Eccoci, finalmente, al grande giorno dei funerali di Papa Bergoglio. È incredibile come tutti, pur di non perdersi il momento culminante di questa cerimonia, siano disposti a fare salti mortali per assicurarsi un posto. Ed è così che ci ritroviamo: nemmeno in prima fila, ma assolutamente nemmeno in ultima. Chiaramente, certo non ci si può presentare puntuali, magari anche un po’ commossi, se poi non si può vantare un posto in bellezza.
Ah, la cerimonia in diretta mondiale! Non esiste dramma più grande nella vita di un fedele che perdersi l’evento che sicuramente Pinterest non mancherà di immortalare. I social allagheranno di video, storiedi gente in lacrime per un lutto che, paradossalmente, nessuno si aspettava – perché, ammettiamolo, dopo un certo tempo, quel papato sembrava quasi immortalato.
Già mi immagino la fila: un misto di devoti e curiosi, tutti pronti a scattare selfie mentre tentano di intrufolarsi, come se fosse un concerto. «Guarda, io sono qui per la fede», potrebbe dire uno, con lo schermo del telefono svelto come un giocoliere, mentre dietro lo stramaledisce per non aver scelto l’outfit adatto per essere immortale nei meme. Ma chi non verrebbe a festeggiare un evento così tragicamente festoso?
Ironia e Contraddizioni
Ma, ahimè, è anche il giorno in cui la grande opera di Papa Bergoglio viene messa in discussione. La critica si alza alta e chiara: ci si interroga sull’eredità che lascia. Gli stessi che alle sue spalle applaudivano ora si chiedono se la sua apertura ai temi moderni fosse una follia o un atto di grandezza. Forse abbiamo bisogno di un reality show per decidere.
Imagine se avesse saputo, chissà come avrebbe reagito: si sarebbe cascatellato fra le penne di chi intendeva esaltarlo e di chi, per l’ennesima volta, si opponeva a ogni forma di novità. È tutto così divertente, eppure tragico, come un film di Woody Allen in cui nessuno è realmente felice e tutti si ricordano solo le battute migliori.
Dunque, la folla si riunisce, i riti proseguono, e chi invece non è lì starà smartphone in mano a commentare: è il ciclo della vita, lo stesso che ha reso la storia della Chiesa così travolgente e, paradossalmente, così vulnerabile. Un esempio lampante di come i valori, pur nobili, possano venir spazzati via dalla corsa a un like. E noi, oh, noi ci saremo, qui a guardare, pronti a deliziarci dell’ironia di un momento che mai avremmo pensato di vivere. E certo, con un bel commento sarcastico da fare al gruppetto di villeggianti entrati nell’illusione di poter assistere in prima fila a uno spettacolo sacro.