Peccato che servano ben 300 milioni di euro per mettere in moto questa macchina da sogno. Dove si trova tutto questo denaro? Ovviamente una bella fetta, 200 milioni per la precisione, arriverà da un prestito a tasso zero della Banca Europea degli Investimenti. No, non è uno scherzo: un prestito a tasso zero! Perché la solidarietà europea non finisce mai di stupire.
Il piano geniale della Regione
Il governatore Michele de Pascale e l’assessore alla Casa Giovanni Paglia hanno pubblicamente annunciato che, in soli cinque anni, intendono recuperare almeno 3.500 di quei 4.800 alloggi abbandonati. Perché, ovviamente, l’Europa e l’Italia non hanno tempo da perdere con infrastrutture “non convenienti” per posizione, dimensioni o anzianità — no, si punta solo a quelli che “valgono la pena”. Geniale scelta.
Se tutto dovesse andare secondo i piani, la Regione sembra intenzionata a replicare questo sforzo anche nel settore privato. Adesso, suona anche un po’ paradossale: le aziende reclamano una crisi abitativa così grave da non riuscire nemmeno a reclutare nuovo personale, ma poi si arrangiano comprando case da offrire come benefit aziendali. Ovviamente, Viale Aldo Moro – che aveva di meglio da fare – ha già deciso di rivedere le complicatissime norme urbanistiche per facilitare la realizzazione di queste foresterie aziendali. A meno che a qualcuno non venga in mente di fare qualcosa di realmente efficace.
Sul versante finanziario, il governatore ci delizia suggerendo la possibile introduzione di una “garanzia pubblica”, perché nulla rassicura di più di soldi pubblici fatti girare in meccanismi poco chiari e dai risultati tutt’altro che garantiti.
Un amore a senso unico tra Regione e Banca Europea degli Investimenti
Non finisce qui. La Regione ha stretto un accordo con la Banca Europea degli Investimenti per ottenere quei famosi 200 milioni di credito a tasso zero, integrati da altri 100 milioni provenienti dalle tasche del sempre ottimista Viale Aldo Moro. Insomma, un matrimonio perfetto tra denaro pubblico e prestiti più europei che italiani.
Insomma, quello che poteva essere un semplice recupero edilizio si trasforma magicamente in un kolossal finanziario degno di Hollywood, con tanto di twist politico e sociale: pochi alloggi pubblici, grandi investimenti, enormi aspettative. Siamo quindi pronti a vedere come finirà questa telenovela dell’edilizia popolare, tra promesse, slogan e qualche bella fotografia di inaugurazione. Il resto, invece, si vedrà… forse.
Finalmente, l’inevitabile manna dal cielo europea: i fondi UE, che serviranno ad ammodernare gli edifici dal punto di vista energetico. Questo dovrebbe ridurre anche le spese per le bollette, che guarda caso sono spesso più alte del canone degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp). Un vero sollievo per chi pensa di poter risparmiare qualcosa senza dover svuotare il portafoglio ogni mese.
Canoni d’affitto più alti: la vera novità
La grande svolta sostanziale è che gli appartamenti in questione passano da Erp a Ers (edilizia residenziale sociale), con un canone naturalmente più alto: un comodo aumento a circa 350 euro al mese. Così, si finanzia questa operazione e si dà il via a un «circolo virtuoso» – parola d’ordine per far finta di sostenere ulteriori ristrutturazioni. Nel frattempo, gli attuali affitti Erp rimangono miseramente troppo bassi per permettere qualsiasi intervento serio, soprattutto perché gli assegnatari stanno in quegli alloggi anni e anni, e le ristrutturazioni si accumulano come debiti non saldati. Per far funzionare il piano, è stata chiesta alle Acer una mappatura degli immobili sfitti, ovvero quelli che nemmeno si usano, giusto per non sprecare. Secondo il super ottimista de Pascale, il ricorso alla Banca europea degli investimenti è un test per invogliare la crescita dell’Ers attingendo al mercato privato. Fantastico: una pubblica amministrazione che vuole fare il prestigiatore con i soldi privati.
Lo sviluppo degli investimenti privati: una fiaba contemporanea
Se questo sistema magico funziona, dice lo stesso de Pascale, «potrebbe diventare una leva importantissima per far nascere nuovo Ers da parte dei privati», con l’obiettivo nobile di «abbattere in maniera significativa i canoni di affitto». Tradotto: si cercano miracoli economici per ridurre gli oneri finanziari di chi punta a trasformare quartieri e palazzi, ma guarda caso poi gli assegnatari dei nuovi alloggi dovranno pagare di più. Secondo una stima poco modesta, il valore dei lavori da realizzare in fretta ammonterebbe a circa 30.000 euro per immobile. «È il primo fatto concreto, e uno dei più significativi, che mettiamo in campo sulla casa», commenta orgoglioso l’assessore Paglia. Peccato che negli anni si sia accumulato uno stock di immobili con una necessità di ristrutturazione che supera i 20.000 euro per unità, costringendo questi alloggi a fare la fine della cenerentola dei finanziamenti, perché è più facile destinarli a lavori meno costosi. In altre parole, gli appartamenti più bisognosi di cure rimangono quelli più dimenticati.
Così, il numero di case Erp rimandate a ristrutturazioni solo con interventi giganteschi è aumentato nel tempo, una tendenza destinata a peggiorare nei prossimi anni grazie alle dinamiche demografiche che si sa, non si fermano a nessuno. Ovviamente, la Regione pretende che i Comuni mettano mano al portafoglio in proporzione alle rate da versare, mentre una parte di quei soldi finirà magicamente in un Fondo di garanzia, per coprire gli inevitabili ritardi di pagamento (da parte di chi ancora può permettersi un affitto). Per completare il cerchio dell’illusione, una specie di extraprofitto – non si sa quanto né come – sarà reinvestito nell’edilizia residenziale pubblica per la manutenzione, che è sempre stata una priorità, soprattutto nei bilanci ideali.
I tempi della manovra: promesse e scadenze bibliche
La Regione – con tutta la sua abile lentezza – promette entro l’estate di pubblicare una manifestazione di interesse per raccogliere le candidature dei Comuni con alloggi Erp liberi, ma inutilizzabili per motivi manutentivi o da migliorare dal punto di vista energetico. Naturalmente, tutto in base a criteri concordati – ossia perfettamente burocratici – che spaziano dai fabbisogni dei territori alle condizioni edilizie, fino alla possibilità che gli alloggi entrino facilmente nel mercato. Entro l’inizio del 2026 uscirà poi il bando vero e proprio rivolto ai Comuni, per raccogliere le candidature degli edifici da ristrutturare e migliorare dal punto di vista energetico, insieme ai bandi per i nuclei interessati alla locazione calmierata.
Nell’attesa, la curiosa giostra di promesse, rialzi, e piani di investimento privato continua a girare, mentre le bollette, quelle sì, non sembrano proprio intenzionate a scendere e qualche affitto soprattutto Erp rimane un miraggio per gli over-stanchi di questa lunga telenovela edilizia.