Quando si dice vendere senza mollare l’osso. Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli, ha appena incassato 3 miliardi di euro vendendo il 4% delle azioni Ferrari a investitori istituzionali. Ma guai a pensare che stia facendo un passo indietro: con il suo 20% delle azioni e un solido 30% dei diritti di voto, il controllo resta saldo.
L’operazione “lampo” per incassare senza troppi clamori
Come si vendono 7 milioni di azioni Ferrari senza far tremare troppo il mercato? Semplice: si usa l’ormai collaudato meccanismo dell’“accelerated bookbuild”, ovvero una vendita rapida a investitori selezionati, così nessuno ha il tempo di farsi troppe domande. Exor si è assicurata di sottolineare che il suo impegno con Ferrari è di “lungo termine“, come a dire: incassiamo ora, ma non vi preoccupate, il comando resta nelle nostre mani.
Lock-up: la promessa di non vendere (per ora)
Per rassicurare i mercati e gli investitori, Exor ha anche accettato un lock-up di 360 giorni sulle azioni rimanenti. Tradotto: per un anno non venderà altre quote Ferrari. Ma dopo? Nessuna garanzia. Se c’è una certezza, è che quando si parla di finanza, le promesse valgono solo fino al prossimo affare.
A chi giova davvero?
Chi ha vinto e chi ha perso con questa operazione? Exor ha guadagnato miliardi senza perdere il controllo, gli investitori istituzionali si sono accaparrati un pezzo del Cavallino con la speranza di un futuro rialzo, mentre gli azionisti di minoranza possono solo sperare che questa mossa non sia il preludio a ulteriori cambi di strategia. Perché una cosa è chiara: quando il capitale inizia a muoversi, nulla è davvero garantito.