La piaga dei ciclisti sulle strade italiane non si risolve con la solita retorica: servono regole, rispetto e quel pizzico di buon senso che pare ormai estinto.
Il cantautore e conduttore televisivo Paolo Belli, noto appassionato delle due ruote, non ci gira attorno parlando dell’ultima tragedia avvenuta a Terlizzi, nel Barese. Tre ciclisti, rispettivamente di 30, 50 e 70 anni, sono stati falciati da un’auto potente che correva a velocità folle, trasformando la strada in un bollettino di guerra. Una situazione che non può più essere ignorata o liquidata con un mesto “che disgrazia” di rito.
Belli, con tutta la sua saggezza da amante delle bici, lancia un appello che sembra quasi rivolto a chi guida più o meno consapevolmente: “Rispetto del codice, educazione e quel ridicolo concetto chiamato buon senso”. E non si limita a sensibilizzare gli automobilisti, anzi.
“Anche i ciclisti devono fare la loro parte”, ammette lui, ma subito dopo scoppia la bomba: “Guardate cosa vedo quotidianamente! Gli automobilisti? Una schiera di sfrontati con il cellulare in mano, pronti a superare i ciclisti pensando di stare comodamente a distanza, quando invece rischiano di farli volare via a causa del semplice spostamento d’aria. Sassi, buche, ciglio stradale: non son dettagli, ma un cocktail micidiale se non si mantiene quel benedetto metro e mezzo minimo”.
Lo scenario è chiaro e brutale: “Basta con le lamentazioni quando ormai è troppo tardi. Se un ciclista finisce contro un’auto, magari si rompe solo qualche osso. Ma se la collisione è a senso unico? Leggete le cronache: finiscono sull’asfalto, spesso peggio di un banale graffio su una carrozzeria. E tutto per cosa? Per qualche dannato secondo risparmiato se solo gli automobilisti avessero avuto la decenza di aspettare come si fa dietro a un camion.”
Naturalmente, questa non è un’utopia irraggiungibile, ma semplicemente l’inevitabile aspettativa in attesa che chi di dovere – sì, quei politici solitamente distratti – si decida a mettere mano seriamente alle infrastrutture, costruendo piste ciclabili decenti e strade più sicure.
Paolo Belli conclude con un’immagine che se non vi smuove rimarrà tutto uguale: “Campagne sulla sicurezza? Importantissime certo, ma la vera rivoluzione sarebbe pensare ogni volta che quel ciclista sulla strada è qualcuno che amate: tuo figlio, tua madre, tuo fratello. Sembra ovvio, eppure serve ripeterlo a gran voce.”



