Che cosa potrebbe essere più intrigante di una politica regionale ridotta a un gioco di nascondino? Il sindaco Alessandro Tomasi di Pistoia, misteriosamente in panchina, nonostante la campagna elettorale per le Regionali d’ottobre sia già alle porte – o meglio, sotto traccia – con un distacco dai sondaggioni di almeno 15 punti dal governatore uscente dem Eugenio Giani. Nessuna fretta, d’altronde, per un candidato che continua a mantenere un indigesto basso profilo per non rubare la scena alla tremenda guerra intestina che fa impazzire il Partito Democratico toscano.
Nel centrodestra, certamente meno teatro di drammi catastrofici rispetto a Veneto e Campania, c’è comunque il consueto fermento contraddittorio: dopo un’estenuante fase di stallo, martedì si è radunato il tavolo di coalizione FdI, Forza Italia, Lega e Noi Moderati, che più che altro sembra un congresso di amabili perdenti intenti a limare dettagli inutili. L’obiettivo? Una definitiva “discesa in campo” di Tomasi, magari nel weekend prossimo o, per non farci mancare nulla, subito dopo il 20 luglio. La speranza è che la sua candidatura possa sfruttare la fragilità con cui il Pd si sta offrendo in pasto al pubblico, tanto da sembrare un regalo travestito da gufo smemorato.
Un eletto della coalizione, con ironia degna di un cabarettista, commenta:
“È arrivato il momento ma la fretta non c’è, d’altronde se il Pd continua così fa praticamente campagna elettorale al posto nostro. Dopo il commissariamento di Prato, il congresso di Pisa e le tensioni su Giani con epicentro a Firenze, magari possiamo chiedergli una mano anche a Livorno.”
In effetti, come dargli torto? Il centrosinistra sembra un film in cui i protagonisti litigano così tanto da dimenticarsi di divertirsi… o forse la loro strategia è proprio quella di trasformare una battaglia politica in una soap opera da prime time. E ovviamente, in casa centrodestra, pur con qualche mugugno, non si registrano esplosioni di proporzioni epiche come quelle che vibrano tra le varie correnti venete e campane, dove gli stracci volano così in alto da minacciare la presenza stessa delle candidature.
Quindi, ragazzi, tenetevi pronti perché la candidatura di Tomasi potrebbe finalmente uscire dall’ombra, mentre i dem continuano a giocare a nascondino con i loro problemi interni. E noi, naturalmente, non vediamo l’ora di assistere a questa commedia di errori che è la politica toscana.
Ah, le grandiose strategie politiche della coalizione: mentre Forza Italia si diletta in ripetute e brillanti fughe in avanti, e la romantica alleanza fra Lega e Fratelli d’Italia si colora di dissidi da telenovela, ecco spuntare l’ultimo, scintillante campo di battaglia: la vicepresidenza del Consiglio regionale per l’atto finale di un mandato che promette spettacolo.
La chicca? Il consigliere regionale Marco Landi, vero funambolo della politica, ha sfoggiato un salto degno di un trapezista senza rete, passando dalla Lega a FdI senza perdere un colpo – anzi, senza mollare nemmeno la carica di vicepresidente dell’assemblea. Una mossa che ha lasciato tutti senza parole, tranne, ovviamente, il Carroccio, che ora urla in coro per un passo indietro del buon Landi, mentre i meloniani rispondono con quel classico rinvio tattico, sostenendo – con l’aria più seria del mondo – che prima si debba pensare a chiudere la partita delle Regionali.
Insomma, mentre si fronteggiano su chi deve occupare la poltrona più comoda del Consiglio, quel che importa è soprattutto agitare il teatrino politico. Sembra che il diritto di sedere accanto alla scrivania più ambita del Consiglio regionale valga quasi quanto le sorti elettorali della coalizione stessa. Non c’è dubbio: la politica locale è un vero e proprio campo di battaglia, dove principi e coerenza vengono gentilmente messi da parte in favore di un perfetto gioco delle parti.