La mirabolante Società Unificata Europea (S.EU)
Dimenticate le costose, lente e obsolete procedure nazionali; il nuovo gioiellino sarà una società a responsabilità limitata non quotata, registrabile digitalmente in soli 48 ore, con sede in uno dei 27 stati Ue e – udite udite – trasferibile da uno stato all’altro senza dover scomporre e ricostruire tutto. Un colpo da maestro di semplicità burocratica, vero? E non serve neanche un capitale minimo da capogiro: basterà un euro per aprire bottega. Naturalmente, non sarà un’esclusiva per le aziende innovative, perché non si sa mai che un’impresa tradizionale voglia sentirsi altrettanto “innovativa”. Per di più, si prospetta la creazione (o integrazione) di un portale digitale multilingue da sogno, per facilitare ogni processo e comunicazione burocratica tra S.EU e autorità italiane o tedesche o chiunque altro, e per fornire informazioni agli investitori quali siano. Fantascienza? O solo un’altra idea destinata a diventare una cattedrale nel deserto burocratico?
Investitori, talenti e dispute degne di un film d’azione
Non basta aprire la scatola magica delle S.EU, bisogna pure attirare capitali a palate, e magari non solo quelli dei soliti venture capitalist. Per fortuna, i parlamentari insistono affinché la proposta della Commissione prevenga modelli di finanziamento più arditi e armonizzati, chissà così gli imprenditori potranno finalmente godere di un po’ di aria fresca nelle casse.
Per trattenere i geni della lampada, i paladini dell’Unione suggeriscono regole Ue per la partecipazione finanziaria dei dipendenti, come piani azionari per loro e stock option. Un perfetto incentivo, vero? L’Europa investor-friendly non è mai stata così vicina all’utopia.
Infine, perché le dispute tra S.EU non diventino guerre infinite, si dovrebbe prevedere un sistema accelerato e specializzato di risoluzione delle controversie, possibilmente in inglese – così, giusto per restare un po’ cosmopoliti mentre si litiga.
René Repasi, relatore e punto di riferimento di questa missione tutta europea, ha commentato dopo il voto:
“Il 28° regime societario è un pezzo essenziale del mosaico per completare il nostro mercato unico. Se vogliamo che l’Europa giochi davvero nel grande gioco globale, dobbiamo assicurarci che le idee geniali non nascano solo qui ma abbiano lo spazio per crescere, attrarre investimenti e scalare all’interno dell’Ue, senza trasformarsi in un mezzo per aggirare il tessuto sociale dei nostri Stati membri.”
Prossimi atti di questa epopea legislativa
Il delicato rapporto di questa iniziativa normativa passerà ora sotto la lente del prossimo plenario, dove si pronunceranno ancora una volta nominati e non nominati, tra sguardi più o meno attenti. Si prospetta insomma un altro giro di giochi parlamentari per contemplare la rivoluzione delle S.EU.
Un retroscena da applausi
La priorità del Parlamento europeo forzatamente indirizzerà l’ispirazione legislativa della Commissione a proporre, possibilmente entro il primo trimestre 2026, questo brillante “28° regime”. Naturalmente, tutto dovrà essere accompagnato da un robusto budget, perché si sa, l’innovazione ha sempre un costo – soprattutto quando si parla di affini mega strutture burocratiche dell’UE.



