Il governatore, in un momento di crisi con dimissioni in serie nel settore sanitario, si è espresso chiaramente: è necessario cercare operatori all’estero, ma non possiamo aspettarci di trovarli se offre stipendi inferiori rispetto agli altri Paesi europei. Insomma, sarebbe un po’ da ipocriti non riconoscerlo, giusto?
Investimenti sulla salute in Appennino: Sogno o Realtà?
In un successivo intervento a Marzabotto, il governatore ha partecipato a un convegno su “Lavoro, sviluppo e servizi per l’Appennino” presso l’ex Cartiera di Marzabotto. Qui ha sostenuto l’importanza di investire nei servizi per questa area montana. Già, perché la Regione ha reso gratuiti i nidi, ma continuare a mantenere la formazione, dalle scuole dell’infanzia alle superiori, sembra un’impresa titanica. Inoltre, ha menzionato la necessità di un “nuovo patto per la salute in montagna”, evocando immagini di un modello sanitario che, per carità, pare ancora un miraggio. E mentre ci si illude di azzerare il digital divide, ci si interroga se i progetti di sostegno a agricoltura e turismo non siano solo belle parole nel vento.
Numeri tenebrosi o speranza?
Passando ai numeri dell’Appennino, la situazione è chiaramente contraddittoria. Nel 2024 il numero delle imprese nel territorio di Bologna conta 106.478 unità, con un calo dell’1% rispetto all’anno precedente. E nel sistema Appennino? Solo il 15% delle imprese si trovano qui, e la femminilizzazione dell’imprenditoria, pur presente, è un dato che non basta a nascondere l’assenza di un contesto favorevole a un reale sviluppo. La popolazione mostra segni di crescita, ma non è forse un cliché parlare di questo quando molti dei giovani lasciano per cercare fortuna altrove?
Parlano i numeri degli investimenti
Il sindaco della Città Metropolitana di Bologna, Matteo Lepore, ha rivelato che sono stati investiti oltre 82 milioni di euro: una cifra che sembra promettente, almeno sulla carta. Solo 10 milioni per l’ex Cartiera di Marzabotto – un po’ misero se consideriamo l’enorme potenziale di questo sito – e 12 milioni per l’area del Brasimone. E sebbene la fondazione collabori per creare reti e sinergie, ci chiediamo: è sufficiente? Le parole sulla “rinascita dell’artigianato” e sul tornare a vivere questi luoghi si scontrano con una realtà che ci dice che la gente se ne va.
In poco tempo, si è parlato di molte cose, ma dove sono le soluzioni concrete? La promessa di investimenti, l’auspicio di nuovi servizi, l’appello alla collaborazione sembrano appannarsi nel mare della retorica.
Possibili soluzioni (con un pizzico di ironia)
Quali strade potremmo percorrere? Potremmo cominciare a riconsiderare i salari per gli operatori sanitari, a garantire condizioni lavorative migliori. Forse è giunto il momento di confrontarci con le politiche di Paesi che hanno avuto successo dove noi stentiamo. E chissà, magari abbandonare l’idea romantica che il semplice “fare insieme” possa risolvere tutto. La realtà, ahimè, richiede un po’ più di pragmaticità e meno parole. Ma finché continueremo a praticare l’arte della dichiarazione senza agire, il rischio di restare intrappolati in questo circolo vizioso è alto.