La questione è di quelle che lasciano poco spazio all’immaginazione: un emendamento al decreto Elezioni è pronto a permettere al Consiglio regionale pugliese di mantenere i suoi 50 componenti, evitando il logico e previsto taglio di dieci seggi. Un apparente caso di alchimia politica che richiama alla mente il vecchio adagio: “cosa c’è di meglio di un problema se non è nemmeno un problema?”
Una legge che non si applica
Secondo la legge statale 148 del 2011, il numero di rappresentanti dovrebbe variare a seconda della popolazione. La Puglia è scesa sotto i 4 milioni di abitanti, quindi, in teoria, doveva ridurre il numero di consiglieri, passando da 50 a 40. Una conseguenza piuttosto logica di un calo demografico che, purtroppo, sembra non troppo affascinare i politici locali.
Strategie di salvataggio all’ordine del giorno
Il rischio di perdere dieci posti a tavola ha sollecitato i capogruppo dei partiti di centrodestra a creare un emendamento piuttosto comodo. E non ci si può esimere dall’ironia nel notare che la proposta prevede di mantenere invariato il numero di consiglieri “in caso di riduzioni o aumenti della popolazione entro il limite del 5%”. Un ottimo modo per preservare le poltrone, ma non proprio il migliore per affrontare una crisi demografica vera e propria.
Un occhio sul passato, uno sul futuro
Da un lato, i politici si affannano per mantenere il loro status; dall’altro, le Regioni più piccole vedono una disposizione che consente loro di aumentare il numero degli assessorati. Ma sorvoliamo su questo fatto, perché chi se ne preoccupa? Le Regioni come Umbria e Basilicata sono sotto i riflettori, mentre Liguria si ritrova con margini di manovra extra. Come sempre, chi gode l’immunità politica raramente si fa delle domande scomode.
Riflessioni finale: un circolo vizioso
L’emendamento è solo un esempio di come il sistema preferisca allungare la vita a norme e consuetudini piuttosto che affrontare la realtà in modo costruttivo. In un cerchio di contraddizioni, i cittadini pugliesi si vedono privati del diritto a un rappresentanza che segua davvero la logica del numero e della demografia. Chi paga alla fine? Quelli che rimangono fuori da questo “gioco” che è tanto poco gioco e molto più strategia.
In conclusione, la soluzione potrebbe essere quella di abbandonare questa corsa frenetica per difendere le poltrone e puntare su riforme che portino i rappresentanti più vicini ai reali bisogni della popolazione. Ma si sa, l’ideale e il reale sono due universi paralleli difficilmente intersecabili. Un po’ di ironia sul futuro può solo dirci che, forse, è il momento di scrivere un nuovo capitolo di questa saga. Ma, attenzione: possiamo scommettere che sarà un capitolo mai scritto.
Qualche mese fa, si tentò di introdurre l’emendamento «salva poltrone» senza alcun esito, sia nella legge di Bilancio – proposto da D’Attis – sia nel Milleproroghe – sostenuto da Damiani. In entrambe le occasioni, quest’ultimo fu giudicato inconferente rispetto alle questioni in discussione. La notizia più recente parla di un nuovo tentativo, con l’emendamento volto a salvaguardare la rappresentanza nei Consigli regionali in caso di fluttuazione della popolazione del 5%, come annunciato dallo stesso Damiani, senatore e vice-segretario regionale di Forza Italia.
Lo spessore del dibattito, però, si ferma qui: nessun chiarimento sulle date delle elezioni regionali. Dopo la campagna elettorale autunnale del 2020 e il voto di settembre, si sente un certo fermento per tornare alle urne in primavera, nello specifico nel 2026. Ma chi è a favore di tale proroga? La Lega, naturalmente. Estendere di 7-8 mesi la scadenza naturale potrebbe consentire al governatore del Veneto di inaugurare i giochi invernali di Milano–Cortina, programmati dal 6 al 22 febbraio 2026.
Rappresentanza o Calcolo Elettorale?
È curioso come la salvaguardia della rappresentanza venga dibattuta senza che si affronti l’inevitabile paradosso: si tutela un equilibrio che, con ogni probabilità, non tiene in considerazione le reali necessità della popolazione. Ma chi sono, in fin dei conti, i veri beneficiari di tali emendamenti?
Proroghe e Candidature: la Ricetta Magica della Politica
La volontà di procrastinare elezioni potrebbe sembrare una strategia per stabilizzare l’attuale stato delle cose. Non è una novità che tali manovre siano più comuni di quanto ci si aspetti, ma la questione è: sono questi i segni di una democrazia in salute o di una gestione politica in evidente crisi?
Il Paradosso dei Giochi Invernali
È quasi comico vedere come il successo di una manifestazione sportiva possa influenzare le scelte politiche. Invece di costruire una governance che attraversi la poltica e il benessere della popolazione, sembra più comodo tenere in vita un sistema che si appoggia su eventi “chic”, come i giochi invernali.
Possibili Soluzioni: un Occhio Critico
E se invece di pensare a scadenze elettorali e proroghe, ci si concentrasse su una riforma del sistema elettorale che rendesse i rappresentanti più responsabili nei confronti della popolazione? Potrebbe sembrare un’idea utopica, ma chissà, forse in fondo è proprio quella la risposta all’incongruenza tra le promesse di rappresentanza e l’attuale realtà politica.
In attesa di svolte significative, rimane il dubbio che tutto questo non sia altro che una brillante strategia di sopravvivenza, più che un reale impegno per il bene comune.