Quasi cinquemila persone hanno deciso di regalarsi il piacere di partecipare all’apertura della quinta edizione del Festival di Emergency, iniziato ieri pomeriggio a Reggio Emilia con una simpatica atmosfera da festa di paese. Una folla così partecipativa da far pensare che qualcuno abbia davvero voglia di riflettere, o forse solo di passare del tempo all’aperto ascoltando qualche parola di senso, rarità sempre apprezzata. Tra i protagonisti di questo pirotecnico avvio, ospiti di spicco del calibro di Vanessa Roghi, storica e ricercatrice, e Paolo Maggioni, giornalista Rai e presidente del Premio AltroPallone. Non potevano mancare poi nomi come Benedetta Tobagi, scrittrice e storica, insieme a Riccardo Staglianò, inviato del Venerdì di Repubblica, e lo storicissimo Paolo Colombo. Passando al mondo del giornalismo, presenti la pallida ma risoluta Simonetta Sciandivasci, la giornalista palestinese Shuruq As’ad, l’immancabile scrittore Gianrico Carofiglio, l’inviata del TG3 Lucia Goracci e la caporedattrice di SkyTG24 Tonia Cartolano. Tra gli artisti che hanno prestato volto e voce al festival, la fumettista e artista tunisina Takoua Ben Mohammed ha partecipato in collegamento, mentre Chiara Piotto, altra giornalista di SKY, ha portato il suo contributo. Per concludere con il botto, una grande platea in Piazza Prampolini si è cimentata in un improbabile e corale canto polifonico, guidata dal non-accademico “maestro” di HardKoro, imparando con gioia la celebre “Viva la Vida” dei Coldplay. Un festival all’insegna della cultura, dell’arte e soprattutto del karaoke di massa, chi l’avrebbe mai detto?
Nel gran finale di domenica 7 settembre, il cartellone prevede una lunga serie di ospiti che sembrano aver fatto a gara per salire sul palco. Tra loro, la giornalista Marianna Aprile, il regista Paul Jay, l’attrice e scrittrice Tezetà Abraham, il fotografo Lorenzo Tugnoli, il giornalista Nico Piro, e l’atleta di Taekwondo Mahdia Sharifi. Se non bastasse, la scena verrà impreziosita dall’attrice e documentarista Laura Silvia Battaglia al-Jalal, dalla giornalista e femminista Giulia Siviero, dalla biotecnologa divulgatrice scientifica Beatrice Mautino, dall’attivista per i diritti umani Remon Karam, dallo scrittore, attivista e musicista Fabrizio Acanfora e tanti altri nomi di grido. La chiusura – un affare mica da poco – sarà affidata a Fabio Tonacci con il suo spettacolo “Gaza, cronache di guerra”, accompagnato dalle musiche di Ziad Trabelsi e da una performance live paste-up di Laika. Sul palco prende vita il racconto del primo giornalista italiano entrato nella martoriata Gaza, una combinazione magistrale di musica e immagini per trasportare il pubblico nelle storie vere di chi a Gaza si aggrappa a un filo di vita o, purtroppo, lo perde.
L’ultima occasione per gli appassionati di esperienze interattive sarà domenica mattina, dalle 10 alle 14 a Piazza Frumentaria, con “Se telefonando, io potessi…”, un coinvolgente dialogo con personaggi d’altri tempi o addirittura del futuro. Un espediente teatrale per riflettere sul presente, che non guasta mai. Nel frattempo, al Palazzo dei Musei di Via Spallanzani 1, è ancora possibile visitare la mostra “Contro la guerra – sguardi e immaginari”: un percorso immersivo che si addentra nei devastanti effetti fisici, psicologici, sociali e politici della guerra. Tutto confezionato in diversi livelli visivi e con gradi crescenti di coinvolgimento, così da non lasciarvi scampo. Naturalmente, l’esposizione è un progetto di Emergency curato da Cheap e aperto gratuitamente dalle 10 alle 20. E per chi si fosse perso qualche evento, attenzione: molti appuntamenti risultano già sold out, segno che qualcuno ancora apprezza la cultura, la riflessione e l’attivismo. Qualche biglietto è ancora reperibile sul posto all’info-point di Piazza Prampolini e, qualora rimanessero posti liberi, l’ingresso sarà concesso all’ultimo minuto, perché non si butta via niente, nemmeno l’ultima sedia vuota.
Ah, la cerimonia finale del Festival: un autentico trionfo di puntualità e momenti toccanti, che inizierà alle 7:30 del mattino nella sempre affascinante Piazza San Prospero. Qui, grazie alle dolci note del violoncello di Simone De Sena, ci sarà un’incantevole risveglio musicale. Chissà se qualcuno si commuoverà ricordando la sfortunata Valentina Del Re, violinista ed eroina della solidarietà, tristemente deceduta lo scorso aprile. Ovviamente, nulla dice “solidarietà” come una messa in scena mattutina in piazza, prima ancora di metabolizzare il caffè.
Alle 9:30, per chi avesse alla fin fine voglia di passare da un risveglio spirituale a un risveglio critico, l’Infopoint di Piazza Prampolini regalerà “Un caffè con…” il giornalista Nicola Ghittoni. Un incontro santo subito: si parlerà del mestiere immacolato dell’informazione, del diritto a una narrazione non filtrata e – ciliegina sulla torta – di come le parole possano trasformare il pensiero. Come se leggere qualche riga prima delle 10 del mattino non fosse già abbastanza.
Alle 10:00, sempre in Piazza Prampolini, si scoprirà la domanda chiave della giornata: meglio curarsi o armarsi? Un dubbio esistenziale che scuote l’agenda politica italiana, perché accontentarsi di un sistema sanitario decente quando si può spendere milioni in armamenti? A rispondere, con tutta la pacatezza del caso, saranno la giornalista scientifica Silvia Bencivelli, la presidente di Emergency Rossella Miccio e la Segretaria Generale di Archivio Disarmo Francesca Farruggia. E per non farci mancare niente, la solerte Marianna Aprile farà da moderatrice, rigorosamente con traduzione simultanea in Lis, perché la solidarietà deve essere comprensibile a tutti.
Poi, finalmente, una scintilla di diversità in questa monotona giornata: alle 11:00, in Piazza Casotti, l’incontro “Esistono voci diverse?” illuminerà il pubblico sul tema dell’esclusione culturale e della ribellione sonora. Fabrizio Acanfora, poliedrico scrittore, attivista e musicista, mostrerà come la cultura dominante ami far sparire chi osa essere differente, tra applausi e omologazioni per tutti.
Seguirà alle 11:15, in Piazza dei Martiri, un altro “Un caffè con…” dove la giornalista Marianna Aprile e l’attivista per i diritti umani Remon Karam parleranno di migrazioni e seconde generazioni, con un’occhiata benevola al baita del Mediterraneo. Perché cosa sarebbe un festival senza una buona dose di emozioni sulle traversate più drammatiche d’Europa?
Alle 11:30 nel Cortile di Palazzo Ancini, la giornalista di Rai3 Amalia De Simone ci guiderà in “A lezione con Emergency”, dove si discuterà di cure chirurgiche internazionali negate alla bellezza di oltre 5 miliardi di persone. In platea nomi noti come il consulente medico Antonio Pesenti e la direttrice della divisione medica Gina Portella, che con piglio rassicurante spiegheranno come negare l’assistenza sanitaria sia ormai una strategia diffusa. Subito dopo, al Teatro San Prospero, “Voci in scena” presenterà due cortometraggi irrinunciabili, perché nulla dice “solidarietà” come un po’ di cult cinematografico.
Alle 12:15, sempre a Piazza Casotti, la chicca in lingua inglese: “How to Stop a Nuclear War?” con il regista e giornalista Paul Jay. Qui ci si impegnerà a districare le strategie di disinformazione della politica nucleare degli Stati Uniti, sollevando una domanda amletica ma più che mai attuale: ma davvero questa corsa agli armamenti nucleari si può fermare? Spoiler: probabilmente no, ma ci sforzeremo di illuderci.
Nel pomeriggio, alle 14:15, nel solito cortile, si declamerà l’antimilitarismo artisticamente con “Make art, not war” – un podcast che presenta il “peace-cast” Ho detto R1PUD1A, prodotto da Emergency. Con la presenza di giornalisti e attivisti esperti, si decostruirà la retorica per cui la guerra è inevitabile, rimanendo comunque dentro i confini dell’articolo 11 della Costituzione. Ovvero, l’idea di pace si racconta bene, finché non ci sono interessi contrapposti e bilanci da rispettare.
Alle 11:00, non il primo ma il secondo “Un caffè con…” ritornerà in Piazza San Prospero. Questa volta con Tezetà Abraham, attrice e scrittrice, che parlerà del suo ultimo libro “Nostalgia” e, senza dubbio, ci farà sognare una realtà meno crudele, proprio quando la realtà sembra gridare il contrario. E perché no, sarò un appuntamento intimo dove, tra un sorso e l’altro, si potrà riflettere sulla propria ineffabile condizione esistenziale.
Ah, la magia del festival culturale che promette “voci da ascoltare” ma finisce per essere un’orgia di buone intenzioni e retoriche più o meno riuscite. Partiamo da Palazzo Dossetti, dove si terrà il dialogo dal titolo “Ci caschiamo tutti”, perché chi non vorrebbe immergersi nel complicatissimo groviglio tra medicina, informazioni errate e quelle speranze individuali che sembrano sempre una maledizione? Ah, la medicina, quell’arte borgianamente confusa tra rimedi miracolosi e guru del benessere che pure qui trovano il loro momento di gloria, fra lodi e anatemi.
La protagonista è Beatrice Mautino, biotecnologa che si cimenta in divulgazione scientifica, accompagnata da Emanuele Menietti, giornalista de Il Post. Insieme, questi paladini della ragione si prefiggono di smascherare rischi e semplicionerie incarnate da quei personaggi che ci vendono l’elisir di lunga vita come fossero venditori ambulanti di fumo. Vittime sacrificali? Noi, che purtroppo beviamo ancora a quelle fonti.
Ma non c’è solo farai da paladini della verità: alle ore 15:00, al Teatro San Prospero, si proietta un lungometraggio dal titolo forse altrettanto ambizioso, La storia di Souleymane, opera del cineasta Boris Lojkine. Un’occasione per patetiche immersioni emotive, diremmo, per chi ama soffrire lentamente davanti allo schermo.
Nel frattempo, al solito pittoresco Piazza Casotti alle 15:15, riappare sul palco Tezetà Abraham, attrice e scrittrice. Ormai veterana della manifestazione, torna per raccontarci la sua esperienza personale e fa riflettere sul cosiddetto valore delle “voci marginalizzate”. E qui ci chiediamo: quante volte si può tirare in ballo questo concetto senza rischiare di essere solo un’ennesima variazione sul tema? Ma diamole fiducia.
Alle 16:00, si passa a un tema tanto dimenticato quanto urgente, quasi un’ode alla memoria corta globale: “Perché non sentiamo la voce del Sudan?”. Qui il palcoscenico è affidato a Giovanni Tozzi, logista di Emergency. Racconterà le magnifiche e disperate gesta della sua ONG in un paese afflitto da crisi umanitarie di livello epocale. Insomma, un monito a ricordare che invece di freddarci nelle nostre città climatizzate, sarebbe bene voltarsi verso chi sta davvero morendo.
Come se non fossimo già esausti, sempre alle 16:00, nel cortile di Palazzo Dossetti, sempre dentro “Voci da ascoltare”, la giornalista femminista e inviata di Il Post Giulia Siviero propone un viaggio nell’affascinante mondo del femminismo, da Virginia Woolf a Carla Lonzi. Non sarà probabilmente la Millelire femminista definitiva, ma perlomeno promette di essere una pillola di storia utile a chi pensa che emancipazione sia sinonimo di hashtag.
Passiamo al pomeriggio profondo: alle 16:30, nel cortile di Palazzo Ancini continua “Make art, not war – Fotografia” con un’intellettuale scorribanda intitolata Non è mai lo stesso di Lorenzo Tugnoli, che osa parlare di etica della rappresentazione nei teatri di guerra. A far da contrappunto, Michela Paschetto, direttrice sanitaria di Emergency, e il giornalista Giuliano Battiston a fare il moderatore. Insomma, un matrimonio tra arte, etica e carità organizzata, condito con buona dose di sofismi e pudore civile.
La giornata si chiude alle 17:15, sempre al cortile di Palazzo Dossetti, con l’ultimo atto di “Voci che ispirano. Storie di diritti che uniscono”. Sul palco, una miscela esplosiva: Madhia Sharifi, atleta di Taekwondo; la giornalista Laura Silvia Battaglia; e il coordinatore medico Giorgio Monti collegato dalla sempre più tormentata Striscia di Gaza. La narrazione? Un atto di coraggio, autodeterminazione e la solita sfida alle frontiere imposte, mentre dietro le quinte, Giampaolo Musumeci di Radio24 avrà il compito di tenere a bada gli applausi.
Alle 17:30, ritorniamo a Piazza Casotti per l’appuntamento “La voce della Casa Bianca: gli Usa verso l’autocrazia?”, con Nico Piro, inviato del TG3 e scrittore. Sarà un’analisi politica americana fatta da chi ha probabilmente ormai perso ogni speranza di democrazia ma non quella di farcelo sapere.
Il gran finale, alle 18:15 in Piazza Prampolini, è dedicato a “Gaza, cronache di guerra”, un evento che unisce il racconto in presa diretta del primo giornalista italiano entrato a Gaza, Fabio Tonacci, con la musica di Ziad Trabelsi e una performance live paste-up dell’artista Laika. Spettacolo educativo, artistico e drammatico: il vero teatro delle sofferenze reali in un palcoscenico che si fa schermo di storie vere, tra il sacro e il profano.
E per i più piccini, le famiglie, insegnanti ed educatori? Ovviamente la festa continua, con laboratori a tema: si parte con Uovonero che insegna a scoprire la lettura via Pcs, perché se non impari a comunicare con i simboli, come farai a partecipare alle nostre celebrazioni? Passiamo poi al laboratorio di Eduiren per chi vuole dare il suo contributo green al futuro (perché il pianeta non si salverà da solo, anche se vogliamo crederlo). E, dulcis in fundo, “Il jukebox delle storie” con Laura Chieregato, che ci farà viaggiare tra racconti in un carosello di voci e sentimenti ormai in estinzione nelle piazze digitali.