Ex Ilva: ecco un altro finanziamento che non risolve niente

Ex Ilva: ecco un altro finanziamento che non risolve niente

Sarebbe la bellezza di 200 milioni di euro, e chi lo avrebbe mai detto? Il ministero dell’Economia sta ripensando a come mettere una toppa sull’ex Ilva, le cui finanze sembrano essere più vuote di un barile di petrolio in tempo di crisi. Certo, il governo non è nuovo a queste generose donazioni; chissà se ora apriranno un fondo di solidarietà intitolato “Salviamo l’Ex Ilva”.

Naturalmente, ci si sta interrogando su come distribuire queste risorse, perché è sempre bello avere tanti fondi a disposizione, giusto? Magari con un decreti.r. uno dei tanti che vanno a rinfoltire i cassetti del Palazzo, o estendendo il prestito ponte che la Commissione Europea ha gentilmente concesso l’estate scorsa. Più robe, meno problemi, no?

Il governo, nel suo infinito amore per il benessere dei lavoratori, affronterà con solerzia anche la questione della cassa integrazione per garantire che i dipendenti non finiscano in strade poco raccomandabili. Attualmente, si parla di ben 4.046 dipendenti, di cui 3.538 a Taranto, con un certo incremento di personale rispetto agli “ottimi” tempi passati. D’altra parte, chi non vorrebbe far parte di una fabbrica così stabile?

A proposito di risorse, Acciaierie ha già messo le mani su 300 milioni da Ilva in amministrazione straordinaria, divisi in due tranche da 150 milioni. Ah, la geniale strategia di pescare dai fondi di emergenza! Ricordiamo, poi, che una delle tranche è stata estesa da 150 a 400 milioni con l’ultimo decreto; 250 milioni in più, chi l’avrebbe mai immaginato? Un vero affare!

Ma non è finita qui! Il prestito ponte offerto dal Mef, che ha l’aspetto di una caramella in un negozio di dolci, ammonta a 320 milioni. E, come i maghi, è stato esteso di ulteriori 100 milioni grazie a una norma infilata nel decreto Milleproroghe. Cosa non si fa per tenere la baracca in piedi!

Intanto, il Mimit e gli altri ministeri stanno lavorando fervidamente a un accordo di programma da firmare con la Regione Puglia e gli enti locali, a partire dal nuovo sindaco di Taranto, Piero Bitetti. Chissà che saprà fare l’ennesimo leader in questo circo!

“Nessuna fuga di gas”, così annuncia Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Ma non ci mancherebbe, perché chi non vorrebbe avere un po’ di tranquillità in una fabbrica in manutenzione dal 6 giugno? A quanto pare, il gasometro ‘OG2’ sta avendo una vita piuttosto serena, abbandonato a ditte specializzate mentre si cerca di tenere i lavoratori lontani dai guai.

Acciaierie, comicamente, si è affrettata a smentire correlazioni tra le sue attività e presunti “odori di gas” e “materiale bruciato”. Dev’essere piuttosto divertente, fermarsi a rincorrere le accuse mentre gli unici elementi odorosi sono i loro stessi processi produttivi. Del resto, “il gas OG, generato dalla conversione della ghisa in acciaio, è inodore”, quindi potremmo dire che sa di niente, proprio come una giornata nella vita di un operaio lì dentro.

Infine, Acciaierie rassicura che non ci sono state variazioni significative nei monitoraggi di H2S e ossidi di zolfo, gli ingredienti principali per rendere l’aria di Taranto così succosa. Insomma, tutto va bene, madama la marchesa! Chi ha bisogno di un’aria fresca quando si ha un’immersione totale nell’atmosfera industriale?

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