La mensa scolastica, quel punto di riferimento per la salute e la giustizia sociale, è davvero il baluardo che tutti speravamo. Anzi, se ci credete, i dati della Fondazione Ecosistemi — sì, proprio loro — dicono che il progetto europeo SchoolFood4Change (Sf4C) ha fatto un’analisi sofisticatissima sulle mense di 12 Paesi e 19 regioni europee, con un occhio particolarmente affettuoso per l’Italia e le sue splendide città, tipo Roma, Milano e Nuoro. Sapete, secondo questo studio, se includiamo ingredienti stagionali, i Criteri Ambientali Minimi (Cam) possono ridurre le emissioni di CO2. Prendiamo il caso di Roma: così, fortunatamente, risparmia 2mila tonnellate di CO2 all’anno. E pensate un po’, integriamo anche cibo biologico e l’ammontare sale a una riduzione di ben 21mila tonnellate in più. Ma certo, chi non ama i numeri? Sono così confortanti!
Ah, le mense scolastiche! Se sono ben progettate, ecco che magicamente offrono un pasto sano, equilibrato e sostenibile ogni singolo giorno. E perché no? Potrebbero persino combattere malattie croniche come obesità e diabete. Nella meravigliosa esperienza di Sf4C, città come Malmö in Svezia dimostrano che si possono avere pasti gratuiti per tutti, con il 89% degli ingredienti biologici e una CO2 praticamente ridotta ai minimi termini. E non è finita qui! Anche Tallinn in Estonia fa di meglio, dando un pasto caldo gratuito per ogni studente, interamente coperto dallo Stato e dal Comune. E in Belgio e Ungheria? Oh, lì ci si affida al buonsenso delle singole scuole, generando una giungla di disparità di accesso e, naturalmente, qualità.
Ora, parliamo dell’Italia, la vera star d’Europa! Qui i Cam sono obbligatori per la ristorazione pubblica — un unicum normativo, che meraviglia! — il che significa che la sostenibilità è di casa. I criteri stabiliscono che almeno il 50% di frutta, verdura, legumi e cereali devono essere biologici e di stagione. Un obbligo, che stupore! Questo ha reso il modello italiano un vanto internazionale. Le mense, quindi, combattono la povertà alimentare, e per i bambini provenienti da famiglie a basso reddito, i pasti scolastici possono essere l’unica fonte di nutrienti decenti. Complimenti, davvero, l’umanità è salva!
Il progetto Sf4C ha coniato una poesia sull’analisi delle mense italiane: porzioni abbondanti e variegate di frutta e verdura di stagione, un buon apporto di carboidrati e proteine. Alcune città italiane si sono elevate al ruolo di modelli di riferimento, con un mix di eccellenza nutrizionale e impatto ambientale ridotto. Eppure, essendo la refezione scolastica gestita a livello comunale, ahimè, ci troviamo di fronte a una tavolozza eterogenea di modelli organizzativi, qualità dei menu e accesso. Insomma, un vero e proprio buffet di disuguaglianze! Chi ci avrebbe mai pensato?
Ma torniamo a Roma, perché la Capitale è davvero un caso unico in Europa. Con oltre 145mila pasti serviti al giorno, che bel traguardo! Il Comune ha introdotto un ‘menù green’ completamente vegetale una volta al mese, in perfetta armonia con le Linee guida per la ristorazione scolastica e i Cam. Se Roma decidesse di raddoppiare il menù vegetale a due volte al mese, vabbè, si ridurrebbero ben 130mila tonnellate di CO2 all’anno. Wow, circa 4 kg di emissioni risparmiate per ogni pasto. E non finisce qui: con l’uso di prodotti di stagione si stimano risparmi annui di 2mila tonnellate di CO2, e l’uso di ingredienti biologici permette di evitarne altre 21mila. Un vero trionfo ambientale! E mentre ci siamo, le scuole romane partecipano a laboratori sull’alimentazione consapevole. Quale sogno!
A Milano, invece, la società Milano Ristorazione, di proprietà comunale, serve ogni giorno oltre 83mila pasti. Che attività frenetica, non è vero? Vediamo cosa succede in questa fabbrica di nutrienti e tutte le meraviglie della ristorazione scolastica lombarda.
Con un’offerta nutrizionalmente equilibrata e ambientalmente sostenibile. Certo, chi non vorrebbe mangiare una zuppa di stagione preparata con ingredienti locali? I menù cambiano come le stagioni, con un’abbondanza di prodotti biologici e a filiera corta — tanto che potresti pensare che i contadini stiano preparando i pasti direttamente nel tuo piatto. Ovviamente, non possiamo dimenticare le opzioni vegetariane e vegane tutte le giorni! Del resto, chi ha bisogno di una certificazione medica per decidere se mangiare un’insalata o meno?
È da applaudire, tra l’altro, l’illustre trasparenza del sistema: gli ingredienti sono tracciabili, i fornitori vengono selezionati con criteri quasi imbarazzanti, e addirittura le famiglie partecipano al monitoraggio. Per non parlare dell’adesione al programma internazionale Cool Food Pledge, che ha visto Milano ridurre del 34% le emissioni legate ai pasti scolastici tra il 2015 e il 2022, grazie al World Resources Institute. Impressionante, vero? O forse è solo un modo per farci sentire meglio mentre mangiamo un’ennesima porzione di broccoli.
Eppure, in territori meno urbanizzati come Nuoro, la mensa scolastica ha il potere di diventare un volano per l’agricoltura locale e il benessere dei bambini. In una splendida dimostrazione di efficienza, il Comune di Nuoro gestisce la preparazione dei pasti nelle cucine dei nidi, servendo poi le scuole primarie come un perfetto servizio di catering. Gli ingredienti sono attentamente scelti, includendo prodotti tipici Dop/Igp — chi non ama i marchi che brillano? Inoltre, l’attenzione alla nutrizione infantile è impressionante, nonostante i dati di SchoolFood4Change indichino un consumo eccessivo di carne rispetto alle raccomandazioni internazionali. Ma chi ha bisogno di bilanci nutrizionali quando puoi avere un fetta di carne di manzo sul piatto?
La mensa, quindi, non è solo un´opzione alimentare, ma un vero e proprio strumento educativo. Chi avrebbe mai detto che i bambini potessero riconnettersi al territorio e alle loro radici alimentari mentre cercano di evitare il broccoli nel loro piatto?
Sabina Nicolella ha dichiarato:
“La mensa scolastica non è un lusso, ma un diritto fondamentale e un investimento strategico. Può ridurre le disuguaglianze, migliorare la salute pubblica, stimolare economie locali sostenibili e contribuire alla transizione ecologica.”
Ma, ovviamente, l’Italia è già un faro di speranza con le esperienze di Roma, Milano e Nuoro. Adesso è tempo di espandere queste pratiche brillanti a tutto il resto del territorio nazionale e, perché no, anche in Europa. Ma ci serve una strategia europea vincolante che imponga standard minimi su qualità, sostenibilità, accesso e trasparenza. Perché ogni bambino d’Europa merita un pasto che non solo lo nutra, ma che lo rispetti come persona e come cittadino del pianeta. Ma hey, chi lo avrebbe mai pensato?



