Emilia Romagna travolta da quasi trentamila nuove diagnosi all’anno: vaccini per tutti o solo un sogno?

Emilia Romagna travolta da quasi trentamila nuove diagnosi all’anno: vaccini per tutti o solo un sogno?

Non si direbbe, ma gli oncologi dell’Emilia Romagna ci tengono davvero che i loro pazienti non si ammalino di altro oltre al cancro. Come se non bastasse combattere contro la malattia più temuta, ora dovrebbero anche sottoporsi a una serie di vaccinazioni, perché sembra che il sistema immunitario di chi affronta un tumore sia una specie di bersaglio morbido per virus e batteri. Ovviamente, la copertura vaccinale regionale è un vero capolavoro di efficienza: il 46% per l’influenza, un modesto 19% per il Covid, uno striminzito 2% per il vaccino anti-pneumococcico e un irrisorio 9% per quello contro l’Herpes zoster. Ovvero, tutto ciò che dovrebbe proteggere chi è già fragile passa abbastanza inosservato.

L’Associazione Italiana di Oncologia Medica, con la solita modestia, lancia il messaggio durante il convegno “La vaccinazione nel paziente oncologico” tenutosi al Policlinico di Modena. Ovviamente questa tappa è parte di un grandioso tour attraverso dieci regioni italiane, un evento itinerante dove oncologi, pazienti e tutte le figure del mondo sanitario si riuniscono per discutere di un argomento che evidentemente non è mai abbastanza sbandierato: vaccinarsi, vaccini, vaccini.

Nel frattempo, i numeri in Emilia Romagna non sono proprio rassicuranti: oltre 28.900 nuovi casi di cancro l’anno. Ma non tutto il male viene per nuocere, perché almeno il 63% dei pazienti sopravvive oltre cinque anni, e le guarigioni aumentano, grazie soprattutto a diagnosi sempre più precoci e trattamenti all’avanguardia. Un modo elegante per dire che stiamo trasformando i tumori in convocazioni croniche a cui non puoi sottrarti.

Erica Franceschini, dirigente medico del reparto Malattie infettive e tropicali del Policlinico di Modena, ci ricorda con tono quasi compassionevole che “un organismo che combatte un tumore è, per definizione, una preda perfetta per i patogeni”. Ah, certo, non bastano le terapie che di per sé mettono KO il sistema immunitario, ora bisogna anche tirare fuori l’armamentario vaccinale completo.

Non si può non citare Alessio Schirone, responsabile della Breast Unit di Ferrara, che con la sicurezza di chi ha passato anni a studiare l’oncologia ribadisce l’inno alle vaccinazioni: anti-pneumococcica, antinfluenzale, anti-Hpv, Covid-19 e, molto importante, l’anti-Herpes zoster, quella che protegge dal virus della varicella che, a quanto pare, può scatenare eruzioni cutanee tanto dolorose quanto potenzialmente letali. Ovviamente un vaccino per i più anziani, ma ancora più plus per i malati oncologici. E non stiamo parlando di un vaccino qualsiasi, ma di un “ricombinato” – parola che fa scena e rassicura chiunque – adatto anche ai fragili.

Ma attenzione, con grande sorpresa (ma neanche tanto), l’esitazione vaccinale persiste come una maledizione mai debellata. Quindi, il role model della situazione è l’oncologo, chiamato a fare non solo il medico, ma anche il motivatore, il persuasore e il guru dei consulti familiare-caregiver. Insomma una figura multitasking che deve promuovere la vaccinazione come se stesse vendendo l’ultima moda dell’anno.

Per farci dimenticare che la prevenzione primaria vale sempre, ecco la campagna “La vaccinazione nel paziente oncologico”, partita lo scorso aprile dalla Fondazione Aiom, con un tour di sensibilizzazione, volantini, portali, spot e parrocchetti digitali sui social. Perché se non ti dicono almeno dieci volte che devi vaccinarti, probabilmente neanche tu ci credi.

Immunizzare i malati oncologici: una missione praticamente impossibile ma indispensabile

Parliamoci chiaro: proteggere a 360 gradi una persona che sta già combattendo un cancro dovrebbe essere il minimo sindacale del sistema sanitario. Ma i dati sulle vaccinazioni sembrano confermare una specie di blocco culturale e pratico che rimane immobile, nonostante l’evidenza scientifica e le raccomandazioni. Forse perché in Italia, nel 2025, è ancora più facile trovare una polemica sui social che un paziente informato e motivato a farsi una puntura in più.

Se poi aggiungiamo che tutte queste raccomandazioni arrivano da un’istituzione sponsorizzata senza condizionamenti da una multinazionale del farmaco come la GlaxoSmithKline, ci si potrebbe chiedere quanto ci sia di salutare e quanto invece di marketing in questa campagna. Ma per non essere troppo pessimisti, ammettiamo che una discreta dose di buon senso e ironia aiuta a digerire meglio la pillola… anzi il vaccino.