diritto, tornare a casa è un obbligo’. Peccato che sembra più una battuta tragica che un principio fondamentale della vita. Complimenti a tutti per questo fantastico spettacolo di indifferenza!