Fugatti e la giunta contemplano strategie contro i dazi statunitensi: un occhio rivolto al mondo arabo

Fugatti e la giunta contemplano strategie contro i dazi statunitensi: un occhio rivolto al mondo arabo

I dazi americani si trovano ora sul tavolo della giunta provinciale, come un elefante in una stanza troppo piccola per contenerlo. Dopo che l’economia del Trentino e dell’Alto Adige ha alzato il velo sull’allerta, il governatore Maurizio Fugatti e i suoi assessori hanno fatto il punto, cercando di districarsi tra incognite e opportunità.

L’impatto delle politiche americane

Il compito di aggiornare l’esecutivo spetta all’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli, il quale sembra esordire con una premessa che suona più come un monito: «I dati — ha avvertito — non sono ancora definitivi, poiché l’approvazione del Senato americano è ancora in bilico». Sembra quasi che tra le pieghe delle politiche commerciali si nascondano promesse di stabilità, ma quale stabilità può esistere in un contesto così volatile?

Ma non temete, la Provincia non è rimasta a guardare. «Un paio di settimane fa», ha ricordato Spinelli, l’amministrazione ha avviato un’analisi per valutare l’impatto dei dazi sulle relazioni commerciali che il Trentino intrattiene con il resto del mondo. Un’iniziativa tanto “necessaria” quanto tardiva, considerando la situazione che cambia a una velocità supersonica. Questo studio dovrà essere pronto in tempi record, con l’obiettivo di consegnare i risultati entro la fine del mese. Un compito che, seppur ambizioso, si presenta come l’ennesimo tentativo di rimediarci prima che ci si possa anche solo accorgere del problema.

Un passato da considerare

Il Trentino non è «né uno Stato né un continente», afferma Spinelli quasi a giustificare un’inefficacia strutturale che avrebbe dovuto essere superata. Eppure, si fa riferimento a un precedente: durante l’era Biden, il Trentino ha già affrontato un periodo simile e, sorprendentemente, è riuscito a cavarsela meglio rispetto ad altre regioni. Chissà come, potrebbe sembrare un intricato gioco di prestigio, ma cosa ci assicura che il futuro non riserverà sorprese? Certo, a ben pensarci, i miracoli economici non crescono sugli alberi.

Come se non bastasse, la giunta provinciale ha in mente di discutere tutti questi “fatti” e piani presso un Tavolo per l’internazionalizzazione, dove, con il supporto delle categorie e delle parti sociali, si dovrà decidere il destino commerciale del Trentino. Lì, si promette un “reciproco dialogo”, un termine affascinante che fa sognare, ma nella pratica raramente ha portato a risultati concreti. Sarà davvero il Trentino in grado di difendersi ulteriormente dall’impatto delle politiche protezionistiche americane?

Un futuro incerto

Spinelli parla di azioni e contromisure, ma la domanda centrale è: quanto possono davvero essere incisive queste misure in un panorama ricco di incertezze? Le istituzioni tendono a promettere soluzioni, ma le azioni rimangono spesso sul piano delle buone intenzioni. Piani che raramente vedono la luce, ma che continuano a generare comunicati stampa.

È fondamentale, allora, riflettere su quel che non funziona: le promesse non attuate, le incoerenze tra teoria e pratica, un linguaggio burocratico che avvolge le decisioni in un velum di ambiguità. E se la giunta provinciale si concentrasse meno su un’analisi che potrebbe rivelarsi superflua e più sulle concrete azioni da mettere in atto?

In conclusione, l’unica certezza sembra essere l’incertezza. Le soluzioni sono tante, ma rimangono sul tavolo, pronte per essere discusse e mai attuate, mentre il mondo commerciale continua a cambiare. Forse, sarebbe utile iniziare a mettere in pratica le idee anziché limitarsi a dirle, ma si sa, tra la teoria e la realtà spesso c’è un abisso.

L’idea di espandere il mercato a **nuove aree** quale il **mondo arabo** suona affascinante, tanto da sembrarci il tassello mancante per rivitalizzare il **settore turistico** e persino il **manifatturiero** in **Alto Adige**. Peccato però che questa visione si inserisca in un contesto dove il richiamo all’**internazionalizzazione** è spesso accompagnato da vaghe promesse e scarsità di risultati tangibili. A cosa servirà l’interesse verso i mercati esteri se poi non ci sono strategia e implementazione efficace?

La Scuola: Un Calendario da Non Dimenticare

Passando al tema della **scuola**, la giunta ha deciso che il nuovo **calendario** scolastico per l’anno 2025-2026 partirà l’**10 settembre** e terminerà il **10 giugno 2026**. Una scelta che, sebbene sembri ben meditata, fa sorgere domande su come questa organizzazione sia realmente in grado di rispondere alle esigenze delle istituzioni. La proposta, avanzata dalla vicepresidente **Francesca Gerosa**, fa peraltro una distinzione tra le scuole provinciali e quelle paritarie, ma non chiarisce come verranno gestiti i **criteri di organico** per il personale docente.

I vari **ponti** e le **vacanze** sembrano una risposta a un’elaborata tradizione, ma dove sono le innovazioni concrete? L’idea di destinare giorni a festività e eventi sportivi, come le **Olimpiadi invernali**, sembra più un tentativo di inserire finta modernità piuttosto che una reale attenzione al benessere degli studenti e alla qualità dell’insegnamento.

Una situazione da riflettere

Se da un lato ci sono le **vacanze di Pasqua**, le festività del **1 maggio** e del **2 giugno**, dall’altro si fatica a vedere come questo si traduca in un’effettiva valorizzazione del **personale docente**. Il riferimento a un aumento per le scuole del primo ciclo con meno di **500 studenti** può suonare come positivo, ma è sufficiente a modificare un paradigma altrimenti statico e impegnato più a seguire le consuetudini che non a innovarsi?

Insomma, la **promozione di mercati esteri** e l’organizzazione scolastica ci solleticano l’incredulità: troppe **incoerenze** e promesse di impronta burocratica sembrano battere il ritmo di una danza che non si muove. Possiamo solo sperare che, come in un bel sogno, un giorno ci sveglieremo in un contesto dove le idee diventano azioni concrete.

Possibili soluzioni

Una riflessione su tali inefficienze suggerirebbe, non senza un pizzico di ironia, che le soluzioni potrebbero includere investimenti reali in **innovazione** e nella formazione del **personale docente**, o magari un’accelerazione nel **dialogo internazionale** che non si limiti a slogan. Potremmo anche desiderare un po’ più di pragmatismo rispetto a un’**internazionalizzazione** che rimane, nella migliore delle ipotesi, una lucida previsione per il futuro non così prossimo.

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