In un lunghissimo gioco di potere e polemiche, le dichiarazioni della vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli di Forza Italia, durante un fuorionda hanno acceso la miccia per un incontro infuocato a Milano. La sua affermazione, «Non me ne frega un ca… di quello che pensa Renzi», riassume perfettamente una certa dose di arroganza politica. Ma si sa, il pensiero critico e la diplomazia sono rare a Roma.
Il ping-pong polemico
Dopo pochi giorni, Matteo Renzi, alla presentazione del suo libro Influencer presso Mondadori in Duomo, ha colto l’occasione per rifarsi le unghie contro Ronzulli. Ma è il commento del giornalista Vittorio Feltri a sollevare le maggiori perplessità. Con il suo consueto stile ‘diretto’, ha etichettato Ronzulli come una «co…na», ricorrendo anche a un giuoco di parole sul sistema di intercettazione «Trojan». La domanda è: in quale universo giustifichiamo affermazioni così pesanti come ‘battute’? E quale effetto hanno queste parole sull’opinione pubblica?
La difesa senza sostanza
Renzi ha prontamente reagito: «Ritira la battuta» ha chiesto, ma la risposta di Feltri: «Domani» ha rivelato un’implicita ironia che, in fondo, ci fa chiedere se le parole hanno ancora un peso quando si parla di politica. Feltri poi cerca di risollevarsi, affermando: «Era una battuta, non sapete neanche scherzare». Ma come si può scherzare su tali affermazioni senza che ci sia un briciolo di rispetto?
Le ipinorie della nostra classe politica
La scena rappresenta, in modo ridicolo, un microcosmo delle problemi più ampi della politica italiana. Promesse di dialettica e confronto, ma a conti fatti, solo insulti e battute infelici. La mancanza di rispetto e di approfondimento riflette una crisi interna che ha radici profonde, ma chi ci guadagna in questo gioco di potere? Lo spettatore, rassegnato, o i protagonisti, sempre più distaccati dalla realtà?
Contraddizioni e falsi miti
È divertente (ma triste) pensare che la classe politica continui a giocare a questi giochi verbali, quando dovrebbero affrontare temi seri come la giustizia sociale o l’occupazione giovanile. Mentre il paese chiede soluzioni concrete, abbiamo a che fare con slogan e insulti peraccette: il migliore dei mondi possibile assaporato nei salotti mediatici, ma che poco si traduce in azioni concreti.
Così ci resta da chiederci: come possiamo sollecitare una seria discussione politica nel nostro sistema? Cosa accadrebbe se i politici dedicassero un tempi a proposte reali invece di inseguire il sensazionalismo? Pregiudizi a parte, le risposte sembrerebbero ovvie… a meno che non si punti solo a divertire piuttosto che a governare.