Ferrari scopre l’elettrico e subito ritocca al ribasso gli ambiziosi piani sulle vendite del 2030

Ferrari scopre l’elettrico e subito ritocca al ribasso gli ambiziosi piani sulle vendite del 2030

Finalmente un record da ricordare per Ferrari, ma non certo quello dei giri veloci in pista. Le azioni della regina dei bolidi di lusso hanno collezionato la loro giornata più nera di sempre, scivolando giù come una roccia dopo l’aggiornamento delle previsioni per l’intero 2024 e, soprattutto, la decennale. Eh sì, l’Italia delle supercar ha deciso di prendersela comoda con l’elettrificazione, rivedendo al ribasso gli ambiziosi piani di elettrificazione che tanto avevano fatto sognare i broker e gli appassionati.

Durante il Capital Markets Day, solenni parole per annunciare entrate nette di almeno 7,1 miliardi di euro per l’anno in corso, una piccola rivisitazione rispetto a un precedente ottimismo “oltre 7 miliardi”. Un “piccolo” aumento, insomma, che fa strabuzzare gli occhi di chi si aspettava miracoli. E non finisce qui: Ferrari prevede di sfornare ben 9 miliardi di euro di ricavi netti entro il 2030, con un margine operativo lordo (EBITDA) di almeno 3,6 miliardi. Un progetto di nobili intenzioni, per carità, ma che ha fatto storcere il naso agli analisti probabilmente più ambiziosi del CEO stesso.

Le borse non hanno perso tempo: il titolo quotato a Milano ha subito un tonfo vergognoso del 16,1% che, dopo qualche tentennamento, si è assestato a -15,4%, chiudendo a 354 euro. Il peggior giorno dal lontano 2016 quando la casa di Maranello si affacciò nel temibilissimo mondo della Borsa di Milan. Anche negli Stati Uniti non si scherza: il titolo alla New York Stock Exchange ha ceduto il 15%, il peggior crollo giornaliero dal suo ingresso nel mercato americano, andando a piazzarsi a 407,38 dollari per azione. Se non ci fosse, bisognerebbe inventare un male così clamoroso.

Gli analisti di Citi non nascondono il loro disappunto: chiamano la nuova guidance “conservatrice”, quasi una provocazione che mostra una scarsa leva operativa prevista per i prossimi anni. Naturalmente, avvertono che questo può mettere a rischio sia le stime sugli utili sia (per i più distratti) i multipli azionari a breve termine. Insomma, non una lettera d’amore per il futuro glorioso di Ferrari.

Immaginate la scena: la storica fabbrica di Maranello apre le sue porte mostrando ai presenti il nuovo scheletro e il sistema propulsivo della tanto attesa “elettrica”. Un veicolo pronto per la produzione, con consegne previste per la fine del 2026 e un debutto globale, manco a dirlo, atteso per l’anno prossimo. Tutto baipassando, ironicamente, la fretta degli entusiasmi precedenti.

John Elkann, il padrone assoluto e presidente esecutivo di Ferrari, ha dichiarato con animo solenne:

“Con la nuova Ferrari elettrica, ribadiamo la nostra volontà di progresso unendo disciplina tecnologica, creatività nel design ed eccellenza manifatturiera.”

Una frase da applausi, peccato che si traduca in un piano più timido del previsto: entro il 2030 Ferrari si aspetta un parco auto composto per il 40% da motori tradizionali a combustione interna, 40% ibridi e giusto il 20% totalmente elettrici. Sarà che bisogna ascoltare i clienti e il mercato maturo, ma ci vuole una gran faccia tosta per passarla come “centrata sul cliente” la riduzione dell’obiettivo rispetto al 40% di vendite EV previsto fino a qualche mese fa.

Non siamo soli in questa romantica battaglia contro l’elettrificazione a tutti i costi: anche colossi come Volvo Cars hanno ammesso di frenare, ricordando che il futuro è “pragmatico e flessibile” in vista di mercati che cambiano più velocemente delle strategie delle case automobilistiche.

Nel frattempo, Ferrari ha ben 90.000 clienti attivi – una crescita del 20% rispetto al 2022, nient’affatto trascurabile – e promette di lanciare una media di quattro novità all’anno tra il 2026 e il 2030. Un ritmo che farebbe impallidire anche una produzione industriale su catena di montaggio, salvo poi ricordarci che siamo sempre di fronte a marchi che vendono prestigio a prezzi stellari.

Gli analisti di JPMorgan, minoritari nei complimenti ma non troppo, vedono con ottimismo il piano strategico del 2030, plaudendo alla leadership del CEO Benedetto Vigna. Secondo loro, la domanda supera abbondantemente l’offerta, e la capacità di innovare sta dando sprint all’azienda. E una supercar in arrivo potrebbe dare quella spinta extra ai profitti di cui tutti parlano a bassa voce.

Insomma, se pensavate che Ferrari avrebbe scatenato la rivoluzione elettrica con la furia di un turbo, vi siete sbagliati. Tanto vale godersi lo spettacolo dell’ennesima danza da salotto tra aspettative, realtà e… pizze di numeri rifatti al ribasso.

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